Trasformazioni industriali e trasformazioni linguistiche nel cinema americano del dopoguerra/Capitolo 2 - Struttura industriale del cinema americano degli anni Settanta/Le Mini-Majors: una nuova strategia produttiva?

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Capitolo 2
Struttura industriale del cinema americano degli anni Settanta

2.1 Una nuova strategia produttiva

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Gli anni ’70 hanno rappresentato per Hollywood un periodo di generale ripresa; ciò in contrapposizione alle cinematografie europee. Quest’ultime infatti si sono viste costrette ad accertare nel medesimo arco di tempo una generale crisi delle proprie strutture produttive ed una conseguente invasione dei loro mercati da parte della più potente rivale. Ma la ripresa di Hollywood non è soltanto una ripresa economica dovuta al rimaneggiamento del precedente sistema industriale. Essa si estende alla fattura stessa dei prodotti, i quali presentano, pur con le necessarie eccezioni, una qualità media complessivamente superiore a quella dei prodotti delle cinematografie europee, cosa questa mai accaduta dal dopoguerra. Dunque il successo del cinema americano degli anni ’70 va ricondotto non solo all’efficace funzionamento della macchina, ma anche alle capacità creative che quella macchina ha saputo, o dovuto, in qualche modo assecondare nel momento stesso della sua rifondazione.

Questa si è svolta secondo modalità non troppo schematizzabili in date precise: i prodromi risalgono certamente agli anni ’50 colle prime affermazioni delle case indipendenti, ma ancora per lungo tempo non riusciranno ad emergere. Una data che tuttavia si può ritenere convenzionalmente simbolica della manifestazione di queste energie latenti è il 1969. In quell’anno Easy Rider (Easy Rider - Libertà e paura, 1969), un film a basso costo prodotto da "alcuni amici" e distribuito dalla Columbia, ottiene un grosso successo commerciale che, stando a "Variety", frutta al distributore la cifra di 19.100.000 dollari. Questo costringe definitivamente le grandi compagnie ad accorgersi della presenza di un nuovo pubblico per soddisfare il quale è necessario un cambio generazionale a tutti i livelli: dirigenti, registi, attori, ecc. La funzione svolta da costoro è stata essenzialmente quella di portare ad una nuova conciliazione la macchina ed il pubblico, attraverso lo sradicamento di quella mentalità manageriale basata sull’iterazione dei modelli e sul meccanismo dei generi e a cui si doveva gran parte della mancanza di vivacità e di dinamica nella produzione. D’altra parte la perdita di centinaia di milioni di spettatori sia sui mercati interni che su quelli esteri non poteva non rimettere in discussione quei metodi commerciali ritenuti un tempo infallibili, e perfino lo "Star System". Dalla revisione e dalla riformulazione di questi metodi è nata la supremazia di Hollywood.

Certo Hollywood non è nuova a questi primati internazionali. Già negli anni ’20 e poi negli anni ’50 fu la maggiore industria cinematografica del mondo. Ma come fa ben rilevare Lino Micciché, l’attuale fase del cinema U.S.A. comporta delle differenze sostanziali rispetto a quelle epoche.

L’affermazione di Hollywood negli anni ’20 fu caratterizzata da alterni avvicendamenti col cinema francese e con quello italiano; negli anni ’50, sul predominio di Hollywood nei paesi alleati o sconfitti ebbe gran peso la vittoria della seconda guerra mondiale. Ma la differenza "maggiore, o quanto meno la più significativa, è che, nelle due prime stagioni della sua resistibile ascesa Hollywood si comportò con i mercati che invadeva come una vera e propria potenza coloniale tradizionale: smerciava tutto, il meglio ed il peggio di sé; e non di rado... la ’moneta cattiva’ hollywoodiana cacciava dai mercati nazionali... 1a ’moneta buona’ locale. Completamente diversa, invece, la situazione attuale. Tramontata l’era delle ’nouvelles vagues’... la crisi strutturale del cinema ha ridotto al lumicino le varie cinematografie nazionali senza più ’vagues’dei paesi che un tempo contestavano (senza riuscire ad abbatterlo, ma tuttavia contenendolo) il primato di Hollywood"1. Anche questo discorso ci porta dunque ad individuare in un certo equilibrio interno tra "industriale" e "artistico" uno dei punti di forza del nuovo cinema americano.

Ma quel che ora ci interessa di più è fornire il quadro delle dimensioni del successo del cinema U.S.A. all’estero. Ad esempio, in Italia la percentuale d’incasso dei film americani ha subito un incremento notevole dagli inizi degli anni ’70. Ancora nel 1974 i film U.S.A. occupavano il 25% degli incassi: ma nel 1979 hanno superato il 40%, come appare dalla seguente tabella.

