Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Lettera del Tiraboschi all'Accademia di Spagna

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Lettera del Tiraboschi all’Accademia di Spagna

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Lettera del Tiraboschi all’Accademia di Spagna
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LETTERA DEL TIRABOSCHI

All’Accademia di Spagna


Eruditissimi Accademici

Niuna cosa poteva accadermi più spiacevole e più molesta, che il vedermi accusato come invidioso nimico di una illustre nazione, per cui ho sempre avuti i dovuti sentimenti di rispetto e di stima. Quindi nel leggere il Saggio apologetico del sig. abate don Saverio Lampillas, in cui egli mi appone di aver cercato in tutto il corso della mia Storia di oscurare la fama dei Letterati Spagnuoli, e di avere usato ogni arte per persuadere che alla Spagna si dovesse il corrompimento del buon gusto, non ho potuto a meno di non commuovermi alquanto, veggendomi attribuite intenzioni e fini indegni di un uomo onesto, e che io era consapevole di non avere avuti giammai. Io sapeva di aver nella mia Storia lodati molti Spagnuoli, e tutta la nazione generalmente, ove mi era stato necessario il ragionarne; sapeva che nel biasimare alcuni antichi, come Lucano, Seneca e Marziale, io non aveva detto punto di più, anzi spesse volte aveva detto assai meno di quel che ne avesser detto molti altri scrittori; sapeva che ove io, seguendo il sentimento di molti altri, aveva asserito che qualche parte nella corruzione del buon gusto avea avuto il Dominio Spagnuolo in Italia, io avea procurato di farlo nella più rispettosa maniera che mi fosse possibile: e non potei perciò non sentir qualche sdegno nel vedermi rappresentato con sì neri e odiosi colori, quali ha usati il sig. abate Saverio Lampillas nel parlare della mia Storia.

La stima che io professo alla Nazione Spagnuola, mi determinò a pubblicare la mia Lettera apologetica, non per assalire il mio avversario, ma sol per ribattere le accuse da lui appostemi, e fui sollecito che ella fosse presentata a voi, Accademici dottissimi, la [p. xxxv modifica]cui adunanza è come un tribunal letterario della nazione composto di giudici troppo illuminati e saggi, perchè io non dovessi ben volentieri rimettere alla lor decisione la mia causa. Il favorevole accoglimento col quale voi avete ricevuto la mia Lettera, e l’ordine che perciò avete dato di far venire per la biblioteca della vostra Accademia una copia della mia Storia, mi ha fatto conoscere quanto ragionevole fosse la fiducia che io aveva nella vostra integrità e nel vostro saggio discernimento. Nè io saprei come meglio corrispondere all’onore che mi avete fatto, che col farvi un rispettoso dono della Storia medesima. Ho già trasmessi a Parma al Segretario d’Ambasciata di cotesta Corte i nove tomi di essa finora usciti, il quale si prenderà il pensiero di trasmetterli costà secondo la direzione che mi è stata segnata. Gradite, vi prego, Accademici eruditissimi, questo tenue contrassegno della mia stima e della mia riconoscenza, e io avrò un troppo onore voi compenso del dispiacere che mi han cagionato le accuse datemi dal sig. abate Lampillas, se voi vi degnerete di accogliere la mia Storia con quella bontà medesima con cui avete accolto la mia Lettera apologetica. Mi protesto col più profondo rispetto

 Di voi Accademici eruditissimi

Modena, 2 gennaio 1779

Divotiss. Obbligatiss. Servitore
Girolamo Tiraboschi.