Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Primo/Scena II

Da Wikisource.
../Scena I

../Scena III IncludiIntestazione 3 giugno 2008 75% Teatro

Atto Primo - Scena I Atto Primo - Scena III
[p. 2 modifica]

SCENA II.


ALFREDO e Detta.


ANNA

Alfredo, tu?

ALFREDO

Regina,
Uop’è che porgi a mie preghiere ascolto.

ANNA

Onde affannato?

ALFREDO

Alle mie antiche labbra
Spetta parlarti il vero, Anna Bolena.
Te tradiscono i più, te i più adulando
Vantano inimitabile nel senno
E nella gloria, perché in trono alzata
Accanto a se ti volle Arrigo ottavo.
Niun più di me del tuo splendor gioia,
Niun più di me che a’ tuoi parenti amico
Sin da’ miei giovenili anni ho vissuto;
Che te tra i figli miei crescer vedea;
Che te quasi mia figlia amo, e di tanta
Grazia del re, mio sir, vo debitore
All’amor tuo. Ma libera non posso
Da gravi rischi riputarti.

[p. 3 modifica]
ANNA

Come?

ALFREDO

Deh! cauta sii. Provvedi onde aborrito
Non venga il nome tuo per le soverchie
Stragi che il re commette, e che dal volgo
Apposte sono a’ tuoi consigli.

ANNA

Il Cielo
Sa che di stragi non son vaga.

ALFREDO

E pure
Non t’adopri a scemarle.

ANNA

Inevitata
Di fanatici molti era la morte,
Che al romano pontefice devoti,
Al divorzio del re maledicendo
E dell’anglica Chiesa alla riforma,
Volean ripor la mia rival sul trono.

ALFREDO

Per sempre allontanata è Caterina;
Paventar non la dèi. Bensì paventa
Il biasmo universal. Paventa il core
Mutevol del tuo sposo. Ei del versato
Sangue potrebbe inorridir: potrebbe
Teco sdegnarsi, degli eccidii causa....

ANNA

Quale ardito linguaggio!

ALFREDO
Anna...
ANNA
Prosegui,
Prosegui, sì, ten prego. Il sento anch’io:
Fidi consigli occorronmi. Fra feste
E plausi vivo, e nondimeno io spesso
Dell’abbagliante mia sorte diffido,
E felice non son.
ALFREDO
Farti felice
Potresti, il re volgendo a più clemenza,
Diritti acquistando in cor d’ogni Britanno
A stima e gratitudine.
ANNA
Ah! maggiore
Ch’ella non è, ti par la mia possanza
Sovra l’alma d’Arrigo. Oh, che non dissi
Per liberar dal rogo o dalla scure
Or questo or quel?
ALFREDO
Creder tel vo; ma il volgo
Ahimè, nol crede. Ei scellerata autrice
Di tai scempii ti noma. Ei raccapriccia
Che tu salvato in questi dì non abbia
Quella vergin di Kent che tanto avea
Di santità rinomo.
ANNA
Elisabetta!
La furibonda Elisabetta! io volli
Per la pietà del sesso mio salvarla.
Tu non sai; l’empia mi spregiò; negommi
Il titol di regina, e orrende cose
Mi profetò. L’abbandonai.
ALFREDO
La vidi,
La vidi trarre al rogo. Udii l’estreme
Parole sue. Ridirtele degg’io?
ANNA
Che?
ALFREDO
Ridirtele, certo, uom non ardiva
In questa di menzogne e di lusinghe
Ridente corte. Or sappile, o infelice,
E non prenderle a scherno.
ANNA
Oh ciel!
ALFREDO
Motori
Noi di riforma nella Chiesa, indarno
Vorremmo annoverar tra scellerati
Ogni nostro avversario, ogni seguace
Del roman culto. Ah no! v’ha tra coloro
Anime alte, piissime, dotate
Di tai doni da Dio, ch’averne è forza
Reverenza, terror. Quella fanciulla
Veramente parea da onnipossente
impulso mossa.
ANNA
E che dicea morendo?
Noi maledisse?
ALFREDO
Perdonovvi, e Dio
Pregò per voi, per te.
ANNA
Misera!
ALFREDO
E sciolse
Nobil lamento sulla patria afflitta
Da sì lunghe discordie, e invocò grazia
Sul capo tuo, sì ch’a più degno calle
In avvenir t’avvii. Quindi.....
ANNA
T’arresti?
Non osi proseguir?
ALFREDO
Quindi proruppe:
«Ma guai d’Arrigo all’infelice amata,
«Se persiste nel mal! se compier lascia
«D’incolpati cattolici altro scempio!
«Se immolar de’mortali il più innocente
«Lascia!
ANNA
Chi?
ALFREDO
Moro. E se immolato è Moro
Pronosticò la profetante ad Anna
Il disamor d’Arrigo stesso e morte.
ANNA
E tu potesti dubitar?.....
ALFREDO
Che avviso
Fosse del Ciel. Tu incredula non sei:
Impallidir ti veggio.
ANNA
É ver: terrori,
E non so qual presentimento infausto,
M’affliggono talor. Forse è fiacchezza,
Ma vincerli non so. Mercè ti rendo
Di tua animosa confidenza. Io voglio,
Sì, le mie forze addoppiar voglio, Arrigo
A distor dalla ria carnificina
Cui lo sospingon altri. Arsi di sdegno
Contro Tommaso Moro, e pur non l’odio. -
Chi c’interrompe? -