Timeo/Capitolo V

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Capitolo V

../Capitolo IV ../Capitolo VI IncludiIntestazione 31 luglio 2010 75% Filosofia

Platone - Timeo (ovvero Della natura) (IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Francesco Acri (XIX secolo)
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TIMEO
Ma tutti, Socrate, anco se di poca mente, in sul mettersi a qualsiasi faccenda, o piccola o grande, sempre invocano Iddio; e noi, che abbiamo a ragionare dell’universo, se egli è generato o no, se non siamo dissennati proprio, necessità è che invochiamo e preghiamo gl’Iddii e le Dee, perché ci faccian parlare in forma, che noi piacciamo a loro specialmente, e poi a noi. E cosí pregati siano gli Iddii. E noi ci abbiamo a confortare perché voi assai agevolmente possiate intendere, e io dica aperto e chiaro ciò ch’io penso delle questioni messe avanti.
Secondo mio avviso si ha a distinguere primieramente queste cose: che è quello che sempre è, e non ha generazione; e che è quello che si genera, e mai non è. L’uno, è ciò che si comprende per intelletto e ragione, siccome quello che è eternamente a un modo; l’altro, per lo contrario, è ciò ch’è opinabile per opinione ed irrazionale senso, generandosi esso e perendo sí, che mai non è veramente. Tutto quello poi che si genera, è necessità che generato sia da alcuna cagione; senza quella non potendo cosa alcuna venire a generazione. E quando l’artefice di qualsivoglia opera vagheggia quello che è medesimo eternalmente, e giovandosene cosí come di esempio, l’idea e virtú di quello reca ad atto, necessità è che faccia cosa bellissima; per lo contrario, non bella, se in alcuna generata cosa egli guarda, e di generato esempio si giova.
Intorno all’intero cielo o mondo, e, se mai voglia alcun altro nome, se gli dia pure, è da considerare presentemente ciò, che in principio è da considerare intorno a ogni cosa: cioè, se fu sempre, senza incominciamento veruno di generazione; o se fu generato, incominciando da alcuno principio. Fu generato: imperocché egli si può vedere, e si può toccare, e ha corpo; e queste cotali cose sono sensibili; le cose sensibili poi, che si comprendono per opinione e senso, si mostrarono generantisi e generate. Ciò poi che è generato, noi dicemmo che da alcuna cagione dee essere generato.
Ma è malagevole cosa trovare il Fattore e il Padre di questo universo; e, trovatolo, impossibile cosa è farlo manifesto a ogni uomo.
Ciò che presentemente è da considerare, si è, il Fabbro, facendo l’universo, quale esempio abbia egli mai vagheggiato, se quello ch’è d’un modo medesimo eternamente, o quello ch’è generato. Se bello è questo mondo, e se l’artefice suo è buono, chiaro è allora ch’egli vagheggiò quello eterno; se poi no, che pure nefanda cosa è a dire, quello generato. Ma egli è palese a ogni uomo che vagheggiò quello eterno; perché il mondo è dei generati il piú bello, e Iddio è dei generanti il piú buono. Generato cosí il mondo, egli fatto è secondo esempio il quale comprendesi per ragione e intelletto, e rimane eternamente a un modo. Per ciò che è ora detto, questo mondo necessariamente dee essere simulacro di alcuno.
Ora, in ogni quistione di grandissimo momento è principiare in forma convenevole; e però, avendo io a favellare del simulacro, in prima è a distinguere due specie di ragionamenti: l’una che è del simulacro, e l’altra che è dell’esempio; essendo parentela fra i ragionamenti e le cose, delle quali quelli sono interpreti. Adunque, quelli intorno a cosa stabile e ferma, che luce all’intelletto, conviene ancora che sieno stabili e fermi, e, quanto esser può, inespugnabili e immobili; quelli poi intorno a cosa che è simulacro di quello che ho mentovato, basta che alla prima specie di ragionamenti siano simiglianti e conformi; imperocché, ciò che essenza è a generazione, verità è a fede1. Se dunque, Socrate, dopo le molte cose dette da molti intorno agl’Iddii e alla generazione dell’universo, non possiamo noi offerirti ragionamenti squisiti e concordi in ogni parte seco medesimi, non ti maravigliare; e se i miei non sono men verosimili che quelli di qualunque altro, sta’ pure contento; ricordandoti, che io che parlo, e voi, giudici miei, abbiamo umana natura; in modo che su questo argomento ricevendo verosimili novelle, piú non conviene dimandare.
SOCRATE
Bene assai, o Timeo; si ha a riceverle come tu di’: e già abbiamo ricevuto il tuo proemio con maraviglioso diletto. Seguita pure.


Note

  1. Essenza dee esser presa nel sentimento di enti immutevoli, o idee; generazione poi, nel sentimento di tutto ciò che diviene, di tutto ciò che apparisce e sparisce.