Pagina:Alfieri - Tragedie, Siena 1783, II.djvu/45: differenze tra le versioni

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Vedesti lei in mia paterna gioja
A parte entrar? Chi detto avria, che figlio
Le fosse al par che a me? non men che mia,
{{r|50}}Unica speme sua? Dell'amor nostro
Ultimo pegno, Oreste? O ch'io m'inganno,
O di giojoso cor non eran quelli
I segni innascondibili veraci;
Non di tenera madre eran gli affetti;
{{r|55}}Non i trasporti di Consorte amante.
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Alquanto, è ver, da quel di pria divera
È Clitennestra; in lei raggio di gioja
Dal dì funesto più non sorse, in cui,
Padre, tu fosti alla comun salvezza
{{r|60}}Tua propria figlia ad immolar costretto.
Il cor di madre a stento una tal piaga
Sanar si può: non han due lustri interi
Tratto ancor di sua mente il tuo pietoso,
E in un crudel, ma necessario inganno,
{{r|65}}Per cui dal sen la figlia le strappasti.
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Versione delle 14:24, 12 feb 2011

Vedesti lei in mia paterna gioja
A parte entrar? Chi detto avria, che figlio
Le fosse al par che a me? non men che mia,
50Unica speme sua? Dell'amor nostro
Ultimo pegno, Oreste? O ch'io m'inganno,
O di giojoso cor non eran quelli
I segni innascondibili veraci;
Non di tenera madre eran gli affetti;
55Non i trasporti di Consorte amante.

Elettra.

Alquanto, è ver, da quel di pria divera
È Clitennestra; in lei raggio di gioja
Dal dì funesto più non sorse, in cui,
Padre, tu fosti alla comun salvezza
60Tua propria figlia ad immolar costretto.
Il cor di madre a stento una tal piaga
Sanar si può: non han due lustri interi
Tratto ancor di sua mente il tuo pietoso,
E in un crudel, ma necessario inganno,
65Per cui dal sen la figlia le strappasti.