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Un po' per celia e un po' per non morir.../Kurfüstendamm Theater

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Kurfüstendamm Theater

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Berlino Lugano - Locarno
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KURFÜSTENDAMM THEATER

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Il Kurfüstendamm è un teatro modernissimo. La sala di un buon gusto e di un’eleganza squisita, il palcoscenico con tre piattaforme, ideato da Max Reinhardt, in modo che si possono preparare gli spettacoli di giorno, e la sera, per mezzo di un carrello, la trasformazione da un atto all’altro avviene rapidamente: cinque minuti al massimo; non capisco perchè questo sistema non si adotti per lo meno all’Argentina: in tanti altri teatri d’Italia poi, ci sarebbe spazio da poterlo fare con minima spesa.

Recitai in questo importante teatro tranquillissimo, anche perchè gli impresari che mi avevano scritturato, erano due attori tedeschi che mi avevano visto lavorare al Casino di San Remo.

Serata splendida: S. E. l’Ambasciatore Cerutti, il Primo Segretario d’Ambasciata Magistrati, il Regio Console Biondelli, il Segretario del Fascio, la signora Ximenes, molti attori tedeschi, la stampa al completo. Insomma la mattina — no, non lo voglio trascrivere, lasciatemi [p. 172 modifica]essere modesto... insisto su la modestia —, insomma la mattina... il maggiore critico Dietzenschidt diceva di me su due colonne nel Berlinner Tageblatt:

«... Ettore Petrolini. Ormai non v’è più alcun motivo per dubitare che egli sia il più grande attore italiano vivente, giacchè egli unisce in un tutto armonico le più tipiche attitudini dell’artista meridionale. La grazia con la quale egli domina gli atteggiamenti del proprio corpo, la fantastica rapidità con la quale infilza le parole che pur restano individuate — come presso di noi era capace di fare solo Giuseppe Kainz — la pieghevolezza della voce, la ricchezza della tavolozza mimica che sa rendere ugualmente bene un’esplosione di furore orientale e la tontaggine del semplicione, la consapevole serietà dell’artista, e l’abbandono di una grande anima infantile alla gioia del teatro, tutto ciò insomma in un meraviglioso attore che ha saputo innalzare la freschezza originaria di un talento e d’una forma decisa di arte superiore».

Una sera in camerino ebbi un biglietto della contessa Eleonora Siemens che m’invitava gentilmente ad una colazione in casa sua. Domandai chi fosse questa signora e tutti meravigliati mi dissero: — È la nipote di Federico Siemens [p. 173 modifica]l’inventore della dinamo — ed il direttore del Kurfüstendamm indicandomi il denaro che avevo sulla tavola mi disse: — Guardi, su quel biglietto da dieci marchi c’è il ritratto del nonno della contessa Siemens. —

L’inventore della dinamo! Mi precipitai il giorno dopo dinamicamente in casa della contessa, una di quelle case tipo mille e una notte; ma lo stupore più grande — e mi avvidi che la contessa Siemens si divertiva a stupirmi — fu quando mi fece visitare una parte più raccolta della sontuosa casa, dove c’era tutta piazza di Spagna, via del Babuino, Tor di Nona e un’infinità di cose che avevo visto nelle stupende vetrine di Segre: bronzi di Alfredo Barsanti, le cose più squisite di Pio Joris, di Fortuny, Coleman, Piranesi, Pinelli e sopra un pianoforte, in un’artistica cornice, il nostro Duce.

Là dentro tutto odorava di casa nostra. La nipote del celebre inventore mi disse che era berlinese ma aveva vissuto tanti anni a Roma e l’adorava — parlava l’italiano con un po’ di accento romano — la sera avanti aveva assistito allo spettacolo, Ghetanaccio, una cosa stupenda, di Jandolo, che lei ben conosceva e dove aveva fatto molti acquisti di bellissime cose. In quella casa conobbi anche la nipote di Hindenburg, che mi disse: [p. 174 modifica]

Gestern abend war ich mit der Gräfin zusammen im Kurfürstendammtheater gewesen, und hab e mich wirklich wunderbar gut unterhalten.

Avete capito?

Certo sono delle gran belle soddisfazioni... Ebbi anche un’amabilissima lettera del Principe Schaumburg Lippe che mi mandava gli auguri ed i saluti di S. E. Goebbels, Ministro della Propaganda: Goebbels io avevo avuto già il piacere di conoscerlo a Roma alla Casina delle Rose dove gli fui presentato da S. E. Emilio Bodrero in occasione di un banchetto offerto all’illustre ospite dalla Confederazione degli Artisti.

Ma perchè me lo avete fatto trascrivere? Ma perchè mi avete indotto a rompere le tradizioni della mia abituale modestia?...