Una Moneta inedita dei Vescovi di Volterra

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Costantino Luppi

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Una Moneta inedita dei Vescovi di Volterra Intestazione 6 ottobre 2011 75% Numismatica

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1891

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UNA MONETA INEDITA


DEI VESCOVI DI VOLTERRA





Poche sono le monete finora conosciute stampate a nome de’ Vescovi di Volterra in questa città e nelle terre e castella da essi dipendenti. Sono cinque:

1. Grosso agontano.

D/CX — E — VITORIA — NRA Croce.
R/R • EPS • VVLT • Figura del vescovo.

2. Grosso c. s.

D/ PP — RANERIVS Figura del vescovo.
R/ PPLVS — VVLTERRA Croce accantonata da due stelle.

3. Grosso c. s.

D/* * • EP • RA — NERIVS Figura del vescovo.
R/ • DE • VVLTERRA Croce con due stellette in due angoli opposti.1

4. Picciolo.

D/ • EP • RANVCCI • Busto del vescovo.
R/ . D • VVLTERRA Croce2. [p. 384 modifica]

5. Grosso c. s.

D/. PP . SAT — IVSTVS Figura del Santo, mitrato e nimbato col pastorale nella sinistra e benedicente colla destra.
R/* * DE DVLTERA • (sic) Croce3.

Le prime due monete furono dall’Ammirato4 e da Vincenzo Promis5 attribuite a Ranieri I che resse la Chiesa di Volterra dal 1251 al 1261; la terza dal Bellini e dal citato Promis è pure attribuito allo stesso Ranieri I.

La quarta è un picciolo del vescovo Ranuccio Allegretti (1320).

L’ultima da Vincenzo Promis è ritenuta del XIV secolo, e posteriore alle precedenti6.

Il ch. Umberto Rossi nel suo bell’articolo: Volterra e le sue monete, non sa acconciarsi ad attribuire le prime tre monete a Ranieri I, perché, come giustamente osserva, dalle memorie del tempo, consta che il detto Ranieri non fu mai consacrato vescovo di Volterra, ma prese soltanto il titolo di Eletto, titolo che avrebbe dovuto figurare nella moneta come, ad esempio, si riscontra in alcune monete di Gregorio di Montelongo patriarca di Aquileia (1251- 1269)7.

La prima non si può attribuire neppure al vescovo [p. 385 modifica]Ranieri II, perchè essendo tale moneta comunissima, la sua frequenza rende inaccettabile la sua attribuzione al detto vescovo, che ebbe un dominio assai breve e fortunoso. Potrebbesi tutt’al più attribuire a Ranuccio Allegretti.

La quinta moneta non dà luogo a discussione alcuna, la sua attribuzione è evidente; essa appartiene al vescovo Ranuccio (1320).

L’ultima col SAT IVSTVS dall’illustre Kunz venne attribuita al Comune di Volterra. Da quanto fu esposto qui sopra è facile dedurre come le monete segnate coi numeri 2 e 3 siano da attribuirsi al vescovo Ranieri III Belforti che pontificò dal 1301 al 1320.

Venendo ora a cercare da quale officina siano uscite, servono al proposito i documenti del 28 ottobre 1312, e 23 agosto 1315, pubblicati dal Pagnini8, dei quali il prelodato Umberto Rossi ci diede il sunto. Il primo di quei documenti è una convenzione tra il Comune di Volterra e Meo di Alberto, d’accordo col Vescovo, per la battitura in Volterra di grossi d’argento aventi da una parte l’imagine domini episcopi vulterrani, e dall’altra quædam crux ad similitudinem et signum armorum populi Civitatis Vulterræ cura his litteris et vocabulis S. R...: PVLO VVLTERR.

A questa descrizione corrisponde la moneta seconda pubblicata dall’Ammirato con PPLVS VVLTERA •.

