Viaggio in Dalmazia/Del Corso della Cettina, il Tilurus degli Antichi/10. Della Città d'Almissa. Ingiustizia fatta dal P. Farlati a quegli abitanti. Errori Geografici dello stesso

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10. Della Città d'Almissa. Ingiustizia fatta dal P. Farlati a quegli abitanti. Errori Geografici dello stesso

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10. Della Città d'Almissa. Ingiustizia fatta dal P. Farlati a quegli abitanti. Errori Geografici dello stesso
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§. 10. Della Città d’Almissa. Ingiustizia fatta dal P. Farlati a quegli abitanti. Errori Geografici dello stesso.

Almissa, detta Omish dagli Slavi, è peravventura l’Onæum degli antichi Geografi, non il Peguntium come volgarmente si crede. Ella giace appiè di rupi altissime su d’una punta di terreno piano bagnata dalla Cettina, e dal mare. Il Busching, perchè goda di miglior aria, l’à collocata su d’un alto scoglio, e il P. Farlati più volte citato francamente asserisce, ch’ella è fabbricata sul monte, come anche aggiunge con egual esattezza, ch’è cinque miglia lontana dalle rovine [p. 96 modifica]di Epezio, mentre la distanza fra questi due luoghi è di tredici buone miglia. Vestigj di nobile Antichità non vi si veggono, quantunque d’un’antica popolazione Romana facciano fede i rottami de’ vasi, e di tegole, e qualche frammento d’Iscrizione, che veggonsi sotto ’l luogo detto Starigrad, cioè Città-Vecchia. Il solo monumento d’Antichità, che si conservi in Almissa, è una picciola Lapida dedicatoria incastrata nelle mura. Questa Città à titolo di Vescovado, ma non residenza; nel che è simile a Knin, dove però il Busching à messo un Vescovo residente. Almissa col suo Territorio forma parte della Diocesi di Spalatro; v’è un Seminario di Preti Glagolitici destinati a coprire le Parrocchie di Pogliza, e dell’Isole, dove sussiste la Liturgia Slavonica.

Fu Almissa un nido di Pirati in que’ secoli di ferro, e di sangue, ne’ quali le circostanze formavano un carattere temporario alle Nazioni, e dall’umanità alla ferocia potevano agevolmente condurle. Il corso del Fiume nascoso fra le rupi, e la difficoltà d’essere inseguiti nelle di lui foci ingombrate da pericolosi banchi di sabbia dovette possentemente tentare gli Almissani ne’ tempi d’Anarchia, ed allora ch’erano sudditi od alleati de’ Narentini, e più tardi ancora quando viveano sotto l’Herceg di S. Sabba. Eglino sono ben cangiati a’ dì nostri; ed à avuto il torto lo Scrittore delle cose Illiriche, dal quale furono rimproverati acerbamente quasi che fossero eredi della mala indole de’ loro antenati. Questo peraltro rispettabile Autore sembra, che siasi contro il costume del suo ceto proposto d’irritare una intera popolazione. Egli à poi accumulato tanti sbagli, e sì madornali in pochi versi, che non si può perdonarglieli. Perchè di questo celebre, e dotto Uomo, che fu mal servito da’ suoi corrispondenti in Dal[p. 97 modifica]mazia, non si fidino ciecamente i Leggitori, credo a proposito d’accennare alcune inesattezze, che si trovano agglomerate nel I. Volume della sua Opera dalla pagina 155. sino alla 161. Dice che Scardona è una Città forte; e Scardona è una Città rinascente, che non à peranche nè porte, nè mura di sorte alcuna1. A pag. 156. parla della Vrana, su la fede del Topografo del Regno d’Ungheria, come d’una Città o Castello tuttora esistente; e la Vrana è un monte di sassi disabitato, ed orrendo. Scign, che a pag. 158. è detto equidistante da Clissa e dalla Cettina, sta cinque miglia lontano dal Fiume, e venti da Clissa. Non vi è monte presso Spalatro, che si chiami Massaron, ma sì bene il Mossor, che stendesi da Clissa sino alle foci della Cettina. Hlivno non è, com’egli scrive, posto alle sorgenti di questo Fiume, che nasce poco lungi da Verlika sulle terre della Serenissima Repubblica: ma n’è lontano ben trenta miglia, e più di venti dalle sponde. Verlika [p. 98 modifica]non à un castellum validum: ma è un povero borgo di Morlacchi, assai minore d’una villetta in Italia. Dumno, o Duvno non è vicino al fiume Cettina, ma ben quaranta montuose miglia a cammin Francese lontano da esso, e intorno a ventisette da Hlivno. Almissa non è il Peguntium degli Antichi, non à vicino monte, o Castello che si chiami Glodov, ma giace ai piè d’una cima della montagna Dinara, che si chiama Borak. Citluc (p. 159) è de’ Turchi non de’ Veneziani. Il Forte d’Opus non à muraglie che lo cingano, ma solamente terrapieni. Mostàr è sul fiume Narenta, che non può esser confuso col paese di Montenegro settanta buone miglia discosto; non è in luogo aspro; non è lontano venti, ma sessanta miglia da Clobuk.

