Teatro del Belgio o sia descritione delle diecisette Provincie del medesimo

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Galeazzo Gualdo Priorato

1674 saggi letteratura Teatro del Belgio o sia descritione delle diecisette Provincie del medesimo Intestazione 23 maggio 2009 25% saggi


Galeazzo Gualdo Priorato

Teatro del Belgio o sia descritione delle diecisette Provincie del medesimo; con le Piante delle Città, e Fortezze Principali; da chi al presente possesse; come, in qual modo, & in qual tempo acquistate. Aggiontovi un succinto racconto di quanto è occorso dalla mossa d’armi del Re Christianissimo contro gli Stati Generali delle Provincie Unite sin al fine del 1672. Francoforte, 1683, pagg. 87-148



Mentre godeva la pace, passava buona corrispondenza con tutti li Principi, e Potentati, non solo della Christianità; ma delle Regioni più remote ancora. Haveva Lega con Francia, Svetia, Danimarca, Elettore di Brandemburg, Città Ansiatiche, e divers’altri Principi Protestanti d’Alemagna.

Passavano con molti altri Potentati buona corrispondenza, & amicitia; ma si dubitava però sempre, che quella coll’Inghilterra fusse più tosto simulata, che sincera; poiché gl’Inglesi esacerbati dal vedere il lor commercio diminuito per il fluente dell’Olanda, la miravano, come una nubbe, ch’oscuri il loro splendore, e come briglia, che freni la prepotenza loro nel Mare, aggiontovi anche l’interesse della Casa d’Oranges, il cui parentado porgeva continua gelosia, e poteva cagionar anche per questa causa qualche rottura.

Con la Casa d’Austria passava pure buona intelligenza, qual s’è fatta migliore doppo l’ultima guerra mossa dal Re Christianissimo in Fiandra nel 1667 mentre non compliva all’interesse politico della Republica, che fusse abbassata quella Monarchia per il contrapeso, che poteva dar alla Francia.

Con Portogallo vertiva nel 1663 qualche amarezza per gl’affari del Brasil, benché, essendo interesse della Compagnia dell’Indie Occidentali apostatamente lasciata andare in ruina, non se ne tenesse più quel conto, ch’altrimente sarebbesi fatto, se la ragion di Stato di non lasciar ritornare quel Regno con tante conquiste sotto il Dominio di Spagna, non porgeva apprensione. Col Turco teniva pur Allianza, e la coltiva per causa del commercio in Levante, dal quale si ritirano nell’Olanda profitti per più di dieci milioni di fiorini all’anno; onde essendo la Republica composta di molte teste, che più riflettono nell’utile proprio, che in quello del publico, si puol credere, che sin che questa durarà, debba coltivarla con ogni intelligenza possibile; per il che è per sopportare più tosto ogni affronto al Dominio, che venire ad alcuna rottura con quella dalla quale cavano utili così grandi; e se ne vidde l’esempio gl’anni passati, mentre, essendosi da Cavalieri di Malta presi alcuni effetti de Turchi, più tosto che venir a rottura, la Republica si contentò di risarcire li Mercanti Turchi di cento mille scudi, per aggiustar l’affare, nel quale non haveva colpa alcuna.

Esempio però di molto pregiudizio, e che poteva invaghir g’Ottomanni di simili tributi, qualunque volta da Christiani fussero danneggiati. E se bene dall’avvanzarsi gl’Infedeli contro la Christianità ogni Potentato doverebbe prevedere l’esito, che può seguire dalla prepotenza d’un Grande, e riflettere, che col crescer di forze, si cresce di pretensioni; e ch’una massima di Stato Generale deve esser preferita all’avidità de particolari; tuttavia essendo l’anima di quel Governo il trafico, & il commercio, non si può credere, quand’anche risorgesse quest’abbattuta Potenza, sia mai per pigliar una rissolutione vigorosa per altri, senza esser accompagnata dall’accrescimento, e dal vantaggio d’esso commercio, o dal timore di perderlo, overo di diminuirlo; del che s’è veduta l’esperienza, quando il Re Carlo Gustavo di Svetia attaccò la Danimarca, che all’hora si mosse la Republica a soccorrere con poderose forze il Re Federico, non già per affetto, e benevolenza portata a quella Corona; ma solo per l’interesse de particolari, che sospettavano, che se lo Sveco acquistava la Dania, haverebbe cresciuta la gabella solita pagarsi allo stretto del Sunt, e con ciò minorati gl’utili, che cavavano dalla navigatione del Mar Baltico, consistendo in Merci ogn’anno di circa sessanta millioni di fiorini.

L’interesse della Republica, e delle Città Maritime in particolare era d’assicurare la Navigatione, & il commercio, di goder pacificamente la pace, e col trafico grandissimo ridurre le ricchezze dell’Indie, dell’America, e dell’Europa tutta nella sola Provincia d’Olanda, dove in breve tempo, se havesse continuato così prosperamente la buona fortuna, haverebbe accumulati tutti li tesori del Mondo, spogliando gl’altri, così che poi haveriano potuto intraprender tutte le cose, e rendersi arbitri assoluti del Mare, e della Terra; il che figurandosi, che più non potesse venirle impedito doppo i vantaggi, che riportarono nell’ultima guerra contro gl’Inglesi, crebbe tant’alto la loro superbia, & ambitione, che non è meraviglia, se da questa acciecati, hanno poi urtato in un precipitio condegno a quell’alterigia, che né dal Cielo, né dalla Terra può esser troppo a lungo sopportata.

Teneva etiamdio buona corrispondenza col Gran Duca di Moscovia, con li Regni di Polonia, di Persia, del Gran Magor, & altri Re nell’Indie, havendo per tutti quei Paesi trafico, e negotio. I Corsari di Barberia però davano non poco disturbo al commercio d’Italia, e di Levante per le continue prede, che facevano de loro Vascelli nel Mediterraneo; la Republica per tanto risolse di spedire l’Ammiraglio Ruiter con buona squadra di Vascelli armati, che con poco frutto andarono in busca di quei Pirati; poiché questi, havendo Vascelli men gravi, e meno carichi, quando si vedevano più deboli, a vele gonfie si ritiravano; e quando più forti, attaccavano, e prendevano i Legni Olandesi. Si trattò perciò, e stabilirono anche l’aggiustamento con coloro; ma come difficilmente possono i ladri vivere senza latrocinij, così fu stimato, che li Corsari, non potendo star a digiuno di quei ricchi bottini, a quali sono già avezzi, fussero per rompere ogn’accordo, e continuar l’hostilità, obligando la Republica ad una dichiarata guerra, che forse le saria stata men nociva d’una inferma pace; mentre li Vascelli, con quali gl’Olandesi traficavano in Levante, essendo ben’armati, potevano andare otto, o dieci di conserva senza pericolo, il che non potendosi fare da Vascelli più deboli d’altre Nationi, ne succedeva, che la navigatione tutta si sarebbe riddotta nelle loro mani.

