Viaggio in Dalmazia/Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi/6. Delle voragini di Coccorich; de' Laghi di Rastok, di Jezero, di Desna; e del Fiume Trebisat

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6. Delle voragini di Coccorich; de' Laghi di Rastok, di Jezero, di Desna; e del Fiume Trebisat

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6. Delle voragini di Coccorich; de' Laghi di Rastok, di Jezero, di Desna; e del Fiume Trebisat
Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi - 5. De' luoghi abitati lungo il Litorale del Primorie a Ponente, e a Levante di Macarska Del Primorie, o sia Regione Paratalassia degli Antichi - 7. De' Fiumi Norin, e Narenta, e della pianura allagata da essi
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§. 6. Delle voragini di Coccorich; de’ Laghi di Rastok, di Jezero, di Desna; e del Fiume Trebisat.

Dal Convento di Zaostrog volli portarmi a vedere il Lago temporario di Rastok, dal quale avea letto in varj Geografi, che nasce il Fiume Norin, asserzione a cui gli abitanti del Primorie non s’accordavano. Presi la strada di Dervenich per costeggiare il Biocova a cavallo: ma non fu possibile di proseguire il viaggio così comodamente. I sentieri della più alta parte del Monte passano sovente fra massi dirupati, e talora sono al margine di qualche precipizio. Varcata la cima del Biocova, proseguii il mio cammino parte a piedi, parte in sella, preceduto dalle scorte, che ’l cortese Voivoda Pervan di Coccorich m’aveva mandate. Il cammino de’ pedoni Morlacchi da Zaostrog a questa Villa interna è di cinque brevi miglia: ma eglino vanno con meravigliosa destrezza aggrappandosi su le balze più ripide, e si calano agilmente da’ più scoscesi greppi, dove parrebbe che gli uccelli soltanto potessero far viaggio. Io impiegai sei grosse ore nel varcare la Montagna per la strada de’ quadrupedi; e giunsi finalmente all’albergo del buon Voivoda, che mi ricevette con una cordialità sincera. Le case di questo Galantuomo sono fabbricate in forma di Torre alla Turchesca; io ebbi una Torre appartata, dalla quale passava a pranzo, e a cena in quella della famiglia. La moglie, e la nuora del mio Albergatore comparivano a baciarmi la [p. 144 modifica]mano allorch’io entrava, e non si vedeano più sino al momento del mio uscire dopo mangiato. Le fanciulle di casa metteansi alle fessure delle porte per guardare me, e il mio Disegnatore come due strani animali, sì nel vestito, che nelle maniere. A tavola sedeva con noi l’onorato Vecchio, e le vivande preparate alla Turchesca erano portate dal di lui figlio. Questo Voivoda è ragguardevole personaggio nel picciolo paese, ed à veramente de’ talenti, senza che gli si sieno sviluppati nelle Città; in gioventù compose molte Poesie amorose, ed Eroiche.

Egli mi parlò d’alcune voragini, dalle quali esce talvolta in tempo d’Autunno, e di Primavera l’acqua con estrema violenza, e in così grand’abbondanza, che la Valle di Coccorich, che avrà tre buone miglia di lunghezza, trovasi cangiata nello spazio di pochi giorni in un profondissimo Lago. Le case del Pervan sono piantate sul dorso d’una Collina, di modo che fa d’uopo discendere per un considerabile tratto prima di trovarsi al basso della Valle; ma ad onta di questa elevatezza l’acqua s’alzò in una notte all’improvviso così straordinariamente, che guadagnò il secondo piano della Torre, in cui abitava il buon Vecchio, al quale poco mancò che non impedisse l’uscire dalla porta, che dà su la scala di fuori. Io volli andar a vedere una, o due di queste voragini, che si somigliano tutte. I cespugli che le circondano sono vestiti di muschi, e conserve annerite, il che dà loro un aspetto triste. La maggiore à venti piè di diametro nell’apertura, e centoventi di profondità; nel fondo v’è sempre acqua, e parecchi anni sono v’ebbe chi volle assicurarsi della quantità, e del livello di essa. Si trovarono dodici piedi d’acqua, il di cui livello corrispondeva a quello del Lago di Jezero poche miglia lontano. Dopo le gran [p. 145 modifica]pioggie nell’interno della Bossina queste voragini, o Jame, come gli Slavi dicono, gettano colonne d’acqua sino all’altezza di venti piedi. In quindici giorni il Lago di Coccorich suol arrivare alla massima altezza, che qualche volta eccede all’improvviso le solite misure per nuove pioggie, o squagliamenti di nevi nel paese interiore; nel tempo di due mesi la campagna resta a secco. Una grandissima quantità di pesce sorge dalle viscere della terra insieme con queste fonti gigantesche; ed al calare dell’acque gli abitanti ne pigliano assai colle nasse, o con reti adattate alla bocca delle voragini. Il poco fondo di terreno, che à la Valle di Coccorich, fa che non vi resti aria cattiva dopo il risprofondamento delle acque.

