Viaggio in Dalmazia/Delle Osservazioni fatte nel Contado di Zara/1. Dell'Isole d'Ulbo, e Selve

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1. Dell'Isole d'Ulbo, e Selve

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§. 1. Dell’Isole d’Ulbo, e Selve.

Varcato quel tratto di mare, che dai nostri naviganti, e da’ Geografi è conosciuto sotto il nome di Quarnaro, le prime Isolette, dove io ò approdato, furono le due contigue d’Ulbo, e di Selve, fra le quali sogliono passare i legni minori diretti da Venezia a Zara. Esse probabilmente sono quelle medesime, che da Costantino Porfirogenito1 trovansi annoverate fra le deserte co’ nomi al di lui solito stroppiati d’Aloep, e Selbo. L’opportunità della situazione, in cui trovansi, fa che a’ tempi nostri sieno abitate, e coltivate anche più che non merita lo scarso, ed ingrato loro terreno. Gli abitatori vi ànno che fare con un fondo arido, e petroso, in cui gli ulivi mal volentieri allignano, e le viti producono poco buon frutto; di grano [p. 4 modifica]fanno sì miserabile raccolta, che non giova parlarne. La pietra dominante vi è della pasta di marmo compatto, biancastro, ch’è, come sa V. E., estesa anche molto ampiamente pe’ monti più alti dell’Italia, che guardano il Mediterraneo, e segnatamente a Piperno, a Terracina, e presso le Reali delizie di Caserta ritrovasi. Io non so se facendo il giro del Golfo fra l’Italia nostra, e l’Istria si ritrovasse pelle altezze del Friuli, non essendomi fino ad ora accaduto di viaggiare per quelle contrade, nè (per quanto mi si fa credere) avendovi molti Amatori dichiarati l’Orittografia. N’è però composta per la maggior parte la Penisola dell’Istria, e regna questa spezie d’impasto pell’Isole intermedie, mostrando una contemporaneità d’origine coi monti litorali, e mediterranei, ne’ quali si veggono del marmo medesimo vaste stratificazioni, quantunque benespesso fuor della giacitura loro naturale, e interrotte. Noi lo abbiamo comunemente sotto gli occhi, pel grand’uso, che se ne fa nelle fabbriche di Venezia; e mi pare che convenga col Calcareo, solido, di particelle impalpabili, e indistinte del Wallerio2. L’apparenza di questo marmo è silicea, particolarmente nella frattura, rompendosi egli sotto il martello in ischeggie concavo-convesse, come le focaje usano di fare. Tardi si lascia attaccare dagli acidi artefatti; e non v’è che l’aria con quelli, cui porta seco sovente, che rendane in lungo giro d’anni la superficie scabrosa, e lasci distinguere i cor[p. 5 modifica]picelli triturati, ond’egli è composto. Sull’umile Isoletta d’Ulbo io ò raccolto de’ curiosi esemplari di pietra ostracitica. I guscj delle Ostriche vi si trovano orizzontalmente disposti l’uno sopra l’altro; la lunga età nè li calcinò, nè li petrificò. Essi conservano la lucentezza loro naturale, e si rompono in isquame laminose a un di presso come fanno quelli, che di fresco sono tratti dal mare. Non sono però que’ guscj spoglie d’abitanti delle nostre acque, che non producono Ostraciti così lunghe, e scannellate: ma sembrano abbandonati colà da quel rimoto Oceano, de’ di cui testacei formaronsi i vasti strati di pietra calcarea differentemente impastati, che compongono tuttora l’ossatura dell’Isole di Dalmazia, piccioli, e miserabili avanzi d’antiche terre squarciate da’ fiumi, corrose da’ sotterranei torrenti, scombussolate da’ tremuoti, capovolte da’ Vulcani, e finalmente allagate dal nuovo mare. Io ò dato a questo aggregato il nome di Pietra calcarea scissile, spatosa, alternativamente composta di trituramenti marini, e d’Ostraciti piane, scannellate, esotiche. Fra le fenditure degli strati, e nelle picciole caverne, che vi si trovano benespesso, è frequente cosa l’incontrare delle grosse incrostazioni, e gruppi di qualche mole. Queste rassomigliano identicamente al Marmo dolce, stalattitico, colorato, a fascie serpeggianti, cui gli scalpellini nostri conoscono sotto il nome d’Alabastro di Corfù. Sull’Isola di Selve non ebbi campo di fare osservazioni d’alcuna sorte; il vento, e la pioggia burrascosa, che mi vi avea spinto, m’impedì anche una breve escursione. È probabile, che le pietre non vi siano differenti da quelle d’Ulbo. Entrambe queste Isolette godono d’aria salubre; non ànno però acqua buona, e sentono troppo da ogni lato i venti, non avendo eminenze, che le difendano. Selve abbonda di popolo addetto alla navigazione, e di greggie.


Note

  1. Cost. Porph. de Themat. Imp. Them. Dalm. c. 29
  2. Calcareus solidus, particulis impalpabilibus, & indistinctis. Wall. §. 41. 1.
    Lapis calcareus particulis impalpabilibus. Cronstedt 7.
    Calculus litoralis. Dioscorid. Cæsalp. Encel.
    Pierre à chaux compacte. Bomare 149. 105.