Un curioso accidente/Nota storica

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Nota storica

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Atto III
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NOTA STORICA

          Un curioso accidente l’autor l’ha intitolata,
          Tratta da un fatto vero nato in città olandese,
          E ne abbiam testimoni certissimi in paese.
          In prosa ella fu scritta; è gaia e concludente
          E sperasi che possa riuscir felicemente.

Così annunciava e definiva la presente commedia Catterina Bresciani, nell’ Introduzione alle recite del Teatro di San Luca per l’anno comico 1760 (cfr. Malamani, Nuovi appunti e curiosità goldoniane, Venezia, 1887, p. 173). La recita ebbe luogo la sera di sabato 11 ottobre di quell’anno, come si legge nella Gazzetta Veneta del 15 dello stesso mese. Alla notizia l’estensore, Gasparo Gozzi, aggiunse questo breve commento: «La trasse il signor Dottor Goldoni da una storia, che gli venne dagli amici suoi raccontata, dandole corpo, e azione comica, e vestendola d’un Dialogo naturale, e vivace». Che lo spunto venisse da un aneddoto storico è detto anche nella Premessa e ripetuto nelle Memorie (P. II, cap. XXX). Non isfugga però il parallelismo, avvertito dal De Gubernatis. tra questa commedia e il Medico olandese. Al polacco Guden, venuto a consultarlo per una sua invincibile nevrastenia, il dottor Bainer [leggi Boerhaave] consiglia, tra altre piacevolissime cure, anche un po’ d’amore.

Non intende a sordo il cliente. S’innamora e innamora di sè, senza perder tempo, la stessa figliola del medico. «Così, con un espediente simile a quello del Curioso accidente, anche il medico olandese si fa, in casa propria, inavvedutamente, mezzano d’amori» (De Gubernatis, C. G. Corso di lezioni, ecc., Firenze, 1911, p. 301). Per tutto ciò che riguarda le simpatie per l’Olanda, sorte e nutrite dalla consuetudine che il Goldoni ebbe a Venezia con negozianti olandesi, rimandiamo alle Note che accompagnano I mercanti (vol. IX, p. 187) e il Medico olandese (vol. XIV, p. 93).