Un breve miglio lontano dalle Case del Voivoda trovasi una miniera di Pissasfalto similissima identicamente a quella di Bua. I Turchi vi lavorarono, per quanto si vede, innanzi che l’armi Venete occupassero questo paese: ma non sembra che se ne possa ritrarre molto profitto, a cagione della sua distanza dal mare, e della scabrosità del cammino. L’impasto del marmo, che forma la superficie esteriore de’ monti di Coccorich, e di Vergoraz, è alternativamente brecciato, e pieno or di Corpi ceratomorfi, ora di Lenticolari, e Nummali.

Vergoraz è una cattiva Rocca, che copriva in altri tempi un Borgo ben popolato da’ Turchi, perchè ad onta della Montagna intermedia passava come luogo opportuno al commercio, e a portata del mare; adesso è un aggregato di macerie popolato da poche, e povere famiglie. Le campagne dominate dal Monte di Vergoraz sono tutte soggette all’acqua, il che riduce sovente gli abitanti all’inedia, e per conseguenza alla necessità di rubare, o di lavorare su le terre Turchesche. Un Soprintendente vi amministra la picciola giustizia, [p. 146 modifica]e suol essere della famiglia Furiosi d’Almissa, che à principalmente contribuito alla presa di questo luogo. Al piè di Vergoraz giace la Valle di Rastok pianissima, ed assai ragionevolmente estesa in lunghezza, e in larghezza; quella parte, che s’insinua fra la giogana di Vergoraz, e gli aspri colli del confine Ottomano, è attraversata da un ramo del Fiume Trebisat, che invece di portarsi verso Levante devia per un cammino totalmente opposto, e viene ad incontrare le radici de’ monti laddove formano un arco. Trovando l’opposizione di essi, e le ghiaje d’un torrente eventuale, il picciolo Trebisat gira a sinistra: ma invece di ritornare verso il naturale suo corso, dividesi in più rami, e si sprofonda in parecchie voragini che stanno aperte in quella pianura. Nel tempo, ch’io mi vi portai, le acque che sogliono riempiere la campagna di Rastok, e farne un Lago incostante, se n’erano tutte partite; quindi potei esaminare davvicino il fiume, che si sprofondava in varj luoghi. I Vergorzani ànno fatto de’ ripari di muro a secco nelle bocche delle voragini di Rastok, e adattano all’aperture che vi restano delle nasse per prendere il pesce, che anderebbe a nascondersi sotterra. È dimostrato che la sconsigliata avidità d’ottenere questo picciolo vantaggio pescatorio facilita l’otturamento di questi scoli, e quindi ritarda l’asciugamento de’ campi allagati con gravissimo danno della popolazione di Vergoraz. Dove se ne vada per le vie tenebrose delle caverne il ramo sobbissato del Trebisat io nol saprei dire; ma forse non ànno ragione quelli, che lo mandano a far nascere il Fiume Norin venti buone miglia lontano, senza nemmeno avvertirci, che le acque fanno questo viaggio per vie sotterranee. Così trovo ne’ Prolegomeni del Farlati un’altra falsa asserzione risguardante il fiume Lika, che [p. 147 modifica]fa uno scherzo simile a questo del Trebisat. Il dotto Autore lo fa metter in Mare presso Carlobago; mentre è di fatto che il fiume Lika nato presso Graççaz si perde sprofondandosi appiè della Montagna Morlacca nella Valle di Cozigne, una giornata lontano dal Mare, come il fiumicello Gaschiza, o Guschiza dopo d’esser passato sotto Ottoçaz cade in buche voraginose a Suizza. È ben vero che si dice alcuni vasi di legno portati via dal fiume a Suizza si sieno trovati in mare presso alla Villa di S. Giorgio sul Canale della Morlacca, dove sono delle fonti submarine, come si vuole che le sorgenti pur submarine presso Starigrad vengano dallo sprofondato fiume Lika; ma ciò non pertanto un Geografo à il torto di segnare le foci de’ fiumi in sì fatti luoghi. Anche il Cantelio potrebbe aver a questo modo ragione di metter le foci di due fiumi provenienti dai Laghi di Prolosaz, e d’Imoski là dove le due Vrullie si fanno vedere in mare; quantunque fra i Laghi, e le Vrullie v’abbiano venti miglia di monti intermedj.

