Versi editi ed inediti di Giuseppe Giusti/Per le Feste triennali di Pescia

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Per le Feste triennali di Pescia. — Versi lirici

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Per le Feste triennali di Pescia. — Versi lirici
Epigrammi Alla Memoria dell'amico Carlo Falugi
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PER LE FESTE TRIENNALI DI PESCIA.


VERSI LIRICI.



Quando lieto Israele
     Movea coll’arca santa ai dì festivi,
     E coi Leviti il popolo fedele
     Alternava arpionia d’inni giulivi;
     Davidde umile e pio,
     Dimessa ogni grandezza innanzi a Dio,

In man l’arpa togliea,
     E precedendo il carro benedetto,
     Sciolta l’aura vocal che gli fremea
     Entro i meati del divino petto,
     Del cantico ispirato
     Empia d’intorno il ciel rasserenato.

Il nome tuo, Signore,
     Narrano i Cieli e annunzia il firmamento;
     E dolce senso di vitale odore
     Come da vaso d’incorrotto unguento
     Dal tuo favor discende,
     All’anima di lui che in te s’intende.

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Tu beato in te stesso
     Quand’anco il tempo e la vita non era,
     Pur di te nel creato un segno espresso,
     Qual di suggello d’oro in molle cera,
     Volesti, e si compose
     Questo mirabil ordine di cose.

Come pugno d’arena
     Disseminasti pel vano infinito
     L’eteree faci: il moto e la catena
     Tu reggi delle sfere, e tu col dito
     Segni l’ultime sponde
     Ai fuochi occulti e al fremito dell’onde.

D’invisibili penne
     Armi la ruinosa ala dei venti;
     Per te si versan da fonte perenne
     I fiumi, e quasi corridor fuggenti
     La verga tua gli spinge
     Nel mar che tutto intorno il suol recinge.

L’aere, la terra e l’acque
     Di varia moltitudine infinita
     Diversamente popolar ti piacque.
     Il cerchio universal di tanta vita
     Che il tuo valore adorna,
     Da te muove, in le vive, a te ritorna.

Or dall’empirea reggia
     D’onde piove di grazia almo ristoro,
     Come artista che infuse e rivagheggia
     Tanta parte di sè nel suo lavoro,
     Padre, rivolgi a noi
     La benigna virtù degli occhi tuoi.

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Come l’umíl villano
     La casa infiora, e tien purgato e netto
     L’ovile intorno, se il signor lontano
     Ode che venga al suo povero tetto;
     Oggi così le genti
     T’invocano fra loro, e reverenti

Questa pompa devota
     T’offrono nel desio di farti onore.
     Mille voci concordi in una nota
     E mille alme che infiamma un solo amore,
     Come vapor d’incenso
     Salgono a te pel chiaro etere immenso.

I colli circostanti,
     In tanto lume di letizia accesi,
     Ridono a te che di luce t’ammanti
     E nella luce parli e ti palesi,
     Rompendo col fulgore
     Della tua maestade ombre d’errore.

Tale il pastor di Jetro
     Che tolse al giogo il tuo popol giudeo.
     Prima che tanta si lasciasse addietro
     Ruina di tiranni all’Eritreo,
     Sul rovo fiammeggiante
     Ti vide e t’adorò tutto tremante.

Bello dei nostri cuori
     Farti santo olocausto in primavera,
     Or che l’erbe novelle e i nuovi fiori
     Tornan la terra alla beltà primiera,
     E rammentar ne giova
     Quell’aura di virtù che ci rinnova.

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Era così sereno,
     Così fecondo il cielo, e sorridea
     Di vivace ubertà ricco il terreno,
     Quando l’uomo, di te gentile idea,
     Prese lieta, innocente
     Vita, nell’atto dell’eterna mente.