Viaggio in Dalmazia/Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi/1. Delle fonti della Cettina

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1. Delle fonti della Cettina

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§. 1. Delle fonti della Cettina.

Contigue al picciolo Casale di Jarebiza, tre miglia lontano da Verlika, trovansi appiè d’un colle marmoreo le quattro principali fonti del Tiluro, detto dagli abitanti Cettina, che dopo breve corso si congiungono tutte in un alveo, dando il nome di Vrilo-Cettine a quel luogo. Il paese irrigato da questo fiume portò ne’ tempi andati il titolo di Contea o Zupania, e dipendè da un picciolo Principe particolare; non v’ebbe però mai Città, che avesse il nome di Cettina, e molto meno v’è adesso, quantunque da parecchi Geografi, e segnatamente dal Signor Busching sia nominata, coll’aggiunta anche d’un Lago, che non esiste. Il Porfirogenito chiamò Tzentzena la Zupania di Cettina. Sin dalla prima volta, ch’io mi portai alle fonti di questo fiume in compagnia di Mylord Hervey, due di esse mi sembrarono meritare una particolar attenzione. I colli, che stendonsi fra le montagne di Kozjak, e Dinara, e che fanno colle radici loro corona alle belle campagne della Cettina, alzandosi a misura che s’internano, vanno a congiungersi col monte Hersovaz. Le apparenze esteriori mostrando sovente delle irregolarità negli strati, che compongono que’ colli, [p. 63 modifica]potrebbero far sospettare ch’essi fossero rovine d’antichi monti; ma io non ardirei d’asserirlo positivamente quantunque v’abbia fatto replicate osservazioni; sarebbe d’uopo vedere dall’alto, e a nudo quelle rovine. La fonte, che fu la prima visitata da noi, è a cento passi dal Casale; le radici del colle vi formano un mezzo cerchio all’intorno. Il Laghetto limpidissimo, che giace colà quasi nascoso fra’ dirupi, e fra l’ombre degli alberi, à intorno a trenta piedi di diametro; pretendono quegli abitanti che il fondo non vi si trovi; noi vi gettammo parecchie pietre bianche di varia mole, e le perdemmo di vista prima che si fermassero. L’acqua non vi si muove quasi, o per meglio dire, sembra al di fuori che la non vi si muova gran fatto. Ella profitta però del declivio per uscire dal Lago in gran copia, e formare un fiume considerabile due tiri di moschetto più sotto. Un infinito numero di Trote, alcune delle quali pesano sino a venticinque libre, esce coll’acqua insieme dall’interiora del monte, e varie altre spezie di pesci volgari fluviatili vi si veggono; ma l’apertura, che serve al loro passaggio non è accessibile, nè si vede al di fuori da chi vi guarda orizzontalmente. Fa d’uopo per iscoprirla mettersi su d’una dell’estremità dirupate del semicircolo, e guardarvi dall’alto. Intorno a sei piedi sotto la superficie del Lago scopresi attraverso dell’acqua un ciglione di marmo in forma di grand’arco irregolare, che sporge molto all’infuori. Per di sotto a questo esce l’acqua; e ’l di lei moto vorticoso, che sulla superficie poco, o nulla apparisce, scopresi pella inclinazione, che prendono nell’atto di scendere le pietre gettatevi. L’altra fonte, che non è molto distante dal Casale all’opposta parte, s’estende un po’ più considerabilmente pur in forma di Lago abbracciato a ferro di cavallo dalle radici marmoree del mon[p. 64 modifica]te. Le di lei sponde non sono così fresche ed ombrose come quelle della prima: dicono abbia uguale profondità nel mezzo; e anche da questa un fiumicello si forma dopo brevissimo corso, che sarebbe considerabile da per se solo, e lo diviene molto più allora, che si congiunge coll’altro, e co’ due rivi e parecchi ruscelli minori, che dalle radici del monte medesimo scorrono verso la pianura.