Pagina:Monsignor Celestino Cavedoni.djvu/31: differenze tra le versioni

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che adoperavano ogni profano tesoro nel rendere più magnifico e venerando il Santuario dell’Eterno.
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che adoperavano ogni profano tesoro nel rendere pìd
magnifico e venerando il Santuario dell’Eterno.
Conoe nella filologia e nella storia, cosi nelT archeologia, V unjvfrsQlilà degli studi fa spiccare la virtù
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ora il Professore d’Ermeneutica sptose gli sguardi curioai nelle antichità Egizie; e il primo impulsogli
venne da un avvenimento, pel quale gli storici degli
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più eletti suoi figli.
Di già il CbampoHion, qual novello Colombo, aveva
scoperto V antico mondo degh* Egizj, rivelando il linguaggio che con migliaja di strane figure e di cifere
arcane sta impresso sugli involucri delle mummie, sui
tempi, sulle piramidi, sugli obelischi, negli ipogei di
quel popolo singolare, al quale più stavano a cuore gli
onori dopo la morte, che le glorie caduche e passeggiare della vita. Un altro allievo del Mezzofanti, alTettuosissimo amifiO del Cavedoni, il giovane Piosellini
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trovato meraviglioso, che il grande poliglotlo ben tosto
adoperavasi anch’esso a propagare.
Ma il discepolo del Champollion ne diveniva ben
presto r amico anzi il fratello. Il progetto di una spedizione scientifica in Egitto, favorito prima dal Governo
Tassiano poscia accettalo non senza difiBcoIlà anche da
quello di Francia, appagava i voti dei due dotti compagni; che in un impelo d’entusiasmo per la scienza
novella osavano un giorno divisare un viaggio nelle
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rischio, s’internarono nelle tombe quasi innumerevoli
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Come nella filologia e nella storia, così nell’archeologia, l’universalità degli studi fa spiccare la virtù sintetica dei forti intelletti, ed apre il varco alla soluzione delle più difficili controversie. Perciò di buon ora il Professore d’Ermeneutica spinse gli sguardi curiosi nelle antichità Egizie; e il primo impulso gli venne da un avvenimento, pel quale gli storici degli odierni progressi scientifici dovranno scrivere una pagina assai gloriosa per l’Italia, e per un altro dei più eletti suoi figli.
<span class="SAL">31,1,</span>

Di già il {{AutoreCitato|Jean François Champollion|Champollion}}, qual novello Colombo, aveva scoperto l’antico mondo degli Egizj, rivelando il linguaggio che con migliaja di strane figure e di cifere arcane sta impresso sugli involucri delle mummie, sui tempi, sulle piramidi, sugli obelischi, negli ipogei di quel popolo singolare, al quale più stavano a cuore gli onori dopo la morte, che le glorie caduche e passeggiare della vita. Un altro allievo del {{AutoreCitato|Giuseppe Gasparo Mezzofanti|Mezzofanti}}, affettuosissimo amico del {{AutoreCitato|Celestino Cavedoni|Cavedoni}}, il giovane {{AutoreCitato|Ippolito Rosellini|Rosellini}} Professore Pisano, divulgava pel primo in Italia quel trovato meraviglioso, che il grande poliglotto ben tosto adoperavasi anch’esso a propagare.

Ma il discepolo del Champollion ne diveniva ben presto l’amico anzi il fratello. Il progetto di una spedizione scientifica in Egitto, favorito prima dal Governo Toscano poscia accettalo non senza difficoltà anche da quello di Francia, appagava i voti dei due dotti compagni; che in un impelo d’entusiasmo per la scienza novella osavano un giorno divisare un viaggio nelle misteriose contrade dei Faraoni. E colà trasportati, con quell’animo invitto che non fiacca o disfranca a vcrun rischio, s’internarono nelle tombe quasi innumerevoli<span class="SAL">31,3,Carlomorino</span>

Versione delle 23:18, 1 ott 2011

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che adoperavano ogni profano tesoro nel rendere più magnifico e venerando il Santuario dell’Eterno.

Come nella filologia e nella storia, così nell’archeologia, l’universalità degli studi fa spiccare la virtù sintetica dei forti intelletti, ed apre il varco alla soluzione delle più difficili controversie. Perciò di buon ora il Professore d’Ermeneutica spinse gli sguardi curiosi nelle antichità Egizie; e il primo impulso gli venne da un avvenimento, pel quale gli storici degli odierni progressi scientifici dovranno scrivere una pagina assai gloriosa per l’Italia, e per un altro dei più eletti suoi figli.

Di già il Champollion, qual novello Colombo, aveva scoperto l’antico mondo degli Egizj, rivelando il linguaggio che con migliaja di strane figure e di cifere arcane sta impresso sugli involucri delle mummie, sui tempi, sulle piramidi, sugli obelischi, negli ipogei di quel popolo singolare, al quale più stavano a cuore gli onori dopo la morte, che le glorie caduche e passeggiare della vita. Un altro allievo del Mezzofanti, affettuosissimo amico del Cavedoni, il giovane Rosellini Professore Pisano, divulgava pel primo in Italia quel trovato meraviglioso, che il grande poliglotto ben tosto adoperavasi anch’esso a propagare.

Ma il discepolo del Champollion ne diveniva ben presto l’amico anzi il fratello. Il progetto di una spedizione scientifica in Egitto, favorito prima dal Governo Toscano poscia accettalo non senza difficoltà anche da quello di Francia, appagava i voti dei due dotti compagni; che in un impelo d’entusiasmo per la scienza novella osavano un giorno divisare un viaggio nelle misteriose contrade dei Faraoni. E colà trasportati, con quell’animo invitto che non fiacca o disfranca a vcrun rischio, s’internarono nelle tombe quasi innumerevoli31,3,Carlomorino