Le Memorie anticipano enoneamente la recita di ben cinque anni e nell’esporre l’argomento, confondendo il vero nocciolo storico con ciò che di suo v’aggiunse la fantasia dell’autore, vogliono presi alla realtà anche i personaggi di Riccardo e Costanza (cfr. Premessa). Ma sono esattissime dove affermano che il lavoro ebbe grande successo. Nel metter questa tra le opere sue più care, il Goldoni trova il consenso di spettatori e critici. I quali della bella commedia, se non sempre la moralità, levano a cielo la novissima trovata, l’abile condotta che tien gli animi sospesi fino all’ultimo, e tutte le varie vivissime figure. Quasi per unanime apprezzamento questo Curioso accidente è compreso fra i capolavori del Veneziano. Così giudicano Meneghezzi (Della vita e delle opere di C. G., Mil., 1827, p. 132), il Brofferio (I miei tempi, Torino, 1904, vol. VIII, p. 125), la rivista I teatri, non sempre benevola al Nostro (29 sett. 1829, p. 371), Giuseppe Torelli (C G. Profilo, in Paesaggi [p. 178 modifica]e profili, Firenze, 1861, p. 291), Valentino Carrera (C. G. a Torino. Torino. 1886, p. 24), il Concari (Il Settecento, Milano, Vallardi, 1900. p. 118), Ausonio Liberto [Levantini] (Articoli vari di letteratura e d’arte, anno 1907. Firenze, p. 64). il Graf (La riforma del teatro comico italiano. Carlo Goldoni [Lezioni inedite], p. 503). il Molmenti (I rusteghi. Prefazione Bibl. dell’Adriatico, Venezia. Officine Grafiche, 1908, p. IX), il Masi (Lettere di C. G., Bologna, 1880, p. 52), il Giovagnoli (C. G. in Carlo Goldoni, Num. unico, Roma. Ferino. 1893. p. 3). A. G. Barrili (C. G., Discorso, Genova, 1893, p. 13). Ai giudizi laconici, contenuti in un eloquente sostantivo (capolavoro, gioiello ecc.) o in un epiteto che al sostantivo fissa il grado (classico, mirabile, maggiore, ecc.) s’aggiungono altri, dove la lode è confortata di prove: «Conosciamo poche commedie del Goldoni, dove sia così bene piantata la favola, stretto e sciolto l’intreccio come in questa» (Neue Bibliothek der schönen Wissenschaften und der freyen Künste, Leipzig, 1766, vol. II, sec. parte); «Nel Curioso accidente l’accoppiamento di tipi originali e situazioni divertenti supera tutto ciò che v’ha di simile in altre commedie. È mirabilmente delineato il contegno dei due ricchi signori, l’uno di fronte all’altro. Nel produrre i contrasti che nascono dal conflitto di due caratteri affini Goldoni mostrò la sua maestria» (A. S. Kok, C. G. en het italianische Blijspel. Roermonde, 1874, p. 114); «Un curioso accidente ha innegabilmente pregi notevolissimi: finezza di caratteri, novità e ricchezza d’invenzione, e il quadro di costumi in esso è tanto vero, che piacerà sempre» (C. Roberto, Prefazione a una sua edizione della commedia. Vienna, Schrambl 1829). La commedia è anche per Luigi Carrer tra i prodotti più felici del genio goldoniano, ma, facendo suo un errore dell’Andres da lui citato (Dell’origine, de’ progressi ecc., vol. VI, pagg. 53, 54), crede il lavoro composto appena a Parigi, e, altro più grosso errore, per questo ottimo (Notizie su la Comm. ital. avanti C. G., Parte III, Venezia, Tasso, 1825, pagg. 108, 109). No. Gli anni gloriosi del Goldoni son proprio gli ultimi del soggiorno in patria. Nacque allora, tra altre bellissime, pur questa e in questa e in tutte le commedie di quel periodo — nota Giuseppe Ortolani — vi hanno «scene di grande bellezza umana, perchè Goldoni ci annuncia la piena matuntà e nell’assidua fatica crea l’arte sua per l’avvenire con le mani inconsapevoli, come un fanciullo i suoi giochi» (Della vita e delle opere di C. G., Venezia. 1907, p. 114). Scrive H. C. Chatfield-Taylor: «Il curioso accidente, benchè la scena sia in Olanda, è una semplice commedia d’intreccio, costruita su linee convenzionali senza quella fedeltà d’ambiente che Goldoni ci offre tanto spesso nelle sue commedie veneziane. Pure l’intreccio è così abilmente intessuto e il racconto dell’amore trionfante così simpatico che desta ancora l’interesse del pubblico; perchè, quando anni fa (1907-1908) venne recitato a Chicago e negli Stati del Nord-Ovest da Donald Robertson, quest’ottimo attore trovò che questo lavoro piaceva alla massa degli spettatori più che qualunque altro di Molière, Calderon, Ibsen, Browning ed altri ancora, da lui eseguiti in quel tempo» (Goldoni. A biography. New York, MDCDXIIl. pp. 371. 372). Per l’agile prontezza onde il Goldoni «intuisce la possibilità di combinazioni strane per prolungar gli equivoci» potrebbe il Curioso accidente — secondo il Momigliano — servir di modello ai moderni auton di pochades. E nessuno dissente da lui quando tra le opere [p. 179 modifica]teatrali «che han per tema lo svolgimento d’un fatto ben determinato» e «la comicità generale» n’è «il pregio maggiore» scorge — molto più in alto della nostra — quel Ventaglio che quale commedia d’intreccio è il capolavoro dei capolavori. Alla fine analisi del Momigliano difetti non isfuggono [velleità d'eleganza nella lingua, pesantezza di qualche prolissa parlata] (Il mondo poetico del G., L’Italia moderna, 15 marzo 1907, pagg. 487. 489, 490; La comicità e l’ilarità del G., Giorn. stor. di lett. ital., vol. LXl [1913], p. 225). Ma più di tali difetti, non peculiari al Curioso accidente, notiamo la troppo fragile artifiziosità dell’intreccio. Se uno solo de’ personaggi, abbandonando la circospezione comandata dall’autore, non già dalla naturalezza del discorso, al nome generico (fanciulla, padre, zia ecc.) sostituisce il proprio, l’imbroglio si sfascia come un castello di carte da gioco. E Filiberto, come l’autore lo presenta, è proprio il babbo che a un pregiudizio di casta è pronto a sacrificare la felicità dell’unica sua figliola? Ma scrupoli e interrogativi di tal fatta nascono soltanto nella mente del critico pedante che a tavolino ripensa e vaglia la materia, non già nello spettatore rapito dall’inesausta festività goldoniana in un mondo di serena purissima ilarità.