Io ò ricevuto in Almissa tratti di ospitalità cordiale da parecchi, e segnatamente dal Co: Pietro Caralipeo, cui pella integrità del costume, e pelle nobili maniere vuolsi nominare distintamente. L’aria di questo Paese dovrebb’essere infelice, perchè la Cettina à foci paludose: ma la Natura vi à provveduto, e desta verso la metà della notte in qualunque stagione un vento fresco, che uscendo dalle ripide ed anguste sponde del Fiume viene a purgare il luogo dall’esalazioni insalubri. Ad ogni modo però gli Almissani sono molto soggetti alle terzane nella stagione calda.

La Pesca dentro le foci della Cettina è malissimo trattata, quantunque v’abbiano luoghi opportuni a farla con vantaggio nazionale. I privati Almissani si contentano d’avere de’ vivaj pel bisogno giornaliero, e non si curano di trar vantaggi più estesi da un prodotto, cui ànno sotto le mani. I pesci di quelle acque sono di squisito sapore, e di riguardevole mole, come sogliono essere in tutti i luoghi dove il mare si mescola co’ fiumi. Così nel Mar Nero crescono i pesci [p. 99 modifica]in poco tempo anche oltre all’indole del genere; e il buon naturalista Plinio ne dà il merito alla quantità de’ fiumi che vi mettono foce2. Il mare non è battuto assai da’ Pescatori di questo Paese, che lasciano il prodotto delle loro acque agl’Isolani vicini, da’ quali poi comprano il pesce.

Il Territorio d’Almissa stendesi per quindici miglia lungo il mare sino a Brella. Quantunque non sia coltivato con molta intelligenza produce squisito vino: e la bontà de’ fondi vince la poco buona coltura. Il Moscadello, e ’l Prosecco vecchio d’Almissa, e generalmente tutto il vino, che vi si fa con diligenza d’uve ben mature, e riposate, merita d’aver luogo in qualunque banchetto. S’egli fosse più conosciuto, lo vedremmo certamente preferito a molti vini stranieri, che costano una riguardevole annua somma di denaro alla Nazione. Lungo il litorale degli Almissani v’ànno dei poderi, il fondo de’ quali è bituminoso; il vino, che si ritrae da questi, porta l’odore del terreno.

  1. Scardona . . Civitas exigui circuitus, sed mœnibus cincta, & propugnaculis ad hostiles aggressiones sustinendas, & propulsandas non invalidis . . . Vrana modica Civitas loco satis amœno . . . fortalitii non invalidi . . . formam accepit . . . suburbana late diffundit ut sexcentas facile domos complectantur . . . Singum . . . a Tiluro in occasum, & a Clissa in boream spatio propemodum æquali disiunctum . . . assurgit mons Massaron ab Clissa ad Tilurum perductus . . . Prope fontibus Tiluri, seu Cettinæ, loco arduo, & prærupto insidet Livnum . . . unde, haud longo spatio interposito, abest in occasum Verlica, castellum neque infrequens, & satis validum . . . Oppidum, cui nomen est Dumno ? . . . cui finitimus est pagus . . . qui Clivnus dicitur . . . Almissa, sive Peguntium. Glodovi cujusdam castelli supra Almissam meminit Palladius. Citclutum nunc imperio subest Venetorum . . . Opus . . . arx firmissimis mœnibus, ac munitionibus septa. Farlati Illyr. Sacr. Proleg. P. 2. a pag. 155. ad 159. Degli strani errori, che riguardano Mostar V. pag. 161.
  2. Piscium genus omne præcipua celeritate adolescit maxime in Ponto; caussa multitudo amnium dulces inferentium aquas. Plin. Hist. Nat.