Hora havendo il Turco occupato la Città di Candia in onta di tutta la Christianità armata, per colpa di chi n’haverà a tempo debito da render conto a Dio, se quei Infedeli acquistassero Malta, a che più d’ogn’altra cosa aspirano, e poi la Sicilia, e forsi prima questa di quella, si potria dubitare, che sicuramente tutte le cose mutarebbero faccia, perché i Corsari resi baldanzosi, potrebbero armare maggior numero di Legni, e dare incommodi straordinarij a naviganti Christiani, e gl’Ottomanni poscia secondo gl’acquisti, ch’andaranno facendo, potrebbero mettere maggiori aggravij a Negotianti, & havere di quelle pretensioni, che l’interesse di Stato tiene occulte, sin ch’il tempo concede congionture opportune di scoprirle; cosa, che può dare maggior fastidio alla Republica di quello pensa.

Nella Relazione, ch’jo feci delle sette Provincie Unite del Paese Basso nell’anno 1663 mentre erano quelle in una tranquillissima quiete, andai esaminando le cause, per le quali potrebbero entrar in qualche pericolosa guerra, e dissi, che senza dubbio una delle principali potrebbe essere l’interesse del Principe d’Oranges, il quale sarebbe in tal caso assistito dalle Provincie di Gheldria, e di Zelanda in maggior parte a lui ben’affette; e da qualch’altra ancora, ove non mancavangli partegiani; onde di che nella stessa Olanda haverebbe dal suo canto quantità di Popolo basso, di Marinari, e Soldati; e che l’Olanda, quando nascesse per questa, o per altra causa qualche discrepanza con l’altre Provincie, forse haverebbe potuto separarsi, mentre soccombendo meno dell’altre all’invasioni, per essere situata tra Mare, Fiumi, Canali, e paludi inaccessibili, con poca gente haverebbe potuto difendersi da ogni poderoso attacco; anzi coll’abondanza del danaro, potendo metter insieme maggior numero di forze, rendersi temuta, e considerata; e con la potenza sua nel Mare non sarebbe malagevole il tenersi aperto il commercio almeno da quella parte, se non potesse havere quello del Rheno, e della Mosa. Posi però in consideratione, che, quando la Zelanda fusse separata, e nemica, potrebbero le Navi di quella Provincia portare gran nocumento a quelli d’Olanda, e dar travagli sensibili alla navigatione verso Ponente; e quando succedesse l’interrompimento del commercio, ch’è lo spirito vitale della sua sussistenza, ben presto declinarebbe la potenza sua. Aggionsi ancora, che se la Provincia d’Itrecht, ch’ha i suoi confini nelle viscere dell’Olanda, si dichiarasse a questa contraria, da quella parte più facili riuscirebbero l’invasioni. In quanto poi all’altre guerre straniere, che potessero esser mosse alle dette Provincie Unite sino dall’hora lasciai scritto, che la più pericolosa sarebbe quella col Re di Francia, e che forse potrebbe venirne il caso, o perché, mancando di vita il Re Cattolico, e pretendendo il Christianissimo tutto, o parte del Paese Basso, lo irritassero con frastornarle i suoi dissegni; o perché, impegnandosi egli a sostenere le pretensioni dell’Elettori di Colonia, e d’altri Principi per la restitutione delle Piazze, che la Republica ha occupate su’l Rheno, fusse sforzato ad aperta rottura; nel qual caso prevedevo, che portando per il Paese di Liegge la guerra su’l Rheno, e su la Mosa, non potevano nascere, che discapiti, e perdite, come poi è anche successo, et a suo luogo si raccontarà.

Previddi parimente, che il Principe Vescovo di Münster al maggior segno geloso delle sue Giurisdizioni, per la pretensione, che tiene sopra alcune Terre possedute dalle Provincie Unite, essendo egli guerriero, col fomento di qualche Potentato haveria potuto intraprendere al rottura, come appunto anche è seguito.

Ma ben più facili, che con ogn’altro, si potevano credere le rotture con gl’Inglesi esacerbati dal vedere declinata la loro prepotenza nel Mare, da essi sempre pretesa, e con gagliarde forze sostentata. Quali cose, se bene all’hora erano alquanto lontane, non era però impossibile, che non potessero in progresso di tempo succedere, conforme le vicende della Fortuna, e le congionture de tempi; & in effetto si vidde nel 1663 appicciata la guerra e col Brittanico, e col Vescovo di Münster, qual se bene, mediante l’appoggio della Francia, fu all’hora sotenuta vigorosamente, e composta con una pace vantaggiosa; da quella poi è derivata quest’altra rottura con le due Corone di Francia, e d’Inghilterra, & unitamente coll’Elettore di Colonia, e Vescovo di Münster, della quale, s’anderà qui in appresso succintamente raccontando i motivi, e gl’avvenimenti.

A tal stato, & a tal grandezza erano dunque salite le Provincie Confederate doppo la pace con la Spagna: onde stimando quei Popoli, com’è solito delle persone sollevate in alto dalla fortuna, non esservi più alcuna Potenza, che havesse ardito contro di loro intraprendere cos’alcuna; divennero perciò così altieri, e smenticate delle cose passate, ch’abbagliati dal lustro d’una straordinaria felicità, e dal solo lor’interesse; non sarà da stupirsi, se habbino poscia preteso d’esser essi gl’Arbitri delle paci, e delle guerre di tutto il Mondo.

L’Inghilterra fu la prima a provare gl’effetti delle non aspettate pretensioni di questa Republica, le gloriose, e fortunate attioni della quale ecclissando la memoria delle passate obligationi, parve a gl’Inglesi, ch’ella violasse in varie forme le leggi della corrispondenza, & amicitia; per lo che il Re Carlo Secondo, doppo esser stato rimesso nel suo Trono, commosso da continui pianti, & indoglienze de suoi Sudditi oppressi, & ingiuriati continuamente da questa Natione, fu sforzato a prender l’armi, già che per via de negoziati, ne quali si consumarono gl’anni intieri, non fu possibile haver alcuna delle pretese sodisfattioni. Seguì perciò la guerra, che nel terzo Tomo della nostra Historia di Leopoldo Cesare sarà descritta. Questa poi essendo terminata con la pace di Breda, la Republica non solo non si astenne dal dar nuovi disgusti all’Inghilterra; ma poco si mostrò inclinata alle sodisfattioni della Francia, benché di fresco le fusse obligata per li soccorsi inviatigli contro il Vescovo di Münster, e per essersi dichiarata apertamente seco in lega, e rotta la pace col Re della gran Brettagna; e dolevansi li Francesi, che, nel mentre riceveva i loro soccorsi, machinasse contro quella Corona secrete leghe, e corrispondenze; del che si viddero anche tosto gl’effetti, mentre, per impedire al Christianissimo i suoi progressi nella Fiandra, concluse la tanto decantata triplice Aleanza con straordinario sdegno di quel Gran Monarca, qual, professando sempre haver contribuito con sincera amicitia, e benevolenza alla fortuna, e grandezza di queste Provincie, tollerava molto di mal animo l’esser in tal guisa corrisposto.