E concorde quasi tutta la critica nel definire il Curioso accidente commedia d’intreccio (cfr. anche Caprin C. G., la sua vita, le sue opere, Milano. 1907, p. 292; Dejob, Les femmes dans la comédie ecc., Paris, 1899, p. 84). Un così esclusivo giudizio non diminuisce troppo la figura di Filiberto, carattere vero e proprio, la cui esuberante comicità non deriva solo da gioco di situazioni ma molto dalla contraddizione tra la sua natura e la sua presunzione? Noi per parte nostra riteniamo con lo Schmidbauer che questo Curioso accidente affacciatosi alla mente del poeta quale commedia d’intreccio si sia trasformato in parte, in commedia di carattere. Processo inverso, si sa, fece il Bugiardo (Schmidbauer, Das Komische bei G., München, 1906, p. 21) Ammiratore fervido si mostra il Nocchi, del quale più d’una critica stravagante registrano queste Note. Accoglie egli la commedia nella sua Scelta e agli scrupoli che la morale non lievemente bistrattata dal soggetto poteva insinuare risponde: «La reità d’un atto può essere attenuata in modo da lasciar campo alla piacevolezza comica, se sia compiuto nella sbadataggine del lasciarsi andare a disposizioni di carattere lievemente viziose e ridicole». Ragione speciosa che può giustificare al più Filiberto: non già scuscire il contegno del giovane o, meno ancora, quello di Giannina. Erra il Nocchi nel ritenere caratteri identici padre e figliola. Se impulsivo il genitore, la ragazza sa bene ciò che vuole e fa. Non così il tenente. Al Guerzoni Cotterie e Giannina «paiono veramente innamorati: lui però più di lei» e la correzione giunge opportuna. La fanciulla vuol certo bene al suo ufficiale, ma in lei è sempre guida al cuore la mente (Il teatro italiano nel secolo XVIII, Mil., 1876, p. 219 Preoccupazioni moralistiche inducono anche altri ammiratori a difendere la commedia, come lo stesso autore fa per entro alla stessa e nei luoghi ove ne parla. Ne definisce l’imbroglio Domenico Oliva «uno scherzo di pessimo genere, ma che, adornato da una finezza comica superiore, diverte immensamente, ed è approvato quasi fosse la cosa più naturale e più ragionevole di questo mondo»; e continua: «Come da un niente il Maestro abbia cavato tre atti che sono un prodigio di festività e di spirito, io non starò a dire. Ne penso che certe meraviglie si [p. 180 modifica]possano analizzare. Senza dubbio la perfezione tecnica, il dialogo vivace, la pittura dei caratteri, basterebbero per dare ragione della vita così lunga della bellissima commedia. Ma qui dentro c’è qualche cosa di più: un vecchio scornato e la giovinezza e l’amore che trionfano allegramente e irresistibilmente... È un fondo immorale, si sostiene. Perchè ridere della vecchiezza?... Perchè la giovinezza, ingiustamente o giustamente, è tutto, perchè il mondo è di quelli che si avanzano e non di quelli che se ne vanno. Per questo tessuto poetico, per questa idea fondamentale ed essenzialmente umana il Curioso accidente fa vibrare l’anima dello spettatore» (Note di uno spettatore, Bologna, [1911], pagg. 21, 22). Lo Schmidbauer, entusiasta dell’intreccio e del modo onde condotto «d’effetto comico straordinario» e degno d’«un commediografo genuino» aggiunge: «Anche la giustizia poetica si fa valere. Il senso increscioso che questo trucco (la gherminella di Giannina) può causare, resta paralizzato perchè un istante prima che tutto si scopra vediamo il piacere che il vecchio prova d’essersi burlato del compagno e quanto goda in anticipazione della sua rabbia. Per questo noi ci rallegriamo del suo scorno» (Das Komische bei G., München, 1906. p. 31). Il Rabany rileva altri pregi di genuina comicità, ma, a parer suo, il voler coonestare il modo d’agire de’ personaggi, come l’autore tenta, non fa che metterne meglio in vista l’indelicatezza. «Il eùt fallu chercher uniquement à nous amuser par le comique des situations» (op. cit., p. 165). Superfluo notare che il buon Schedoni ha più d’ogni altro giudice severe parole per la condotta di Giannina (Principii morali del teatro ravvisali da P. S., Modena, 1828, pagg. 83, 219). La morale offesa indusse intorno all’anno 1845 il revisore di Firenze, solo di essa vigile custode, non di ortodossia politica e religiosa, a proibire la commedia (Brofferio, op. cit. vol. VIII, p. 499). Più corrivo s’era mostrato un suo confratello dell’epoca napoleonica, ammettendola con qualche correzione alle scene I e III dell’atto I (Elenco delle rappresentazioni drammatiche ammesse pei Teatri del Regno d Italia. Biblioteca Marciana, misc. 2752). Le correzioni verisimilmente colpivano la buona notte che s’augura Guascogna con la sua vispa Marianna, e il poco affettuoso accenno di Giannina alla morte del babbo.

Del Curioso accidente Alberto Nota, instancabile rimpastatore di motivi e intrecci goldoniani, si giovò in alcune scene del Progettista (cfr. Allocco-Castelline, A. N., ricerche ecc., Torino, 1912, pag. 161) e pur l’Ospite francese pare a noi, come parve al Costetti (Il teatro italiano nel 1800, Rocca di S. Casciano, [1901], p. 67), una rifrittura fiacchissima della commedia del Goldoni. L’Allocco-Castellino ammette solo un parallelismo dell’antefatto (op. cit., p. 175).

Più delle opere ben morte del cavalier Nota vuol la nostra attenzione una curiosa somiglianza della favola goldoniana con un episodio del Buco nel muro, graziosa novella di F. D. Guerrazzi. Un ricco borghese — vi si legge — trae dalla miseria un artista, lo conforta allo studio, gli offre asilo in casa sua e in compenso di tutto questo il giovine gli rapisce la figliuola. Il modo del rapimento — per quel che ricorda un rivale sprezzato alla stessa eroina — è di schietta fonte goldoniana. «Il fraudolente, mostrandosi in vista a tuo padre disperato un giorno peggio dell’altro, lo condusse a domandargli la cagione del suo segreto affanno, e quegli gli disse essere colpa l’amore di [p. 181 modifica]egregia donzella; anch’ella amantissima e disperata, perchè i suoi parenti superbi di nuova fortuna a patto alcuno non consentivano le nozze; e via via mettendogli in tanta mala vista il divieto paterno, che tuo padre irretito nella insidia lo persuase egli stesso a menarsela via di casa per condurla a sposa, e lo provvide di danari, e gl’imprestò fino la sua carrozza per fuggire» (Il Buco nel muro. Storia pubblicata per cura di F. D. Guerrazzi. Seconda ediz., Milano, Guigoni, 1862, p. 122 [cap. VI]). Colpisce ancora l’affinità della scena capitale tra i due padri pel carattere che vi spiega il durissimo Omobono, anch’esso «arricchito al suono delle esclamazioni del popolo», come l’avaro e arcigno Riccardo.

Una coppia amante che consegue la felicità burlandosi d’un vecchio è l’imbroglio tipico dell’opera buffa. A comporre un Curioso accidente pensò prima il m.o Luigi Ricci (figlio), il cui lavoro venne rappresentato al Carlo Felice di Genova nel 1871. Riprese la gioconda tela il vicentino Gaetano Coronaro su libretto di Cordelia [Virginia Tedeschi], e il suo Curioso accidente s’eseguì con ottimo successo l’11 novembre del 1903 al Vittorio Emanuele di Torino (v. Musica e Musicisti. 15 gennaio 1904; S. Rumor, Gli scrittori vicentini dei secoli XVIII e XIX in Misc. di storia veneta. Serie II, tomo XI, p. I, 1905, pagg. 488, 489).

