Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, II.djvu/7: differenze tra le versioni

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Versione delle 16:07, 26 gen 2011

Egisto.

In questa Reggia io son Straniero troppo:
25Tu mi v’affidi, è ver; nè il piede io posto
Giammai v’avrei, se tu Regina in seggio
Quì non ti stavi: il sai, per te quì venni,
Quì rimango per te: ma il giorno, ahi lasso!
Già già s’appressa il giorno doloroso,
30In cui partir tu men farai, . . . tu stessa.

Clitennestra.

Io? che dicesti? E il credi? ah, nò! — Ma poco,
Nulla vale il giurar; per te vedrai,
S’altro pensier, che di te solo io serri
Nell’infiammato petto.

Egisto.

                         E ancor che il solo
35Tuo pensiero i’ mi sia, se a me pur cale
Punto tuo onor, perder me stesso io debbo,
E perder vo’, pria che turbar tua pace;
Pria che oscurar tua fama, o torti in parte
L’amor d’Atride. Irne ramingo, errante,
40Avvilito, ed oscuro, egli è destino