Crebbero poscia le male sodisfattioni di quella Maestà dalla prohibitione, che fecero li Stati Generali, di portarsi nel loro Dominio Vini, Sale, acquevite, manifatture, & altre cose dalla Francia con molto pregiuditio di quel Regno, che da ciò cavava utili di gran consideratione, che perciò ne fece il Re far molte indoglienze, ma sempre in vano; mentre tanto erano gl’Olandesi lontani dal sodisfarlo, quanto che anzi nel tempo, ch’egli s’era portato a Duncherchen, per visitare quella Piazza, come haveva fatto l’altre sue conquiste nel Paese Basso, mandarono una formidabil Flotta a dar fondo in vista del medesimo Porto, quasi che volessero anche bravarlo in faccia; cosa, che se bene irritò in sommo grado l’animo di sua Maestà sommamente sensitivo ne puntigli d’honore, e di riputatione, la dissimulò nondimeno prudentemente, come pure dissimulò il sentimento per quello, che in tutte le Città d’Olanda venissero permessi strapazzi al suo nome con figure indecenti, e libelli infamatorij, che publicamente si vendevano, e compravano, cosa, che finì poi d’accrescere l’amarezze, e provocò una severa vendetta.

Fioriva fra tanto più che mai nelle sette Provincie il commercio; onde divenendo sempre più quella gente (& in particolare la Plebaccia) orgogliosa, e superba, non fu contenta di vilipendere il Re Christianissimo, del quale pareva non temesse, stante la lega tripla sopranominata; ma cominciò etiamdio a insolentire contro lo stesso Re della Gran Brettagna loro Confederato, mostrando far poco conto delle di lui sodifattioni; mentre, se bene nella pace di Breda v’era un articolo, per il quale la Republica s’obligava mandar Commissarij a Londra, per stabilire l’osservanza del commercio nell’Indie Orientali, nondimeno si mostrarono sempre alieni dal farlo; anzi alle premurose instanze dell’Ambasciator Inglese, che affaticossi tre anni, mai fu possibile, che volessero dare una minima speranza di voler risarcire i danni apportati contro dovere da loro Legni a Negotianti di quella Natione, tanto nell’Indie sudette, che in Guinea.

Anche nell’Indie Occidentali trattarono in forma simile; perché se bene sua Maestà Brittanica in virtù della pace le restituì Surinan, essi però mai vollero permettere, che gl’Inglesi dimoranti in quelle Colonie potessero trasportarsi altrove con i loro haveri, come nel medesimo capitolo era stabilito, anzi trattenero prigione il maggiore Banister, per haver ricusato di restarvi. Se ne lamentò il Re, e finalmente doppo lo spatio di due anni ottenne ordine per l’esecutione del convenuto; ma havendo spedite due Navi con Commissarij, per levar la detta gente, si trovò un ordine segreto contrario all’aperto; né altro, come dicono, poterono conseguire, che di levare alcuni delli più miserabili, con estreme doglianze delli più ricchi, e principali per essere liberati.

Per ottener riparatione di questo improprio procedere, scrisse il Re nel Mese d’Agosto 1671 alli Stati Generali, perché dassero ordine a loro Ministri di dar effetto a gli articoli della pace; al che non solo non acconsentirono, ma ne meno si degnarono di darle risposta; né maggior sodisfattione puoté ottenere il Sig. Doroning speditogli nel principio del 1672 in qualità d’Ambasciator straordinario, qual doppo varij inutili negotiati tornò senza conclusione in Inghilterra; anzi dall’hora in poi cominciarono a maggiormente irriderlo, & a più che mai spezzare la sua Real persona, lasciandola imprimere sopra le carte, e cuniar su medaglie indecenti, che furono sparse per tutta l’Europa.

In oltre, benché per antichissimo diritto habbino i Re d’Inghilterra sempre goduto le prerogative della Bandiera espressamente riconosciute nel trattato di pace, che si fece a Breda; si dolsero gl’Inglesi, che i Comandanti a Vascelli d’Olanda non solamente violassero questo Dominio del Mare, ma per tutti i Porti della Christianità proclamassero per ridicola questa pretensione, con insolenza tale, che se bene questa sola haveria bastato ad eccitare tutta la gran Brettania a sdegno, nondimeno il Re con molta patienza si diede a procurarne amichevolmente la sodisfattione, non assentendo, che per suo particolare interesse si turbasse quella pace, della quale era sommamente desideroso; ma perché i Stati Generali ben conoscevano, che le loro procedure l’haveriano in fine fatta perdere la sofferenza, si rissolsero a trattar col Re Christianissimo, per muoverglielo contro; e se ne invaghirono di tal maniera, che i loro Ministri a Londra cominciarono a bravarlo, e minacciarlo: ma poi finalmente niente havendo potuto ottenere in Francia, dove si pensava, anzi al contrario, diedero all’Ambasciator Inglese una scrittura continente, che consentirebbero di calar la Bandiera, mentre il suo Re volesse assisterli contro Francesi, altrimente ciò non haverebbe nell’avvenire havuto mai luogo a pregiuditio loro; & il medesimo progetto fu fatto dall’Ambasciatore straordinario, che spedirono in Inghilterra, qual con modo assai improprio si lasciò intendere, di non poter offerire maggior soddisfattione, senza prima darne avviso alli suoi Collegati.

Haverebbe il Re Brittanico riprese molto prima di quello, che ha fatto, l’armi, e ravivata la guerra; ma non havendo egli modo di farla, se non per Mare, su’l quale altro non poteva sperare, che gran rischio, e poco utile, come gl’era successo nelle precedenti rotture, tenne perciò molto tempo coperto il suo pensiero, e sospese le sue risoluzioni; ma riflettendo poi nell’ingiurie, ch’haveva ricevute, come sopra s’è detto, anche il Re di Francia stimò la congiontura opportuna, per unirsi seco ad estirpare (come dicevano) quell’Idra di sette capi, ch’ingoiava le ricchezze di tutto il Mondo; ne trovando nel Christianissimo pensieri punto differenti, tra di loro stabilirono secretissima Lega, e cominciarono a far gagliardi preparamenti, & ad accingersi alla guerra, quale, perché dalla parte di terra non meglio potevasi principiare, che ne contorni del Rheno, spedì perciò il Re di Francia il Principe Guglielmo di Füstemberg a negotiare con l’Arcivescovo Elettore di Colonia, di cui era primo Ministro il Vescovo d’Argentina di lui fratello, e col Vescovo di Münster, acciò, havendo tutti due diverse pretensioni sopra alcune Piazze occupate da gl’Olandesi, prendessero loro ancora l’ami, e procurassero di ricuperarle con gl’aiuti, che sua Maestà loro in tal caso prometteva; ne fu difficile di persuadere questi Principi, che forse bramavano una tal occasione; che perciò subito cominciarono ad armarsi col danaro mandatogli dal Christianissimo, ch’intanto, oltre le numerose forze, che teniva, assoldò nuove Militie a piedi, & a Cavallo; provisionò i Magazeni di tutte le Piazze di Frontiera con prodigiosa quantità di montioni da bocca, e da guerra; provvide di Cavalli per l’Artiglieria, e fece tali apparati di bombe, granate, e d’altri stromenti bellici, che posero in apprensione tutta l’Europa, non che i Principi confinanti.