Meglio che recar prove all’ininterrotta vitalità del lavoro, gradito com’è oggi ancora a comici e a pubblici, rinnoveremo i fasti di qualcuno tra i maggiori suoi interpreti. Così, pel secolo XVIII, togliamo alla polvere de’ libri il nome di Francesco Pinotti (1736-1820), del quale un viaggiatore tedesco, che lo sentì nel 1790 a Roma, loda la straordinaria naturalezza e l’efficacia comica, fatte valere particolarmente ne’ Mercanti e nel Curioso accidente (I. F. Schink, Dramaturgische Monate, Schwerin, 1791, pag. 923; lettera da Firenze in data 2 ottobre 1790 del prof. Meyer di Göttingen). Nel secolo seguente questa commedia acquistò o crebbe fama a caratteristi quali: Gaetano Gattinelli (n. nel 1806) che, a Parigi, nella compagnia della Ristori, la sera del 26 maggio 1855 le procacciò con l’arte sua quel successo mancato colà settant’anni pnma (v.: Rasi, vol. I, p. 1000, ed Ernesto Rossi [confonde Gaetano con Luigi Gattinelli] in Quarant’anni di vita artistica, vol. I, p. 62; e a stampa il sunto francese della commedia, distribuito agli spettaton [Bibliothéque nationale, Parigi, y th 18596]); Gaetano Coltellini (m. nel 1883); Pietro Zoli (1830-1899) [Rasi, ad nomina]; Giuseppe Moncalvo, il celebre Meneghino, che in parti promiscue, come in questo Curioso accidente, diventava Beltramino (Regli, Dizionario biografico ecc., Torino, 1860, p. 339) e le ultime scene recitava così da strappar le lagrime (Petrai, Lo spirito delle maschere, Torino, 1901, p. 55). Famoso sopra ogni altro fu il Filiberto di Cesare Rossi (1829-1898). Anch’egli nella scena della lettera mostrava il massimo dell’arte sua. «Soddisfatto da prima di aver conseguito il suo intento, a poco per volta gli si dipingeva in viso il dubbio e l’ansia, e giungeva allo scoppio di una disperazione così vera, così naturale, che il pubblico se ne sentiva commosso» (Guastalla, Antologia Goldoniana, Livorno, 1908, p. 88). Fu in questa commedia ch’egli la sera del 25 gennaio 1893, nel primo centenario della morte (anticipato come si vede di ben tredici giorni) al Valle di Roma rese onore al Maestro, pel quale nutriva quasi cieca ammirazione. Alla recita andarono [p. 182 modifica]innanzi una commemorazione del Giacosa e parole d’occasione dette dallo stesso Rossi. Ricorda il Boutet: «Io lo rivedo in quella sera di commemorazione goldoniana al Teatro Valle. Aveva indossato la più ricamata e autentica giamberga settecento, e con quale tremolio nella voce, egli si avanzò verso il busto di Goldoni, in una gloria di lauri e di fiori, ed esclamò: — Nessuno più di noi artisti comici può sentire la reverenza e l’omaggio che si debbono al genio di Carlo Goldoni, che non solo riformò e fu padre della commedia italiana, ma riformò e fu maestro dei suoi interpreti modesti... — Pareva che egli sciogliesse il voto in quell’istante: si inchinavano Don Marzio, Qeronte, Filiberto, Il conte di Roccamarina e.... Carlo Goldoni, bonario, ascoltava» (Cesare Rossi, La Nuova Rassegna, Roma, 1894, p. 183). Descrisse con calda parola la bella festa anche Enrico Montecorboli (Le centenaire de G. en Italie. La nouvelle revue 15 febbr. 1893, p. 839). Il discorso del Rossi, un suo ritratto [Filiberto che legge la lettera], e i particolari della serata si trovano in Centenario in onore di C. G. (Roma, Ferino, 1893). Tragica combinazione volle che Cesare Rossi morisse il giorno in cui a Bari doveva recitare anche una volta la gloriosa commedia (1 novembre 1898; Rasi, voi. II, p. 441). Oggi ancora il pubblico accorre come a una festa al Curioso accidente se artisti quali Ermete Novelh, Emilio Zago, Alfredo De Sanctis, Ugo Piperno l’annunciano.» Poche volte avevo visto — scrive d’una di queste recite Eugenio Checchi — una sala di spettacolo più affollata, un pubblico più lieto e plaudente, un entusiasmo più schietto. Il protagonista della commedia era Ermete Novelli... attore insuperabile tutte le volte che, memore delle prime origini della sua fama.... ritorna alle schiette manifestazioni dell’arte goldoniana, vale a dire alla ricerca e al trionfo della verità» (Risveglio goldoniano, Fanfulla della domenica, 7 giugno 1908). Nelle rappresentazioni di Cesare Rossi l’ambiente olandese della commedia restava lettera morta (Rasi, Per la interpretazione dell’opera goldoniana. Il Marzocco, 25 febbr. 1913). A Ermete Novelli e ad Alfredo De Sanctis, pure fine ed acclamato Filiberto, si da lode di aver rispettato anche questo non trascurabile coefficiente d’una perfetta esecuzione (Oliva, op. cit., p. 22; Gazzetta di Venezia, 14 genn. 1911). Emilio Zago recita la commedia in un rifacimento veneziano, di cui si dice bene, com’è assai apprezzata la sua interpretazione fatta di verità (Piccolo, Trieste, 30 agosto 1907). Fra le molte dannine che gabbarono l’ottimo Filiberto più che sicure del suo perdono, non vanno dimenticate Carlotta Marchionni (Righetti, Studj sull’arte drammatica, Torino, 1834, vol. II, p. 146), Graziosa Glech (A. Vitti, C. G., ricordata da un compagno d’arte. Scena di prosa, 16 sett., 1910), e quella Teresa Fini, cantata dal Tommaseo, del cui breve ma fulgido cammino drammatico decise proprio questa commedia, da lei eseguita a Legnago in mezzo a poveri guitti, ma presenti Anna Pellandi e Paolo Belli-Blanes (Rasi, vol. I, p. 887). Notiamo ancora, non tra i fasti dei nostri comici, che il Curioso accidente, ai bei giorni in cui si mutavano ad arbitrio i titoli, fu ribattezzato in Padre burlato (Carletta [Antonio Valeri], La Compagnia Reale Sarda, La nuova rassegna, Roma, 1893, p. 395).

