Una modifica della legge fallimentare, forse, permetterà il rilancio dei Consorzi Agrari
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Il governo sembra sempre più interessato a risolvere problemi altrimenti insolubili attraverso la scorciatoia delle modifiche legislative. E’ la strada seguita, ad esempio nel caso Parmalat: il piano Bondi di trasformare i crediti degli obbligazionisti in azioni della nuova compagnia trovava un ostacolo insormontabile nel contenzioso delle revocatorie nei confronti degli istituti bancari. Con le forme ordinarie si sarebbe dovuto attendere la fine delle cause cioè probabilmente decenni. E’ bastato un colpo di bacchetta magico (un decreto legge) e il problema è stato subito risolto. Anche per risolvere il problema di decine di Consorzi agrari, posti in liquidazione coatta amministrativa, ma autorizzati all’esercizio dell’impresa c’è un nodo insolubile. Di anno in anno una compiacente leggina ha spostato il termine perentorio entro il quale o il consorzio doveva ritorna in bonis oppure sarebbe dovuto venir meno l’autorizzazione all’esercizio provvisorio. E’ vero che in Italia non c’è nulla di più definitivo di ciò che è provvisorio. Ma ormai facciamo parte dell’Unione Europea e questo andazzo italiano potrebbe essere considerato violatorio delle regole della Concorrenza.
Il grande problema dei Consorzi Agrari è costituito dai debiti che nel 1991 erano nei confronti di Federconsorzi, poi passati al Concordato e ceduti, infine ad una società costituita dalle banche creditrici. Nel 1999 l’apposito ufficio Consorzi Agrari del Ministero delle. Politiche Agricole e Forestali, riteneva di aver trovato la soluzione. Da cavia aveva fatto il Consorzio agrario di Reggio Emilia che contava 170 miliardi di debiti, ma anche beni per 110 miliardi, senza contare quanto erano appetibili gli immobili posti in pieno centro di Reggio Emilia. In data 21 novembre 1999, il ministero approva un piano di liquidazione a scaglioni:
• I creditori fino a 2,5 miliardi di lire venivano pagati integralmente al 100%, • I creditori tra i 2,5 miliardi di lire e i 30 miliardi venivano pagati nella misura del 25% (si trattava di due istituti di credito che recuperavano, poi, sotto altro aspetto parte del loro sacrificio,. • I creditori sopra i 30 miliardi (si trattava solo della posizione ex Federconsorzi) sarebbero stati liquidati solo nella misura del 5%. In modo ancor più sorprendente il tribunale di Reggio Emilia, con ordinanza del 24 febbraio 2000 ha approvato tale concordato che viola uno dei principi cardine di tutte il diritto fallimentare: tutti i creditori dello stesso rango devono essere trattati allo stesso modo o, come dicono gli avvocati, deve essere assicurata la par condicio creditorum.
Forte di questa positiva esperienza, il ministero si era convinto che questa fosse la strada da seguire: Ad esempio il Consorzio Agrario di Viterbo presentava anch’esso un piano di liquidazione a scaglioni, provocando l’opposizione persino degli organi del Concordato Federconsorzi.
Nel frattempo un’altra tegola cadeva sulla testa di molti Consorzi Agrari: molti degli immobili strumentali all’esercizio dell’impresa erano stati ceduti a suo tempo dai Consorzi a Federconsorzi. Il Concordato li aveva a sua volta ceduti alla società costituita dalle banche creditrici che a sua volta li aveva ceduti in massa a una società che faceva capo all’imprenditore Angiolino Zandomeneghi, Era questo un imprenditore veronese che si era reso acquirente anche dell’immenso patrimonio immobiliare della Democrazia Cristiana. Quest’impero immobiliare è stato, poi, travolto da un fallimento dai contorni molto oscuri.
A questo punto il ministro Alemanno ha la soluzione che per la sua semplicità ha proprio l’aspetto dell’uovo di Colombo: il governo si fa finalmente parte attiva per una riforma a costo zero, come è quella del diritto fallimentare che finalmente adegui questo aspetto del diritto al livello europeo e che permetta in modo organico di salvare quanto c’è di imprenditorialmente sano in imprese finanziariamente decotte.
Da quattro anni il Ministero della Giustizia aveva costituito una commissione, presieduta dall’avv. Trevisanato, “per l'elaborazione di principi e criteri direttivi di uno schema di disegno di legge delega al governo, relativo all'emanazione della nuova legge fallimentare ed alla revisionedelle norme concernenti gli istituti connessi” Si sono alternati 44 commissari, molti dei quali a vario titolo, erano stati protagonisti della vicenda Federconsorzi. La Commissione ha presentato una relazione di maggioranza ed una di minoranza il miglior sistema per dire tutto e il contrario di tutto e come tante cose italiane è rimasta del tutto inascoltata.
Ben venga, quindi l’iniziativa del ministro Alemanno per una decisa svolta politica alla questione.
- Riccardo Esposito
Spazio Rurale marzo 2005