All’avviso di così vasti preparamenti della Francia, e dell’Inghilterra, e di quest’altri Principi, li Stati Generali si diedero anch’essi a prepar Armate terrestri, e maritime, & a munire di tutte le cose necessarie le Piazze più esposte, per resistere a primi impeti di così potente inemico, continuando la bassa plebe però sempre più ad irritarlo con sprezzi così temerarij, e con figure, e geroglifici così insolenti, che stomaccarono tutto il Mondo. Trattarono poi strettamente con la Spagna, per haverla favorevole, e spedirono il Signor d’Ammeronghen all’Elettor di Brandemburg, qual essendo Principe di gran valore, & armigero, si lasciò persuadere favorevole al lor partito, come si dirà più avanti: fecero numerose levate, e non mancarono di mettersi in positura tale, che difficile saria stato a Francesi il fare alcun progresso considerabile, se in così importante emergenza non havessero quei Stati trascurate le massime militari, che insegnano, non fidarsi del numero, ma della qualità de Soldati, e Capitani, conferendo le cariche non a soggetti esperimentati, e provetti, ma a loro medesimi, tutto che ignari affatto della professione, e più habili a trattar la penna, e conteggiare sopra i libri, che ad adoprar la spada contro una Natione bellicosa, & aguerrita. Risolsero poi di scrivere a sua Maestà Christianissima una lettera in data de dieci Decembre 1671 del tenore infrascritto.

Sire.

Doppo haver fatta riflessione alla bontà, che li Re Precessori di Vostra Maestà hanno havuto in tutti li tempi per questo Stato, con difficoltà potiamo prestar fede a rumori correnti, che siano questi divenuti l’oggetto del potente armamento, ch’ella va radunando nel suo Regno. Nientedimeno gl’avvisi, che vengono da tutte le parti, & i discorsi arrivati alle nostre orrecchie, e che tengono i suoi Ministri nelle Corti de i Re, e de Principi, ove risiedono, vogliono darci a credere, che non si faccino, che contro di noi. Habbiamo però voluto esaminare sotilmente, sì le nostre ationi, come la nostra condotta, per investigare, se vi fusse cosa, che potesse eccitare la Maestà Vostra a cangiare in aversione quell’amicitia, di cui s’è compiaciuta honorarci sin hora; ma non habbiamo punto trovato di che poterci accusare, ne donde ella possa prender motivi di tal rottura. Non ci habbiamo già potuto persuadere, che la Giustizia, che regola tutti li movimenti del suo governo, gli possa permettere d’impiegar le sue armi contro gli suoi più antichi Collegati, senza alcuna previa communicatione de gl’aggravij, de quali ella n’habbia a desiderare i radrizzi, & affatto s’è trovato lontano dal vero, che la nostra intentione sia stata di darne occasione a Vostra Maestà, o di mancare in qual si sia cosa al trattato fatto nell’anno 1662 che stimiamo d’haver pontualmente, e religiosamente osservato; e gli offeriamo parimente di correggere con ogni prontezza le inosservanze, e le contraventioni, che potessero esser succedute a caso, o per inavertenza. Egli è vero, Sire, che doppo qualche tempo non siamo stati totalmente d’accordo circa la Navigatione, & il commercio; ma non è ciò seguito, che con nostro sensibile rammarico, havendo noi fatto tutto quello, che legitimamente si poteva desiderare dal canto nostro, per prevenire, e recidere le difficoltà, ch’hanno intorbidato, & incommodato gl’uni, e gl’altri; come saremo pronti di far nuovamente a questo riguardo; e di più anche per tutto quello, che potrà persuadere la Maestà Vostra della perfetta inclinatione, che habbiamo di rendergli quell’ossequio, e quei rispetti, che sono dovuti alla sua Real Persona, e di darle tutte le sodifattioni ricercate dalla sua sola Dignità, e ch’ella potrà ragionevolmente pretendere da suoi migliori, e più affettionati Collegati, per ristabilire il commercio, e la navigatione nello stato, in cui s’attrovava ne tempi dell’ultimo trattato, e di spendere il nostro affetto intorno a suoi interessi, in tutto quello noi potremo, senza pregiuditio di quanto siamo tenuti alli nostri Collegati. Non crediamo, Sire, di dover giustificare le nostre intentioni circa l’Armata, ch’andiamo ordinando per Mare, doppo tanti avvisi, che riceviamo ogni giorno; ma vogliamo bene assicurar la Maestà Vostra, che non lo faciamo a fine d’offendere chi si sia; ma per una estrema necessità, e per l’indispensabile obligatione, ch’habbiamo di proteggere il nostro Stato, & i nostri Sudditi; e che con gran giubilo disarmaremo, ogni qual volta sarà in piacere della Maestà Vostra liberarci dall’inquietudini, che ci dano l’armi, che sembrano avvicinarsi a noi da tutte le parti, e di assicurarci, che non dobbiamo apprenderle per nemiche. Noi ordiniamo la Signor Groot nostro Ambasciatore di pigliar per questi negotij un’audienza particolare da Vostra Maestà, e di trattargliene più a lungo sopra questo soggetto, e d’aggiungervi tutto ciò che potrà servire, per assicurarla della sincerità delle nostre intentioni, per lo che non saremo più longi in questa lettera, che a fine di pregar il Signor Iddio, o Sire, di colmare il Regno della Maestà Vostra di felicità, e benedire la Vostra Real Persona con salute, e con lunghissima vita.

Di Vostra Maestà Humilissimi Servitori

Li Stati Generali delle Provincie Unite del Paese Basso.

Questa fecero presentare al Re per il Signor di Groot loro Ambasciatore straordinario, qual in voce anche espresse più amplamente il sentimento de suoi Superiori, a quali sua Maestà diede la risposta seguente.

Carissimi Amici, Collegati, & antichi Confederati.