Prolissa quanto l’enumerazione pur di sole recite per un riguardo o l’altro notevoli sarebbe la serie di Scelte, indigene e straniere, di ristampe a scopo didattico, di Antologie con riproduzioni integre o parziali. Solo tra le edizioni [p. 183 modifica]adorne anche di illustrazioni non vorremmo tacere quella con sei graziosi figurini colorati, rappresentanti tutti i personaggi della commedia, che è nella Raccolta di tragedie, commedie e drammi de’ più illustri scrittori d’Italia (Fascicolo II, Firenze, Lottini e C, 1843).

Con la fortuna della commedia sulle nostre scene e presso la critica nazionale ben s’accorda il favore grande onde fu accolta fuori d’Italia. Di ben diciassette versioni in altre lingue diamo notizia e anche questo numero è forse inferiore al vero. Per la sua diffusione oltr’alpe il Curioso accidente vien subito dopo il Burbero, la Locandiera e il Servitore.

La Dupe de soi-méme, 24 maggio 1786. al Théatre Italien. La traduzione di un «homme de lettres» che il G. non conosceva di persona, era parsa discreta a lui, autore, e i comici l’aveano accolta «avec acclamation». Invece «un punto della commedia che era piaciuto grandemente in Italia indispose il pubblico parigino» e il lavoro andò a terra (Memorie, P. III, cap. XXXVII). Non la sfuriata di Riccardo contro i francesi ne fu la ragione, come opina il Guastalla (op. cit., pag. 84, 85), ma la morale offesa. Questa critica del D’Origny lo prova: «Il va dans cette pièce, imitée de G., du mouvement, des situations, une grande entente du théâtre, et des scenes intéressantes, mais elle blesse tout a la fois la raison, les bienséances théâtrales et l’honnêteté publique: aussi a-t-elle révolté les gens de goul, et indigné ceux qui conservent encore du respect pour les moeurs» (Annales du théâtre italien. Paris, 1788, vol. III, p. 206)- La Correspondance del Grimm dice la traduzione opera dello stesso autore, «En la traduisant lui - même, il a cru l’adapter aux convenances particulieres de notre théâtre; mais ce nouvel essai lui a mal réussi. Le fond de l’action a paru si peu vraisemblable et le style tellement negligé, qu’ on a été beaucoup plus frappé de ce que la prévention et la vengeance du principal personnage ont de bête et d’odieux qu’on ne l’a été de l’excellent comique de situation qui en resulte, et qui produit au moins deux ou trois scènes d’imbroglio assez gaies» (ed. Tourneux, Paris, 1878, voi. XIV, p. 167). Era male informato il Napoli-Signorelli, accennando a questo Curioso accidente francese come a una traduzione fortunata (Storia critica de’ teatri, ecc., Napoli 1790, tomo VI, p. 237). Dell’insuccesso il Goldoni non s’addolorò più che tanto, affermano le Memorie, e fu lui a consolarne gli amici.

La Dupe de soi - mème, comédie en trois actes et en vers, représentée, pour la premiere fois, par les Comédiens Français, le 22 germinal an 7 [11 aprile 1799]. Par F. Roger. A Paris, chez Huet, An VII. Jean François Roger (1776-1842), che del Goldoni ridusse pure il Servitore e l’Avvocato, tolse all’anonimo traduttore, così poco avventurato al Teatro italiano, il titolo. A risparmiare la suscettibilità del pubblico qui non è più la figliola che canzona il suo babbo, ma del brutto tiro, solo simulato, sono responsabili i servi. Tanto pare bastasse a mutar le sorti del nuovo rifacimento (v. Rabany, op. cit., p. 282).

Le plaisante avventure, comédie en trois actes et en prose in Les chef d’oeuvres dramatiques de C. G. traduits.... avec le texte italien à côté de la traduction.... par M. A. A. D. R. (Amar Du Rivier) A Lyon et a Paris, Reymann, An IX [1801], Tome troisième. Versione letterale talvolta fino [p. 184 modifica]a rendere gli strafalcioni del testo originale, scorrettissimo. Precede la premessa dell’ediz. Pasquali, cui segue, prima e dopo la commedia, qualche osservazione del traduttore sulla poca moralità del soggetto. A pp. 36, 37 una nota di biasimo per Giannina che con troppa disinvoltura tocca della morte di suo padre.