TAB.1 Percentuale dei film italiani e U.S.A. sugli incassi complessivi nazionali 2
ANNO FILM italiani % FILM americani %
1974 59,3 25,0
1975 59,3 26,8
1976 57,0 30,4
1977 52,4 32,7
1978 43,1 40,2
1979 40,0 43,0

Questa progressiva conquista del mercato cinematografico italiano da parte del cinema U.S.A. trova una puntuale corrispondenza sui maggiori mercati cinematografici mondiali. Secondo una tabella compilata da Claude Degand e aggiornata al marzo del 1979, la quota parte dei film americani sui mercati stranieri è così rappresentabile 3:

Quota parte dei film americani sui mercati stranieri. Marzo 1979

Naturalmente questo successo del cinema statunitense all’estero premette una situazione rosea anche - nel mercato cinematografico interno. Continuando per ora a mantenerci sulle generali, riportiamo qui di seguito le cifre riguardanti l’incasso lordo al botteghino negli anni ’60 e ’70. E’ facilmente riscontrabile un aumento considerevole a partire dal 1963, l’anno di minor incasso in assoluto a partire dal dopoguerra.

TAB.3 Biglietti di ingresso al cinema
ANNO Incassi
1960 956 milioni di $
1963 942 milioni di $
1965 1067 milioni di $
1970 1521 milioni di $
1975 2538 milioni di $
1965 3490 milioni di $

FONTE: US Department of Commerce, Bureau of Economic Analysis4


Questa forte crescita deve attribuirsi al numero dei biglietti venduti. Si è potuto appurare infatti che nel 1974 furono venduti 1,01 miliardi di biglietti circa, e nel 1978 circa 1,06 miliardi. E’ però anche vero che il prezzo del biglietto è aumentato nel corso degli ultimi dieci anni. Nel 1971 esso era stimato mediamente a 1,65 dollari. Nel 1978 ha raggiunto la media di 2,32 dollari. Tuttavia l’US Department of Commerce assicura che l’aumento del prezzo dei biglietti è rimasto inferiore al ritmo di crescita generale dei prezzi al consumo e quindi il valore reale delle cifre riportate rimane pressoché immutato5. Ma dietro queste cifre che documentano il rilancio del cinema americano a livello mondiale, già si intravedono le linee della nuova strategia produttiva. Essa ebbe il coraggio di non credere più nella fedeltà di un pubblico garantito dalle formule della "Old Hollywood" e d’altro canto riconobbe finalmente di non dover contare affatto sull’integrazione verticale della propria industria, impossibile ad attuarsi per la legge anti-trust. Hollywood cercò nuove strade per risollevarsi ed abbandonò la nostalgia per quelle antiche. Così mise in opera innanzitutto una drastica riduzione della produzione, che in questo modo si adeguò alla reale offerta del mercato interno. Ad essa fece seguito una maggiore importanza accordata alla scelta del soggetto, al marketing del film. Ciò contribuì pure ad aumentare la presenza dell’industria cinematografica nel settore della televisione e dei mass-media in generale, considerato il loro sfruttamento a scopo pubblicitario. Inoltre le Majors si sono viste costrette a cooperare cogli indipendenti almeno nella fase produttiva, pur affermando naturalmente tutta la loro forza, nazionale ed internazionale, nella fase distributiva. In questo modo l’attività cinematografica si è andata sempre più estendendo e ha finito per comprendere settori industriali tradizionalmente considerati estranei a sé. Si è dato luogo quindi ad una complessa realtà economica che necessita di un approccio ampio, tale da rendere conto sia dei suoi rapporti con la più generale economia degli U.S.A., sia dei suoi rapporti coi mass-media, di cui è appunto parte. Un primo quadro di questa realtà ci può essere fornito da una rapida panoramica sullo stato attuale delle grandi compagnie cinematografiche americane.




  1. Lino Micciché, "L'ultima spiaggia del cinema?", in AAVV, Hollywood 1 69-1979. 1. Cinema cultura società, Venezia, Marsilio, 1979, pag. 7.
  2. Questa tabella è riportata da Bruno TORRI nel suo articolo "Il centro dell'impero", in AAVV, Hollywood 1969-1979. . Immagini piacere dominio, Venezia, Marsilio, 1980, pag. 11. I dati relativi al 1979 sono presunti.
  3. Claude Degand, "Dal cinema europeo al cinema ameni cano", in AAVV, Hollywood 1969-1979. 3. Immagini piacere dominio, Venezia, Marsilio, 1980, pag. 63.
  4. Thomas Guback, "L'industria americana del cinema negli anni '70", in AAVV, Hollywood 1969-1979. 3. Immagini piacere dominio, Venezia, Marsilio, 1980, pag. 89. Per quanto riguarda gli incassi al botteghino, si è accertata un'ulteriore crescita del 18% tra il '77 ed il '78, come compare dalla tabella riportata a pag. 85 sempre dell'articolo di Guback.
  5. Cfr. T. Guback, op. cit., pag. 88.