Habbiamo sentito il vostro Ambasciatore straordinario Groot sopra quello, ch’egli ci ha da parte vostra rappresentato, e ricevuta dalle sue mani lettera in data de dieci Decembre, che gli havete ordinato di presentarci. Ci è riuscita molto cara la confessione, che voi medesimi fatte d’haver ricevuto in più occasioni contrasegni della bontà delli Re nostri Precessori; ma haveressimo ben desiderato, che non vi foste scordati quanto è passato dal tempo, che giungessimo alla Corona, che se ne haveste conservata la memoria, non giudicareste senza qualche scrupolo così favorevolmente di quello havete fatto, e della condotta da voi tenuta in nostro riguardo; e vi saria sovenuto, che non havete sempre osservata la fedeltà dovuta all’antica nostra Allianza; e che Noi non habbiamo mai tralasciato d’assistervi ne vostri maggiori bisogni, e molto vantaggiosamente per la conservatione de vostri Stati. Può esser parimente, che le novità da Voi fatte intorno al commercio doppo l’anno 1662 vi sarebbero parse meno innocenti di quello ve le rappresentate, nel che voglio rimettermi a i sentimenti di quelli, che sono manco interessati di Noi. S’egli è vero, come Voi lo riconoscete, che la Giustitia sia la regola delle nostre azioni, e che Voi siate rimasti sodisfattissimi nell’esame fatto circa le vostre; non dovereste inquietarvi punto delle nostre armi. Siamo d’accordo, che nel ritorno dall’ultimo viaggio, ch’habbiamo fatto in Fiandra, per impiegare nelle fortificationi la Fanteria, che guarda le nostre Piazze di quei contorni, habbiamo accresciute le nostre Truppe, per assicurare i nostri Sudditi dalle oppressioni, che li venivano minacciate, tanto per le leve straordinarie di Fanteria, e Cavalleria da Voi poste in piedi; e per la Flotta, che tenevate in Mare avanti alle nostre Costiere, quanto per le vive istanze, che facevano li vostri Ambasciatori nelle Corti della maggior parte de Principi, per impegnarli insieme con Voi contro il nostro commercio, nel che Noi sodisfacessimo alle leggi della prudenza, & alla protezione de nostri Popoli. Vi diciamo parimente, che rinforziamo le nostre armi per Mare, e per Terra; e che quando saranno nello stato, che habbiamo determinato, le impiegaremo in ciò, che sarà da noi stimato più convenevole alla nostra Dignità, del che non siamo tenuti a renderne conto a persona che sia.

Ci promettiamo, che Dio benedirà i successi delle giuste risolutioni, che prenderemo, e che saranno approvate da tutti quei Potentati, che non si saranno lasciati prevenire dalle sinistre impressioni, ch’havete procurato d’insinuare doppo sì lungo tempo contro di Noi. Ch’è quanto habbiamo voluto rispondere alla vostra lettere, scritta, più tosto che per altro, per eccitare contro i nostri interessi quei Principi, nella Corte de quali è stata publicata, prima che Noi l’habbiamo ricevuta, pregando Dio, che vi tenga nella sua santa guardia.

Luigi

Ricevutasi dalli Stati Generali questa lettera, e ben conoscendo, ch’era foriera d’una aperta dichiaratione di guerra; e cominciando ad apprendere (benché milantassero esteriormente il contrario) le armi Francesi dirette dallo stesso Re abondante di danaro, di Capitani esperimentati, e di Soldatesche aguerrite; sollecitarono perciò con ogni ardore l’armamento, deliberando d’accrescere le loro Militie sino a ottanta mille Combattenti; e perché v’era bisogno d’un General supremo, la cui autorità valesse a tener in buona corrispondenza li Capi subordinati; perciò doppo molte consulte, che fecero all’Haya, fu concluso a nessun’altro potersi conferire Carica simile, fuor ch’al Principe d’Oranges, qual, se ben giovine d’anni, & inesperto della guerra, era nondimeno dotato di gran spirito, e vivacità, e col solo credito della sua Casa poteva rendere, segnalatissimi servitij alla Republica, e dar fine a tutte le gare, e competenze, ch’altre volte tanto pregiudicarono a gl’interessi communi; oltre di che vi militava un’altra consideratione di gran riflesso nelle congionture d’all’hora; & era, che con quest’elettione si faceva cosa grata al Re Brittanico suo Zio, dal quale speravano assistenze più tosto ad essi contro la Francia, che unione con questa a loro danni; e si lusingavano d’haverle più facilmente, quando vedesse impegnato il Nipote, & in lui conferito il supremo comando; cosa, che sua Maestà medesima haveva sempre desiderata, & anche altre volte promossone gagliarde prattiche: Contrariorono però sempre a questa deliberatione li due fratelli Giovanni, e Cornelio de With, quali nutrendo in capo pensieri simili a quelli del già Barnavelt, che, per haver voluto contrastar col Principe Mauritio, fu poi per la sua autorità fatto decapitare, non è stupore, che habbino fatto un fine quasi simile, come si dirà a suo luogo: Il gran strepito, che fecero questi con altri del loro partito nell’Asemblea, fu però causa, che se bene, ciò non ostante, il Principe venne eletto Generalissimo delle Provincie Confederate, non le fusse per all’hora conferita quella dispotica, e suprema autorità, che godevano i suoi Antecessori, ma bensì una più limitata, e ristretta a tal segno, che in lui rimaneva solo l’ombra, e l’insegne del comando.

All’elettione del Generalissimo seguì quella de gl’altri Generali subalterni: Il Principe Mauritio di Nassau, & il Signor Wirtz soggetto Alemanno, che lungo tempo servì alla Corona di Svetia in cariche principali, furono dichiarati Marescialli di Campo: Il Co: Ringrave il vecchio Soggetto d’invecchiata esperienza nelle guerre hebbe il Generalato della Cavalleria; & il Conte di Nassau, & il Signor di Valdern vennero fatti Tenenti Generali della medesima: come pure i Colonnelli Mombas, e Steenhuyse Commissari Generali: Alla Fanteria fu dato per Generale il Signor di Zuylenstein Governatore all’hora di Breda, & il Signor d’Alyva, & il Conte Könighsmarck Tenenti Generali: Il Conte d’Horno hebbe il Generalato dell’Artigliaria; e furono in oltre dichiarati Marescialli di Campo i Conti di Waldeck, e di Kuylemburg; e Sargenti Gen: il Sig. Kirpatrick, & il Co: di Stirum.

E perché le proprie forze non si conoscevano bastanti al bisogno, attesero sempre più li Stati Generali a procurar di fortificare il loro partito con l’assistenza di quei Principi, a quali per ragion di Stato giudicavano non dovesse complire il loro abbassamento con avantaggio di grandezza alla Francia, i cui Gigli cominciavano hormai a far ombra a tutta l’Europa. A quest’effetto dunque spedirono in Danimarca il Signor Van Haren, accioché procurasse dar sodifazione a quel Re sopra le doglianze da lui fatte, per non esser dalla Republica stati osservati i termini del compromesso, che s’era fatto sopra le differenze vertenti, per esser decise da communi amici.

Hebbe questi anche ordine di progettar una Lega fra quel Re, l’Elettor di Brandemburg, li Duchi di Brunswich, e Landravio d’Hassia; ma il proietto non incontrò con altri, che con Brandemburg, qual, possedendo li Stati di Cleves, ne assentendo, che in quelli entrassero l’armi di Francia, & allettato anche dalle promesse fattegli di riguardevoli vantaggi, non si rese difficile ad entrar in un’Allianza, che poi le ha apportati i pregiuditij, che si sa.