Le conseil imprudent, 1799. «On vient de donner ces jours passés, an Théàtre de Monsieur, une comédie Française qui a réussi, le Conseil imprudent; c’est une imitation de la pièce de M. Goldoni, inlitulée Un curioso accidente. Le sieur Paillardelle, qui l’a traduite, y joue le principal ròle, et le joue avec une grande verité» (Grimm, op. cit., [maggio 1799], vol. XV, p. 456). Stampata, secondo il catalogo dal Museo Britannico, col titolo: Le défi imprudent, comédie en un acte et en prose par *** 1801, 8 (11738 a. 10 [2]).

Le vindicatif, ou l’esprit de vengeance, comédie en trois actes, en prose, imitée de l’italien de Goldoni, «Un curioso accidente» par M. Touzet, de Semur, 1820. Bibliothèque de Semur, 80 (95). Manoscritto. Così il Catalogue général des Manuscrits des Bibliothèques publiques de France. Départements. Tome VI, Paris, Plon, 1787, p. 323.

Comedia nueva. El prisionero de guerra. En tres actos. Por el Doctor Carlos Goldoni. Teatro Espanol, vol. X, num. 24. Imprenta de Paolo Nadel en Barcelona. In versi (Biblioteca Marciana 75631, 10).

Carlos Goldoni, Un lance inesperado. Traducida al espanol por D. Telesjoro Corada. Con una testata che rappresenta l’ultima scena. Si trova a pagg. 826-852 del Teatro selecto antiguo y moderno, nacional y extranjero, coleccionado.... por D. Francisco Iosé Orellana. Barcelona, S. Manero, 1866.

Comedia Nova Intitulada O Veiho Conseilheiro contra si proprio. Em 3 Actos, Drama dos mais modernos do celebre Douctor Carlos Goldoni. Traduzida em Portugues por hum dos Melhores Actores que leve o Theatro Nacional. Manoscritto della Collezione teatrale di Luigi Rasi. Porta segnate le date della censura: octubro e 20 7bro 1811. In 4° piccolo.

Love, Honor, and Interest, London, published by Henry Colburn, 1814. New british theatre, a selection of originai Dramas not yet acted; some of which have been offered for representation, but not accepted: with critical remarks by the editor. Vol. III. Nella stessa Collezione, almeno in parte di lavori rifiutati come si legge nel loquace frontespizio — s’era già pubblicata La gelosia di Lindoro [The Word of Honor], ma il Curioso accidente è lavoro di tutt’altro carattere, avverte l’editore. «La semplicità della favola, i caratteristici lineamenti dei personaggi e il vero sentimento che lo pervade fanno si che alcuni critici non lo ritennero inferiore all’altro quanto a invenzione, e più adatto assai all’effetto scenico» (ibid., p. 286).

An odd mistake. Italian comedies. Select comedies, translated from the Italian of Goldoni, Giraud and Nota. New York and Philadelphia, Appleton & Comp. 1849. (La Scelta contiene anche il Burbero).

A curious mishap (Un curioso accidente) A comedy in three acts. The comedies of C. G., edited with introduction by Helen Zimmern. London, D. Scott, 1892. Il volume contiene ancora il Burbero, il Ventaglio e l’Avaro fastoso. Di questa traduzione si servì l’attore Donald Robertson [ricordato più sopra] come cortesemente ci comunica il prof. Kenneth Mckenzie di New Haven. [p. 185 modifica]

An odd misunderstanding. Transl. by Lloyd, Charles. In the Fiorentine ed. oj the Literature of Italy, 16 vols (notizia favoritaci da Mr. Chatfield-Taylor). È ben possibile che due, magari tutte e tre queste traduzioni inglesi sieno identiche, ma noi potemmo vedere solo quella del 1892, che, d’accordo col prof. Mckenzie, non esitiamo a dire pessima.

Tifaeldet ar Ret [il caso ha ragione]. Di questa traduzione danese troviamo notizia a pag. 59 del volume Goldoni og Gozzi di Schandorph [Kopenhagen, 1874]. Fu recitata la prima volta il 5 giugno 1856, traduttore P. Th. Thielemann, a quel Teatro Reale. Vi si distinsero l’attore Mantzius e l’attrice Heiberg.

Una traduzione svedese attribuita ad Albert Lichtenberg, eseguita al Teatro popolare di Stoccolma, e ricordata in Quarant’anni di vita artistica di Ernesto Rossi (Firenze, vol. II, 1887, pag. 293), ma le ricerche da noi fatte per confermare questa notizia del malfido centone riuscirono infruttuose.

Dar seltsame Zufall in Des Herrn C. G. Sämmtliche Lustspiele. Leipzig, Eisfeld, 1767, vol. I. Traduttore Justus Heinrich Saal. Si valsero forse di questa versione i comici che secondo G. Schaz (Des Herrn C. Goldoni Beobachtungen in Italien und Frankreich. Leipzig, Dyk, 1789, vol. III, p. 187) recitarono l’anno 1767 a Lipsia per la prima volta la commedia in Germania.

