Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Lettera V

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Lettera V

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LETTERA V

19 settembre.

Odoardo nacque pittore. Unico figlio di ricca famiglia, perdé suo padre prima di poterlo conoscere. La divota sua mamma volle consecrarlo al Signore, educandolo fra certi frati, aspiranti alla ereditá del nuovo servo di Dio. Il giovanetto, disgustato ed ozioso, si mise a disegnare. Morì frattanto sua madre: un frate malcontento lo persuase a cogliere questa opportunitá per abbandonare la solitudine del monastero. Roma, sua patria, gli somministrava i mezzi di divenir grande nella pittura. Dapprima si dedicò tutto a quest’arte; ma alcuni passeggi di brigata, qualche cenetta, l’opera e mille distrazioni innocenti avevano rapito il giovane alla prima assiduitá. Per buona sorte, conobbe a tempo Teresa; ed eccolo piú applicato e meno stanco di prima.

Osservo che Teresa lo guarda come una sua creatura, e lo ama di piú, perché ella ha il merito di averlo ricondotto al retto sentiero, dond’egli, senz’avvedersene, deviava.

Quand’io penso agli ostacoli che frappone la societá al genio ed al cuore dell’uomo, quand’io penso a mille accidenti che [p. 84 modifica] mi hanno piú volte gettato quasi in braccio al delitto..., io guardo il passato tremando e mi rassicuro vedendomi in porto. Sovente mi prostro a ringraziar la natura, che ci fa vincere la prepotenza delle circostanze e c’insegna ad alzarci sopra la nostra educazione. Ma pochi nondimeno son gli uomini prediletti a questa fortuna. Oh quanti si sono appressati al sepolcro, sdegnando la vita, nella quale, seguendo un corso opposto a quello che loro ha segnato la natura, hanno sentito tutti i mali dell’esistenza senza godere d’un sol bene! Quanti altri, costretti a mascherare la loro anima generosa sotto governi licenziosi o tirannici, si sono abituati a cercare la gloria anche per mezzo della scelleraggine, simili a que’ conquistatori che s’innalzano un trofeo di cadaveri e a que’ principi che nuotano al trono per un mare di sangue.