E perché la Lega conclusa fra le due Corone di Francia, & Inghilterra era così segreta, che mai li Ministri d’Olanda ne havevano ne anche potuto haver sentore; mentre pareva anche impossibile, che il Re Brittanico dovesse mai concorrere a maggiori grandezze del Christianissimo; spedirono perciò a Londra il Signor Merman, per trattar con quel Re, e procurar d’haverlo favorevole; e se bene le fu risposto con maniere assai brusche, e convenne partire senza conclusione di sorte, anzi più tosto con minaccie, nondimeno si lusingarono, che finalmente per regola di buona politica dovesse accostarsi al loro partito, il che forse fu causa, che neglessero qualchu’una delle provisioni, che per altro potevano fare. Nel medesimo tempo spedirono anche all’Imperatore il Sig. Hammel Bruyninx; e per far un fondo proportionato a’ bisogni, che soprastavano, posero una nuova imposizione sopra le Carrozze, barche, e carri da vettura, così che dovessero pagare le Carrozze a due cavalli cinquanta fiorini ogn’una; quelle d’un solo la metà, e l’altre a proporzione: accrebbero le gabelle sopra il vino, birra, & ogn’altra cosa, col che ricavarono grosse summe di contanti; ma non essendo bastanti alla necessità di tante spese, che convenivano farsi, presero anche sei milioni di fiorini ad interesse: Mandarono poscia Commissarij a riconoscere i bisogni di tutte le Piazze, e particolarmente di quelle su’l Rheno, per provederle di tutte le cose convenienti alla loro difesa; e perché vertivano all’hora diverse amarezze fra l’Elettore di Colonia, e quella Città Imperiale, dubitando, che sua Altezza Elettorale con le Truppe, ch’haveva assoldate, e che il Re di Francia le haveva mandate in aiuto, potesse intraprender l’assedio di quella Città, la perdita della quale haveria potuto molto pregiudicare al loro commercio; perciò, così anche ricercati da quella Cittadinanza, vi spedirono in rinforzo il Reggimento di Fanteria del Colonnello Bamfelt, col quale, e con le Militie assoldate dal Magistrato, e con i Borghesi, che s’erano posti in armi, si ridusse la Città in stato di poter in ogni caso difendersi; ma come che questo forse non era, ch’un pretesto dell’Elettore per armarsi, così anche alli due Genaro 1672 seguì l’aggiustamento con le conditioni, che si vedranno nell’Historia, rimettendosi tutte le differenze alla decisione della Camera di Spira, & il Reggimento Olandese fu licentiato, e rimandato indietro.

Sollecitava intanto nella Gran Brettagna l’armamento maritimo; e gl’Olandesi posti fra la speranza d’haver quel Re, se non favorevole, almeno neutrale, e fra il timore di provarlo inimico, fluttuavano nelle loro resolutioni, e vivevano in ambiguità di pensieri; ma ben presto restarono chiariti de loro dubbij, mentre una squadra di Legni Inglesi uscita al Mare nel Mese di Marzo, e navigando verso Ponente, attaccò alli 22 del Mese medesimo la Flotta di cinquanta Vascelli, che con ricchissimo carico venivano dalle Smirne, & altre parti di Levante, il che però fu senza frutto, mentre, essendo questa convogliata da alcune Navi da guerra, si difesero tanto bravamente, che fu vano ogni sforzo per superarle; e senza perder, che due Legni grossi, e due piccioli, puoté salva pervenire ne Porti d’Olanda, dove, se per questa improvisa novità restarono quei Popoli un poco sorpresi, maggiore si fece poi il loro stordimento, quando pochi giorni doppo viddero in stampa una dichiaratione del Re Brittanico, col che più non dubitarono de i di lui fini, e d’esser loro il scopo, e la meta di tutti li suoi armamenti: la dichiaratione sudetta fu del tenore qui seguente.

Carlo Re della Gran Brittania, &c.

Essendo Noi sempre stati inclinati alla quiete commune della Christianità, e riguardati a non invader gl’altrui Regni, o Stati, speriamo, ch’il Mondo ci farà la giustizia di credere, che per mera, & inevitabile necessità siamo stati costretti alla risoluzione di pigliar l’armi. Il primo affare, che habbiamo intrapreso doppo la nostra ristaurazione nella Corona, era di stabilire la pace, e di tener buona corrispondenza con li nostri vicini. Particolarmente havendo havuto cura di stabilirla con li Stati Generali delle Provincie Unite sotto condizioni sì giuste, che non sarebbero state violate, se alcuna obligazione le havesse potuto mantenere ne i limiti dell’amicitia, e del giusto.

Questo trattato è sempre stato per parte nostra inviolabilmente osservato; ma nell’anno 1664 siamo stati eccitati dalle doglianze de nostri Sudditi, e dalla voce unanime delle due Case del Parlamento, trovando, ch’era cosa vana di continuar la prosperità dentro del nostro Regno per mezzi pacifichi, mentre li nostri Sudditi non erano liberati dall’ingiurie, & oppressioni al di fuori.

Tutta quell’Estate venne consumata in negotiati, & officij per parte nostra, a fine di ridurli a condizioni ragionevoli, il che (non ostante tutte le nostre fattiche) parve alla fine essere impossibile, perché, quanto più erno amichevoli le nostre proposizioni in amonirli, tanto più si mostravano ostinati all’accordo.

Sopra di ciò seguì la guerra nel 1665 la quale durò sin al al 1667 e non meno le nostre vittorie in quel tempo ottenute, che le loro perdite, doverebbero in avenire obbligarli a mantener fedelmente il pattuito; ma per lo contrario, appena fatta la pace (conforme al loro costume) sono egli ritornati a violarne gl’Articoli, & ad incommodar il nostro traffico. Per esempio di che li Stati essendo obligati, in virtù d’un articolo del Trattato di Breda, a spedirci Commissarii in Londra per l’osservanza del commercio nell’Indie Orientali, furono essi tanto alieni dall’eseguirlo, che havendo Noi spedito il nostro Ambasciatore, per farglielo riccordare, questo nel tempo di tre anni non puoté ottener sodifazione sopra gl’articoli contentiosi, ne per li danni, che li nostri Sudditi in quelle parti havevano ricevuti da loro. Nell’Indie Occidentali caminavano ancora più avanti: poiché essendo Noi obligati per gl’articoli del trattato di restituir loro Surinam, e li Stati per altri articoli dell’istesso di dar alli nostri Sudditi, che si trovavano in quelle Colonie, la libertà di trasportarsi con li loro mobili, & haveri ne luoghi di nostra Giurisdittione.

In adempimento di ciò habbiamo ben sì loro ceduta quella Piazza; ma essi, ciò non ostante, vi fermarono la nostra gente, trattenendovi prigione il maggior Banister, perché non voleva restarvi; ma cercava di trasportarsi conforme a gl’articoli.