Geschwind, eh es jemand erfährt. Hamburgisches Theater. Hamburg, Bode, 1776-81, vol. II. Il riduttore Johann Christian Bock, poeta addetto alla Compagnia Ackermann di Amburgo, trasse il titolo dalle parole — presto che nessuno lo sappia — con le quali Marianna si burla del padrone (ult. scena). Di questo rifacimento ci sono parecchie ristampe. Il Bock ridusse ancora, valendosi delle traduzioni del Saal altro del Nostro e trasportò sempre in Germania luoghi e personaggi. Di che ebbe lodi spinte talvolta a ridicoli eccessi. Del suo Curioso accidente si scrisse: «L’originale goldoniano non era molto più di niente, e a chiunque altro sarebbe riuscito difficile farne qualche cosa» (I. F. Schink Dramaturgische Fragmente, 2 vol., Graz, 1781, p. 446). F. L. W. Meyer definì questo lavoro un «modello di ben riuscito adattamento» e aggiunge: «Sta più in alto dell’originale» (F. L. Schröder, Beitras zur Kunde des Menschen und des Künstlers, I, Hamburg, 1819, p. 209). Al Meyer, e per lui ad altri, rispose Ludwig Tieck, tra i critici del Goldoni in Germania il più giusto e il più sereno, condannando con sode ragioni ogni tentativo di adattare le commedie dei Veneziano ad altri paesi e costumi (Kritische Schriften, Leipzig, 1898, p. 219 segg). A parer suo la traduzione del Saal per quanto disadorna (e non sempre fedele, poteva aggiungere) ma perchè letterale, doveva preferirsi a ogni altra. Il Saal invece ebbe ben scarsa fortuna, e dell’opera sua i riduttori si giovarono come materiale greggio. Nel rifacimento del Bock, il Curioso accidente ebbe in Germania immensa fortuna. Al solo Burgtheater di Vienna dal 9 agosto 1777 all’8 agosto 1806 si recitò 48 volte (Otto Rub. Das Burgtheater, Statistischer Rückblick, Wien, 1913, pp. 7, 301). Attori di gran fama, quali Ekhof, Schröder, Iffland gareggiarono nel dar vita ai personaggio di Hieronimus Billerbeck. [Filiberto] (v.: Iffland, Uber meine theatralische Laufbahn, Heilbronn, 1886, pp. 25,42; F. Walter, Archiv u. Bibliothek des Nationaltheaters in Mannheim, Leipzig, 1899, p. 264, Sulger-Gebing, in Zschr. f. vergl. Litteraturgesch., Weimar, 1897, p. 495). [p. 186 modifica]

Der besoadere Zufall. Traduttore Johann Joachim Christoph Bode. Recitata, ma salvo errore, inedita (Theater - Kalender auf das Jahr 1780. Gotha, p. 107. N’era compilatore H. A. O. Reichard).

Ein wunderlich Spiel, Lustspiel in drei Akten von Goldoni, in das Deutsche übertragen von Wolfgang Evening. Manoscritto dei princ. del sec. XVIII. (Collez. di E. M.).

Il Curioso accidente, fu rilevato, ha qualche non insignificante affinità nel disegno dei personaggi con la Minna del Lessing (Maddalena, Lessing e G., Giorn. stor. di lett. ital. 1896, voi. XLVII, pp. 208-210; Wihan, Lessings «Minna con Barnhelm» und Goldonis Lustspiel «Un curioso accidente» Prag, 1903). Quando non siano rapporti voluti dal caso, il Lessing per giovarsene sarebbe tornato sull’opera sua, compiuta o quasi allorchè intorno al 1765 uscì il VII vol. del Pasquali dove per la prima volta la commedia goldoniana si pubblicò.

Nel 1789 il Moratin a Parigi chiedeva qua e là del Goldoni, ma nessun francese ne sapeva nulla «por que comò no tiene el honor de ser francés — commenta una sua lettera — se cuidan poco de su merito, y qualquier gabachuelo escritorcillo insipido de madrigales y vaudevilles, tiene aqui mas fama que el Molière veneciano» (Cartas de Moratin à Jovellanos. La Lectura, Madrid, 1910, n. 118, p. 127). Fra i Francesi che le amare parole dello scrittore spagnuolo non toccano è, primo, il dedicatario della presente commedia, Charles Simon Favart, celebre autore di applaudite commedie e fortunati libretti. Nato a Parigi nel 1710, aveva tre anni meno del Goldoni. Suo padre, gran bontempone, gl’insegnò la morale e altre utili dottrine mettendo tutto in musica. Il rampollo, cantando col genitore, riteneva facilmente ogni cosa. Amantissimo poi del teatro papà Favart coltivava consimili disposizioni nel figlio. Morendo lasciò debiti in copia e con questo la famiglia in miseria. A ventiquattr’anni Simone dovette provvedere a sè e ai suoi. Se la vita allegra, l’amore grande per l’arte scenica e scarso per l’economia domestica accostano idealmente papà Favart a Giulio Goldoni, il caso volle unire i due loro genialissimi figlioli con vincoli di stima e d’affetto che, stretti verisimilmente prima che il Nostro si recasse a Parigi, durarono saldi, fino alla loro più tarda vecchiaia. Forse non erriamo dando il mento di sì bella unione al maestro Egidio Romualdo Duni (n. a Matera nel 1709 — m. a Parigi nel 1795), per il quale il Goldoni nel 1756 alla Corte di Parma scrisse la Buona figliola (Memorie, P. II, cap. XXXI). Il Duni già vissuto a Parigi conosceva bene il Favart per averne musicato qualche libretto (D’Angeli, C. Goldoni e E. R. Duni, Gazzetta di Venezia, 3 marzo 1913). Se l’ipotesi calza, per tanto simpatica mediazione il Duni avrebbe maggiori titoli ancora alla nostra riconoscenza che non suggerendo al Goldoni — lui curato con brillante esito dal celebemmo Boerhaave — lo spunto a una originalissima commedia [Il medico olandese; v: vol. XIV, pag. 93 di questa ediz.].

