Andria/Atto quinto/Scena IV: differenze tra le versioni

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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto quinto - Scena IV
Atto quinto - Scena III Atto quinto - Scena V


 
CRITONE, CREMETE, SIMONE, E PANFILO.

Critone
LAsciate i preghi, già ognuna di queste

Cagioni persuadonmi il farlo;
Perche voi lo cercate, perchè il fatto
E’ vero, e perch’io bramo il bene di
Gliceria?

Cremete
E’ quegli Criton d’Andro?

Certo
E’ desso.

Critone
Bene stia, Cremete.


Cremete
Che

Vuol dir, che fuor del solito voi siete
In Atene?

Critone
Mi è occorso; ma è Simone

Quegli?

Cremete
Si è.


Simone
Di me cercate forse?

Siete voi quel, che dice, che Gliceria
E’ Cittadina d’Atene?

Critone
Il negate?


Simone
Così tu vieni quì apparecchiato?


Critone
Apparecchiato a che?


Simone
A che, mi dì?

Tu farai queste cose senza alcuna
Punizione? Menerai la mazza
Ai giovanetti semplici, e di buona
Nascita, e lor pasto dai, con dare
Loro speranze, e promesse?

Critone
Se’ tu

In cervello?

Simone
E fermar vorresti gli

Amori d’una poltrona con le
Nozze?

Panfilo
Io ho gran paura, che rimanga

Di sotto il forestiere.

Cremete
Se sapeste,

Simone, chi è costui, non vi parrebbe
Così, ch’egli è uomo dabbene.

Simone
Da

Bene? E so dire egli è venuto appunto
Oggi così a tempo delle nozze,
E prima e’ non si è mai veduto quì?
Parvi Cremete, ch’egli sia da credergli?

Panfilo
S’ io non temessi mio Padre, io avrei

Da suggerirli sopra questo fatto
Un buono avvertimento.

Simone
Giuntatore.


Critone
Orsù.


Cremete
Critone, non ne fate molto

Caso ch’egli è di questa taglia.

Critone
Ed egli

Vedrà poi poi di che taglia son’io;
Che s’e’ seguiterà a dirmi ciò,
Ch’ei vuole, e potrà forse udir di ciò,
Che non vuole. Son’io forse cagione?
Importa a me di queste cose? e voi
Non avete a portar vostre sciagure
In pace? Ei si puô ben venir in chiaro,
Se quel, che dico è vero, o no. Già tempo
Ruppe un certo Ateniese, e fu gettato
Sul lido d’ Andro: e seco pure questa
Fanciulla allor piccina; e il poverello
Per sorte fu alloggiato in casa il padre
Di Crisida.

Simone
La favola incomincia.


Cremete
Lasciatel dir.


Critone
Così ne m’interrompe?


Cremete
Seguite pur.


Critone
Colui che ricovrollo

Era parente mio: onde da lui
Intesi, ch’egli era di Atene, e quivi
A morte venne.

Cremete
Che nome aveva egli?


Critone
Voletel voi saper sì tosto? Fannio.


Cremete
Oime, son morte.


Critone
In verità mi pare,

Che fosse Fannio, e questo so per certo,
Ch’egli dicea d’esser Rannusio.

Cremete
O Dio!


Critone
E allora in Andro queste cose istesse

Furo udite da molti.

Cremete
Voglia Iddio,

Che sia la cosa come spero; ma
Dite un poco, Criton, che dicea egli
Di quella fanciullina? Dicea forse,
Ch’ella era sua?

Critone
Non già.


Cremete
Ma di chi dunque?


Critone
Di un suo Fratello.


Cremete
Ah certo ella è mia figlia.


Critone
Che dite?


Simone
Che mai dite?


Panfilo
Sta in orecehi,

O Panfilo.

Simone
O Cremete, gli credete

Voi?

Cremete
Questo Fannio, ch’ei dice fu mio

Fratello.

Simone
Io lo conobbi, e so.


Cremete
Costui

Quindi fuggendo i mali della guerra,
Venia per ritrovarmi in Asia: e avendo
Timore a lasciar là sola mia figlia,
La menò seco: da allora in qua,
Questa è la prima volta, ch’io so
Quel che di lui accadessesi.

Panfilo
Appena

Io sono in me, cotanto son battuto
Da timor, da speranza, da letizia
Di un ben così miracoloso, e tanto
Repentino.

Simone
Rallegromi da vero

Che per tanti riscontri conosciate
Costei per vostra figlia.

Panfilo
Io ve lo credo,

O Padre.

Cremete
E’ mi rimane però uno

Scrupolo ancor, che non mel lascia credere.

Panfilo
Con tante sottigliezze date pena.

Cercate cinque piè al mattone.

Critone
Che

Scrupolo?

Cremete
Il nome non s’incontra.


Critone
In vero,

Da picciolina ella ne aveva un’altro.

Cremete
Vi ricordate Criton, qual ei fosse?


Critone
Vo malinando.


Panfilo
Sofferirò dunque,

Che la poca memoria di costui
Soprattenga il mio bene, quando io posso
Da me porgermi aita? Certo no.
O Cremete, sapete quale è il nome
Che voi fantasticate? egli è Pasibula.

Critone
Ella è dessa.


Cremete
Sì certo.


Panfilo
Mille volte

L’ho udito di sua bocca.

Simone
O il mio Cremete,

Io credo ben, che voi pensiate, come
Tutti ne siamo consolati.

Cremete
Se

Dio mi guardi, lo penso.

Panfilo
Che rimane

Ora, o mio Padre?

Simone
Il fatto stesso mi ha

Già appiacevolito.

Panfilo
O caro Padre.

Circa il prenderla in moglie, poichè l’ebbi
Come tale in poter, Cremete, non
Muterà la faccenda.

Cremete
La ragione

E’ buonissima, purche qualche nuova
Cosa non voglia vostro padre.

Panfilo
Bene.


Simone
Io per me lo confermo.


Cremete
Avrà sei mila

Scudi di dote.

Panfilo
Ed io l’accetto.


Cremete
Volo

A trovar mia figliuola. Olà, Critone,
Venite meco; poichè credo, ch’ella
Non mi conosca.

Simone
E perchè non la fate

Condur in casa nostra?

Panfilo
Dite il vero.

Io darò questa cura a Davo.

Simone
A Davo?

Non si può già.

Panfilo
Perchè.


Simone
Perch’egli ha cure

Per se vie più importanti.

Panfilo
Che affar ha?


Simone
Egli è legato.


Panfilo
Oh padre egli è legato

Malamente.

Simone
Pur l’ho fatto legare

Bene.

Panfilo
Io vi prego fate, ch’ei si lasci.


Simone
Si ch’io voglio.


Panfilo
Ma presto.


Simone
Io vo dentro.


Panfilo
Oh giorno in cui mi cola

Mele, e zucchero!