Sull'incivilimento primitivo/Parte V

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V.


Grandi questioni si fecero sul trapiantamento della civiltà dalla Lidia in Grecia, ma stranamente contradice tale opinione il fatto che i Lidi nei tempi di Troia componevano ancora una nazione che, sebbene fosse mediterranea, pur non avea naviglio e non era ancor pratica del commercio, che poi ne formò le ricchezze; e benchè fossero tanto poco distanti dall’Ellenia, Creso fu il primo tra i suoi re che fosse conosciuto dai Greci: Eusebio ne’ suoi canoni [p. 18 modifica]cronologici ci dà il nome di tutti i re di Lidia che precedettero Creso, nove fra tutti, il di cui regno non risale oltre l’anno 220 prima della conquista di Ciro, cioè circa 600 anni dopo la guerra di Troia. Inoltre un passo di Erodoto, tanto vantato autore per i sostenitori della civiltà tesmoforica lidia, dà a questa, mi sembra, causa perduta; narra egli adunque che ai tempi di Aliatte combattendo Lidi e Medi contro i Joni, nel fervor della mischia disparve il sole: i Medi e i Lidi ebbero grande spavento nel vedere intempestivamente reso notte il giorno, mentre ai Joni null’effetto ciò fece, perchè Talete avea già predetto al mondo greco un’eclissi. Ora se la serie dei re di costoro non giunge che a 600 anni dopo la guerra iliaca, e se ai tempi istorici di Talete essi disperdevansi nel combattimento per l’inaspettato arrivo di una eclissi, come far risalire la loro civiltà ai tempi primitivi? Come poterli supporre tanto decaduti in civiltà quando ancor non erano giunti a quell’apice di gloria che pur gli assegna l’istoria?

Passando oltre l’Eusino, troviamo gli Sciti, i Druidi, i Germani di cui neppur dovrebbesi parlare, mentre in tempi modernissimi troviamo questi popoli tuttora immersi nella più crassa barbarie; però siccome per le limitatissime nozioni geografiche che ebbero gli autori greci è latini non potrebbesi sperare una sicura guida ne’ loro detti, e trovandosi da loro accennate antiche provenienze civili dai popoli situati oltre l’Eusino, converrà rammentare che Erodoto, il quale nei tempi storici visitò quelle parti, dice aver colà udito esser gli Sciti gente novissima, la quale non avendo fabbricato città nè case, usando [p. 19 modifica]riposarsi in sui carri e procacciandosi il vitto non col coltivar le terre, ma per la pastorizia, ne avviene che nessuno che li guerreggiasse potrebbe mai colpirli, perchè sono sempre pronti a ritirarsi nelle orride steppe immense che sono loro patria; e questa tattica sembra che sia loro speciale trovato, mentre Ciro, Dario, Istaspe e Napoleone Bonaparte, che tentarono in epoche tanto diverse di vincer costoro, li trovarono sempre pronti a difendersi e vincere senza venir mai a battaglia, stimolando il nemico ad addentrarsi nelle loro gelate contrade col ritirarsi, togliergli il vitto disertando ed incendiando le campagne; domarlo colla fame, gli stenti e la durezza del suolo e dell’aere; costringerlo così a retrocedere ed allora rendergli lenta, malagevole e pericolosa la ritirata, coll’assaltarlo a tergo, dai lati, di fronte, sopravanzandolo per la conoscenza delle vie ed esterminarlo infine o cacciarlo più che prostrato dalla tentata impresa. Così dunque in epoche tanto diverse usarono a difendersi non le arti di una nazione civilizzata, ma una furberia speciale e barbara consentanea al loro carattere ed al loro clima. Germani, Druidi e Sciti ebbero per estera provenienza seme antichissimo di civiltà che non vi attecchì, arrecato loro forse da genti a noi peranco sconosciute, le quali valicando le colonne d’Ercole, per il canale Britannico e l’Atlantico venivano a commerciare nel mare nordico. Tale comunicazione del Nord col Mezzogiorno fu interrotta per lunghi secoli a causa del disperdimento di quei prischi navigatori; così quelle genti restarono incognite ai Greci ed ai Romani, e la lor vita civile rimase latente, e le scienze, le arti, [p. 20 modifica]l’industria apportatevi anticamente dal Mezzogiorno vi fecero lentissimi progressi. Potremo supporre che ivi avesse culla la civiltà nostra?