Lamentossi il nostro Ambasciatore di quest’ingiurie, e doppo la sollecitatione di due anni ottenne in fine ordine per l’esecuzione di quest’articoli; ma quando vi spedissimo Commissarij, e due Vascelli per il trasporto della nostra gente, gl’Olandesi (nella maniera pratticata dal Pouleron per il tempo di 40 anni continui) sotto mano vi mandarono un ordine contrario all’aperto, che ci havevano dato; si che li nostri Commissarij non poterono effettuar altro, che levar di là alcuni pochi de più poveri nostri Sudditi, e sentir le preghiere, e doglianze delli principali, e ricchissimi, che facevano, per essere liberati da quella servitù. Doppo di ciò formassimo nel Mese d’Agosto passato le nostre querelle per lettere scritte alli Stati Generali, sollecitandoli a dar ordini per l’osservazione de gl’articoli a i colo Governatori in quelle parti; ma sin’hora non habbiamo ricevuto ne risposta, ne sodisfazione alcuna. Però non è maraviglia, che usino tanti strapazzi alli Nostri in Piazze così discoste, mentre sono tanto superbi, ch’ardiscono d’attaccare la nostra Persona Reale, e l’honore di questa Nazione, così vicino a Noi, come nel loro proprio Paese, trovandosi appena una Città ne loro Territorij, che non sia piena di pitture indecenti, e Medaglie infami, alcune delle quali sono state publicamente esposte per ordine delli Stati nello stesso tempo, che entrassimo con loro in consulta per lo stabilimento della triplice Lega, e pace della Christianità: Questo solo sarebbe stato bastante a causarci dispiacere, & a produrre il risentimento di tutti li nostri Sudditi; ma vi siamo sforzati da altre considerazioni, che ci toccano più da vicino, cioè da quella del mantenimento del nostro traffico, da cui dipende la prosperità, e conservazione del nostro Popolo; e per difenderli fuori del nostro Regno dalla violenza, & oppressione; & havendo gl’Olandesi ardire d’affrontarci ne nostri Porti medesimi, habbiamo giusta causa di difonder il nostro sdegno contro di loro.

E’ sì antico il dritto della Bandiera, che come una delle prime prerogative delli nostri Regij Predecessori doverà esser l’ultimo a perdersi; questo mai ci è stato disputato, anzi espressamente riconosciuto nella pace di Breda; ciò non ostante, è stato non solamente violato dalli loro Comandanti di Mare; ma doppo giustificata questa violenza all’Haya, è stata dalli loro Sudditi in tutti li Porti della Christianità proclamata, come ridicola, questa nostra dimanda; insolenza non più udita, come se volessero disputarci il Dominio del Mare, quando in tempo del Re morto nostro Padre, ne gl’anni 1635, 36 e 37 tenevano per obligo di pagar li dritti, per poter pescarvi, dimandando questa licenza col mezzo del tributo; si che l’esser gl’Olandesi posti nel presente stato di disputar con Noi, lo devono alla protettione de Nostri, Precessori & al valore, e sangue delli nostri Sudditi.

Non ostante tutte queste provocazioni, habbiamo nondimeno con patienza aspettata la sodisfazione, non volendo turbar la pace della Christianità per causa di nostro particolare rissentimento; ma essi non cessarono di far ogni sforzo, per instigar il Re Christianissimo contro di Noi, promettendosene con tanta sicurezza un buon effetto, che i loro Ministri già avanti un anno con questo ci minacciavano.

Alla fine non sentendo più altro di loro, gli spedissimo un altro Ambasciatore, il quale, doppo haver presentato in nome nostro diverse istanze, non puoté haver risposta sino ad haver dichiarata la sua rivocazione; all’ho li diedero una scrittura dichiarante, che consentirebbero di cala la Bandiera por Noi in caso, che volessimo assisterli contro la Francia, con condizione, che in avenire ciò mai havrebbe luogo in pregiudizio loro. Ritornato il nostro Ambasciatore, ci mandarono uno Straordinario, che in modo molto arrogante ci fece intendere, di non poter offerire maggior sodisfazione, prima di scrivere alli suoi Principali.

Imperioché disperando hora del buon esito d’ulteriore negoziazione, siamo costretti di pigliar l’armi per la manutenzione dell’antica prerogativa della nostra Corona, e per l’honore, e sicurezza del nostro Regno, promettendoci, che Dio assisterò a giusti nostri dissegni, poiché non habbiamo tralasciati li mezzi, per difender li nostri Popoli de gl’artificij di questa Nazione in pace, della medesima maniera, ch’habbiamo fatto in guerra col valore de nostri sudditi.

Perciò dunque habbiamo stimato bene di dichiarare, come dichiariamo per la presente, che vogliamo far la guerra, tanto per Mare, come per Terra contro li Stati Generali delle Provincie Unite, e contro tutti li loro Sudditi, & habitanti; Imponendo con la presente al Duca di Torch nostro degno, e caro fratello, e supremo nostro Ammiraglio, & alli Luogotenenti di tutte le nostre Provincie, e Governatore di Fortezze, e Guarniggioni, & a tutti gl’altri Officiali, e Soldati loro subordinati per Mare, e per Terra d’opporsi ad ogni tentativo delli Stati Generali, e de loro Sudditi, e di far ogn’atto d’hostilità in esecutione della guerra contro li Stati Generali delle Provincie Unite, i loro Vascelli, Sudditi, & habitanti; volendo, che questo sia noto a tutti li nostri Sudditi, a quali rigorosamente prohibimo sotto pena di morte, di non tener in avenire corrispondenza, o communicazione con li Stati Generali, o loro Sudditi, eccettuati quelli, che a ciò sono necessitati, per trasportar le loro persone, e beni fuora delle già dette Provincie Unite.

E trovandosi molti Sudditi delli Stati Generali habitanti nel nostro Regno, dichiariamo con impegno della nostra Parola Reale, che tutti quelli della Nazione Todesca, ch’obbedienti si comportaranno verso di Noi, e non haveranno corrispondenza con li nostri nemici, saranno sicuri nelle loro persone, e beni, e liberi d’ogni molestia di qualunque natura. Di più dichiariamo, che in caso, ch’alcuni Sudditi delle Provincie Unite venissero nel nostro Regno, sia per affetto verso di Noi, o verso il nostro Governo, o per l’oppressione, che ricevono nel loro Paese, trovaranno appresso di Noi protettione per le loro persone, e beni. E perché siamo obligati per un Trattato di mantener la pace fatta in Acquisgrana, dichiariamo ancora, che, non ostante questa guerra, vogliamo mantener il vero contenuto di quel trattato; e che in tutte l’Allianze, che habbiamo fatte, o faremo nel progresso della medesima, habbiamo havuto cura, e l’havremo, di conservarlo inviolabilmente, mentre non siamo in contrario provocati.

Carlo Re, Arlington

Mentre a questo modo fra Inghilterra, & Olanda principiavano e rotture, & hostilità, continuavansi in Francia gl’apparecchi maggiori, per sostener il peso di quella mole, che dall’animo grande di quel Re s’abbracciava; ne mancavasi in oltre alle Corti d’altri Principi di coltivar quei maneggi, che parevano proprij, per facilitar i proposti dissegni; che perciò prevedendosi quanto facilmente haverebbe potuto la Corona di Spagna adherire al partito de gl’Olandesi, e soministrarli aiuti habili a difficoltare l’impresa, se non in tutto, almeno di qualche Piazza delle più importanti, fu però spedito verso Madrid il Marchese di Villars in qualità d’Ambasciatore di sua Maestà Christianissima, con ordine di rappresentar alla Regina, & a quel Consiglio le cause, che lo muovevano a pigliar l’armi, e scoprire i trattati, che colà si maneggiavano da Ministri delle Sette Provincie.