La fonte, abbastanza copiosa e quasi unica, di notizie sull’amicizia tra i due commediografi è nei tre preziosi volumi di Mémoires et correspondance littéraires del Favart, pubblicati dal nipote (Paris, Collin, 1808). Dove si scorge con quanto affettuoso interessamento egli accompagnasse la varia fortuna [p. 187 modifica]dell’amico italiano sul teatro e a corte. Nelle trattative che parevano già mature per l’andata del Nostro a Vienna il Favart ebbe certo parte non piccola (cfr. vol. II, p. 189) e quando a merito di fortunate ricerche sarà dato far un po’ di luce sull’invito giunto al Goldoni da Parigi, non ci stupiremo di leggere tra i nomi dei mediatori quello del Favart e accanto al suo quello del Duni. Anche in mezzo ai torbidi della rivoluzione, più fatali che mai ai due vegliardi che per essi avevano perduto i benefizi della Corte, l’amicizia li confortò. Ai due era rimasto compagno fedele un altro scrittore ottuagenario, il Laplace (v: Premessa). L’abate Cosson, poeta e professore, brindò un giorno alla salute dei tre vegliardi così:

          Quoique auteurs connus, bien que vieux,
          On peut s’en aimer encor mieux:
          La preuve en est rare et bien chère!
          Célébrons donc tous, à plein verre,
          L’amitié qui rassemble ici
          Favart, Laplace et Goldoni.

(ibid., vol. I, p. LXXXIII).

Pochi mesi innanzi la morte, Simon Favart diresse «au Molière de l’Italie, Digne nourisson de Falle», al suo «très-cher Goldoni» un grazioso invito in versi (ibid., pag. LXXXIV). L’anno 1790 «le trois Nestors de la litterature, Goldoni, Favart, et La Place» s’adoperarono per ottenere una legge che fissasse la proprietà letteraria (De Soleinne, Bibliothèque dramatique, Paris, 1843, vol. V p. 36, n. 156), non senza frutto (Favart, Mémoires, ecc., vol. I, p. LXXXIIl). A questo loro passo si riferisce un decreto della stessa Assemblea (1792) «honorant des temoignages de son estime MM. Laplace, Goldoni et Favart, qui viennent réclamer sa justice au nom de toute la littérature et dramatique, chargeant son Comité d’instruction publique de lui presenter jeudi 8 fevrier, un rapport sur cet objet» (Italie et la France, 5 aprile 1907, p. 116).

Da parte del Goldoni il miglior attestato d’affettuosa stima al Favart è in questa sua dedicatoria. Dove egli rende omaggio pure alla moglie dell’amico, Justine Duronceray, detta la Chantilly (n. nel l727, m. nel 1777), famosa attrice, cantante, autrice, nel cui vasto bagaglio artistico troviamo l’Isle des Fous, parodia dell’Arcifanfano, e i Caquets, la nota imitazione dei Pettegolezzi (Pougin, Madame Favart, Paris, Fischbacher, 1912, p. 62). Di più vi si fa simpatica menzione di tutto quel gruppo di letterati e amici che s’adunavano la domenica a lieto simposio, offerto a volta a volta da ciascuno di loro (v: anche le Memorie, p. III, cap. V e le ottime note di G. Mazzoni a pagg. 424, 425 [vol. III] della sua ediz.; Componimenti minori, ed. Pasquali, vol. II, p. 238). N’erano escluse le donne (come dal casino delle Donne curiose e dal banchetto dei Morbinosi alla Giudecca!), ma riusci a rompere la consegna la celebre Sophie Arnould. Perchè le Memorie tacciono questo nome? Al fascino della sua ventenne bellezza e del suo canto i nove commensali s’arresero a discrezione.

Solo tre fuggevoli accenni al Favart contengono le Memorie. Dispersi i domenicali, se ne legge il nome tra quelli della comitiva che si raccoglievano una [p. 188 modifica]volta la settimana alla Spada di legno a bocca e borsa (P. III, cap. X). I compagni erano undici: degli antichi, col Goldoni e il Favart, solo il La Place e il Louis. Un’ultima volta troviamo ricordato il Favart, in un breve collettivo elogio, assieme ad altri poeti dell’Opera comique (P. 111. cap. XIII). Resta ancora una lettera del Goldoni, dove questi ringrazia l’amico dell’invio dei Moissonneurs e gli loda l’opera (Mém. et corresp. cit., vol. II, pagg. 424-426). D’un’altra lettera abbiamo solo la data [16 mars 1758] e l’incipit nel citato Catalogo Soleinne (vol. V, p. 31, 32). Dove sarà?

E. M.


Il Curioso accidente fu stampato la prima volta a Venezia nel t. VII dell’ed. Pasquali, nel 1764 e l’anno stesso fu ristampato a Bologna (a S. Tomaso d’Aquino). Uscì inoltre a Torino (Guibert e Orgeas VII, 1773), di nuovo a Venezia (Savioli e Pitteri XII, 1774; Zatta cl. 1, VII, 1789; Garbo II. 1794), a Lucca (Bonsignori XI. 1789), a Livorno (Masi XVII, 1790) e forse altrove nel Settecento. — La presente ristampa seguì le edizioni Pasquali e Zatta. Valgono le solite avvertenze, come per le precedenti commedie.