La catena dei colli aspri di Vergoraz stendesi verso Levante sino alle fonti del Norin, e divide le campagne Turchesche di Gliubuski dai Laghi di Jesero, Jeseraz, Delna, e Bachinsko-Blato. Il primo di questi, ch’io ò visitato, stendesi per dieci buone miglia in lunghezza, ed è sparso di piccioli scoglietti, ed Isole coperte di bosco, che danno uno spettacolo delizioso a chi le osserva dall’alto. Tutto il circondano del Jezero è montuoso; io lo vidi dal Prologh, dove fui a ricopiare delle Iscrizioni Slave. L’acqua di questo Lago, ch’è detto Jezero per eccellenza, come il maggiore di que’ contorni, è purissima, e limpida. In alcuni luoghi si vedono nel fondo delle rovine di case: il che potrebbe accreditare ciò, che ne raccontano gli abitanti vici[p. 148 modifica]ni, vale a dire, che ne’ tempi andati quel Lago era una campagna coltivabile, le di cui acque scolavano per voragini, o Jame sotterranee, otturate da’ Turchi nell’abbandonare il paese. Gli resta però ancora un’uscita verso Mezzogiorno, dove s’insinua nella caverna di Czernivir; e per quanto dice quella gente, dopo un viaggio coperto di due miglia forma il Lago di Desna, poi si scarica nel Canal nero, che mette foce nel fiume Narenta due miglia lontano dal mare. Il Lago di Jezero s’asciuga pur qualche volta, e presenta pinguissimi terreni ai coltivatori Morlacchi, che ne profittano alla loro maniera, come sogliono fare anche della campagna di Rastok, quando resta libera dalle acque in istagione opportuna. Jeseraz è un Laghetto, come appunto il suo nome lo indica, il quale à poco fondo, e quindi resta asciutto quasi ogni anno, quando però le pioggie non sieno state strabocchevoli.

Il paese che giace fra Vergoraz, le Paludi Narentine, e il mare, generalmente parlando, è poco atto a coltura, perchè alternativamente coperto d’acqua, e di sassosissimi monti: ma sono ben altra cosa le campagne irrigate dal Trebisat al di là del nostro confine. La poca cura però, che ne ànno i Turchi, fa che sieno gran parte dell’anno inondate; quel fiume non à veruna sorte d’argini, anzi tratto tratto incontra degl’intoppi nel bel mezzo della pianura. Le acque del Trebisat sono tartarose; e ne’ luoghi dov’egli spandesi, sovente lo strato esteriore del terreno è composto di picciole pagliuzze, frammenti d’erbe, e Neriti intonacate di tofo cretaceo. Io ne ò raccolto per curiosità, nel mentre che le mie guide si ristoravano mangiando. Lungo questo fiume ànnovi de’ gran tratti di macchia, per mezzo alla quale passa l’antica Via militare, che manteneva la communicazione fra Salona, e Narona. Io vi discesi per [p. 149 modifica]esaminare alcuni monumenti antichi Slavonici d’un Sepolcreto, che vi si trova: ma non potei cercarvi Iscrizioni sì perchè la macchia era oltremodo fitta, sì perchè le mie guide non mi assicuravano, che i Turchi, de’ quali poteva sopravvenire qualche brigata, guardassero senza sospetto la mia curiosità. La maggior parte delle sepolture sono enormi pezzi di marmo, somiglianti a quelli, su’ quali ebbi l’onore di pranzare in compagnia Vostra poco lontano dalle fonti di Cettina, colla numerosa compagnia de’ nostri buoni Morlacchi. I bassorilievi del Sepolcreto, che giace lungo le rive del Trebisat nel bosco, sono però assai più curiosi che quelli di Vrilo-Cettine.