Fu l’Ambasciatore ricevuto con quegl’honori, e splendidissima pompa, ch’è propria della cortesia Spagnuola; e nel medesimo tempo v’arrivò anche da Londra il Conte di Sunderland Ambasciatore del Brittanico, qual, se bene non haveva per anche fatta la sua publica entrata, fu nondimeno ammesso all’audienza delle loro Maestà, alle quali per nome del suo Signore fece instanze consimili a quelle dell’Ambasciator Francese; ma tutto fu indarno, perché conoscendosi dal Real Consiglio di quanto pregiuditio potrebbe esser alla Fiandra, se le Provincie Unite fussero state soggiogate, concorsero tutti nell’opinione di doverle soccorrere, quando si vedesse, che da sé medesime non fussero in stato di resistere; & a quest’effetto furono fatte grosse rimesse al Conte di Monterey con ordine d’invigilare all’attioni de Francesi, e prender quegl’espedienti, che la sua capacità, e prudenza gl’havessero suggerito, operando però in modo, di non dar al Christianissimo alcun’occasione di romper quella pace, che protestava di voler inviolabilmente osservare: Furono anche per ogni buon rispetto spediti ordini, e danari al Duca di Varaguas, General del Mare, per aggiongere alla Regia Flotta altre 18 Navi da guerra; & il Marchese del Fresno, ch’andava Ambasciator in Inghilterra, hebbe ordine di prescrutare, se il Re Brittanico fusse veramente intentionato di mantener illesa la triplice Allianza, o se haveva risoluto la sua unione con la Francia; il che non fu difficile a scoprire, mentre se ne viddero ben presto i segni più chiari; che perciò il detto Marchese protestò, che, quando sua Maestà abbracciasse il partito Francese a danni della Fiandra, tutti gl’effetti de gl’Inglesi esistenti ne Stati del Re Cattolico, quali non erano di poco valore, venirebbero confiscati: All’Ambasciator poi di Francia, che premeva per una pronta, e cathegorica risolutione sopra le propositioni fatte, fu risposto, che quanto prima la se gli darebbe: ma scorgendo la di lui sagacità, che tutti quei Ministri erano inclinati a rattificar il trattato concluso dal Conte di Monterey, passò a proponer alla Regina, che il suo Re non solo sospenderebbe tutte le differenze, che vertivano in materia de confini per le Piazze cessegli nella pace d’Acquisgrana, ma che in oltre, purché sua Maestà Cattolica non somministrasse aiuto a gl’Olandesi, e concedesse a lui libero il passo per i suoi Stti, si contentarebbe di metter fine ad ogni pretensione, ne dimandar più altro alla Corona di Spagna; sopra del che non hebbe altra risposta, se non che la Regente si sarebbe governata, conforme alla condotta, che tenne sua Maestà Christianissima nella guerra della Spagna apunto con gl’Olandesi, & ultimamente con Portogallo. Avisato il Re di Francia di questa risposta, e della Lega ben da lui preveduta molto tempo avanti, non raffreddò per questo i bollori del suo spirito grande, & intrepido; ma più, che mai risoluto alla guerra, ne fece alli 7 d’Aprile precorrere la dichiaratione, ch’era ne termini seguenti.

E’ Cresciuta a tal segno la mala sodisfattione, che Sua Maestà Christianissima doppo alcuni anni riceve dalla Condotta delli Stati Generali delle Provincie Unite, che senza gran pregiuditio, & aggravio della Regia sua grandezza non può più dissimulare il sentimento, che le causa il vederli così malamente, e con tanta ingratitudine corrispondere a i gran beneficij, che da lui medesimo, e da suoi Regij Antecessori sono stati resi alle sudette Provincie: Che perciò la Maestà Sua ha dichiarato, e dichiara per le presenti, qualmente ha deliberato di far la guerra per Terra, e per Mare contro li sudetti Stati Generali. In ordine a che comanda a tutti i suoi Sudditi, Vassalli, e Ministri d’attaccare, & inferire tutti i danni possibili alli Sudditi delle Sette Provincie; e prohibisce severamente in pena di vita, che nissuno ardisca tener minima corrispondenza, comercio, o amicitia con essi loro, cassando, revocando, & annullando con la presente tutti li Passaporti, e Salvagaurdie, che fussero per avanti state concesso, o dalla Maestà sua medesima, o dalli suoi Luogotenenti, o altri Officiali, quelle dichiarando per nulle, e comandando, che in avenire non ne siano concesse più d’alcuna sorte sotto qual si sia pretesto. Ordina in oltre al Conte di Vermandois Grand’Ammiraglio del Mare, Capo, e Sopraintendente della Navigatione, e comercio di Francia, e così anche alli Marescialli, Governatori, e Luogotenenti Generali delle sue Provincie, & Armate; Colonnelli, Capitani, & altri Capi de suoi Eserciti, così a Piedi, come a Cavallo, di far publicare la presente dichiaratione, & ordine in ogni luogo, dove s’estenda la loro Giurisdittione, e farlo eseguire puntualmente, conforme è l’espresso volere della Maestà sua; qual in oltre vuole, che le presenti siano affisse in tutte le Città, Porti di Mare, & altri luoghi del suo Regno, acciò nessuno possa pretenderne ignoranza.

Data nel Castello di Versailles li 6 Aprile 1672.

Louis. Le Tellier.

In ordine a questa dichiaratione fu intimato a tutti gl’Olandesi esistenti nel Regno di Francia, e sue conquiste, di dover nel termine di mesi sei ritirarsi con i loro effetti in Olanda, o altro Paese; e similmente fu commandato in pena di morte a tutti li Francesi, che s’attrovavano nelle Sette Provincie, di dover nello spatio di 15 giorni ritornar in Francia; e per giustificar questa sua mossa appresso i Principe esteri, spedì il Re a Principi di Germania il Marchese di Fiquiers, ne Svizzeri il Signor di san Romano, & altri Soggetti ancora in Italia, per trattar particolarmente col Gran Duca di Toscana, e con i Genovesi, acciò non dassero ne loro Porti ricetto alle Navi Olandesi. Inviò parimente a negotiar con la Corona di Svetia, e publicò per tutto il Mondo essersi risolto a quella guerra, non già per interesse di Stato, ne per ambitione d’aggrandirsi; ma solamente per vendicar l’ingiurie, e strapazzi, che s’erano fatti da quella Natione, non solo a suoi sudditi, ma alla stessa sua Real Persona; e perché prevedeva, che di Germania poteva farsele qualche mossa contro, ordinò fosse fortificato Nanci, & al Ducato di Lorena aggregò le Città di Metz, Toul, e Verdun con le loro dipendenze.