Nel secondo documento, rogato nel castello di Berignone, il vescovo ad petitionem et instantiam populi S. Florentii de Florentia, ecc., concede di battere moneta vescovile insignita da una parte con quadam cruce domini, e portante dall’altra l’imagine episcopi parati [p. 386 modifica]in pontificalibus in recta statura stantis cum puncto ex quolibet latere, cum quadam croce parva in circuitu a sumitate monetæ sic designata et litteris sic dicentibus EPISCOPVS RANERIVS • A questa descrizione, salvo che la crocetta nel giro è posta fra due stellette in luogo dei due punti, corrisponde la terza moneta, che perciò deve ritenersi indubbiamente battuta in Berignone. I documenti surriferiti lasciano indecisa la questione a quale vescovo debbasi attribuire la moneta più comune di Volterra, quella, cioè la prima, in cui il nome del vescovo è indicato soltanto coll’iniziale R.

Il ch. Umberto Rossi, nel suo articolo9, a queste monete aggiunse la descrizione di una sesta. Essa è un picciolo di bassa lega:

D/ PP — RAINER..., Mezza figura mitrata del vescovo, benedicente.
R/* * P - LTERRA Croce.

Anche questa indubbiamente appartiene al vescovo Ranieri III Belforti, ed è prodotto della zecca di Berignone.

Ora ho il piacere di poter aggiungere a queste poche monete un’altra inedita. È un sesino (?) che conservasi nella collezione del cav. Ercole Gnecchi in Milano. Questa moneta, per le argomentazioni esposte devesi assegnare allo stesso vescovo Belforti, ed è certamente un prodotto della stessa officina di Berignone. Come risulta dal disegno, ha molta somiglianza col picciolo testé descritto.

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Peso gr. 0,950.

D/ • PL’O : VVLTERRA Croce entro un cerchio punteggiato.
R/ * * PP • RANERIVS • Mezza figura mitrata del vescovo in abito pontificale, col pastorale nella s. e benedicente colla d.

La leggenda PL’O: VVLTERRA • , ch’io traduco per il popolo vulterrano, mi conferma sempre più che questa moneta sia uscita non dalla zecca di Volterra, ma da quella di Berignone.

Le lettere PP del rovescio, quando non vogliansi ritenere quale una forma singolare di abbreviazione della parola PiscoPvs, dovrebbonsi interpretare per PAPA. Questa interpretazione non dovrebbe suscitare troppa meraviglia, come osserva il prelodato Umberto Rossi, quando si richiamino alla mente le autorevoli testimonianze dei molti scrittori addotte dal padre Mamachi nel tomo IV delle Antiquitates christianæ dimostranti, che il titolo di PAPA ora riservato solo al Pontefice massimo davasi in antico indifferentemente a tutti i vescovi. Quest’uso si prolungò fin verso il X secolo e in tempi più recenti, taluni vescovi, sebbene raramente, seguendo l’antica tradizione, non credettero d’essere chiamati in colpa col far rivivere quel titolo loro conferito dalla chiesa primitiva. Il trovare il PP cosi ripetuto in quattro monete diverse, a noi pare, escluda onninamente il dubbio che sia un errore dell’ incisore del conio. Tuttavia lasciamo impregiudicata la questione; ai più eruditi di noi il trovarne la soluzione più conveniente.



Note

  1. Vincenzo Bellini, De monetis Italiæ medii evi, dissert. prima pag. 113, n. 1.
  2. Idem, op. cit., altera dissert. pag. 139, n. 2.
  3. Bellini, op. cit, ibidem, pag. 189, n. 1.
  4. Scipione Ammirato, Storia dei vescovi di Fiesole, Volterra e Arezzo. Firenze, 1687; pag. 128.
  5. Vincenzo Promis, Tavole sinottiche delle monete battute in Italia e da italiani all’estero. Torino, 1869; pag. 260.
  6. Promis, op. cit., ibidem.
  7. Zanetti, Monete e zecche d’Italia, tom. II, tav. III, n. 10 e 11. Schweitzer, Serie delle monete e medaglie d’Aquileja e Venezia, vol. I, pag. 18, nn, 1, 4, 5.
  8. Pagnini, Della decima e di varie altre gravezze imposte dal Comune di Firenze, della moneta e della mercatura dei Fiorentini, Lisbona e Lucca, 1765; 4 tomi.
  9. Umberto Rossi, Volterra e le sue monete (Vedi Ambrosoli, Gazzetta numism., Anno II, pag. 83).