Viaggio in Dalmazia/Delle Osservazioni fatte nel Contado di Zara/13. Del Lago della Vrana, suo Emissario, e Pescagione

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13. Del Lago della Vrana, suo Emissario, e Pescagione

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13. Del Lago della Vrana, suo Emissario, e Pescagione
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§. 13. Del Lago della Vrana, suo Emissario, e Pescagione.

È celebre il Lago di Vrana in Dalmazia, e noto anche a Venezia, piucchè gli altri di quelle contrade, non meno pella sua considerabile estensione di dodici miglia, che pel progetto immaginato da privata persona, e messo anche in parte ad esecuzione, di scavarvi un Emissario, per cui se ne scaricassero le acque al mare. Il Zendrini, di chiara memoria, fu consultato sulla possibilità di sì fatto scolo: ma non fu chiamato sopra luogo. Egli si fidò delle livellazioni fattevi all’ingrosso da non so quale Ingegnere, e non vide altra difficoltà, che quella della spesa, trattandosi di tagliare a considerabile profondità un Ismo di vivo marmo pella estensione di mezzo miglio. La spesa non ispaventò il Progettante, che favorito dalla Clemenza del Senato Eccellentissimo intraprese, e sbozzò per così dire il suo lavoro, scavando coll’aiuto della polvere da cannone un canale, che giace abbandonato, e imperfetto da molti anni, e restando così dovrà in breve tempo pella rovina delle sue sponde otturarsi. Il fine dell’Emissario era di metter a secco, e in istato coltivabile 14000. campi occupati dall’acque, supposte stagnanti, e capaci di sfogo.

Io fui a vedere questo sconsigliato lavoro, per la [p. 29 modifica]prima volta in compagnia di Mylord Hervei, Vescovo di Derry, e sul fatto conobbimo, che ogni spesa, e fatica vi era stata gettata, e il progetto fisicamente impossibile, ed illusorio. Basta esaminare il lido del mare per chiarirsi di questa verità. Le acque del Lago facendosi luogo pelle vie sotterranee delle divisioni degli strati marmorei, portansi da per se sole al mare nel tempo della bassa marea; elleno sono impedite dal far questo viaggio quando l’acqua cresce, o è a un livello medio. Da questa sola semplicissima osservazione apparisce, che qualunque Emissario si scavasse, le acque di quel Lago non anderanno mai a scaricarsi in mare con rilevante, e permanente utilità de’ terreni inondati, e che al più potranno, se fosse loro aperta una vera, e sussistente communicazione, esser rese soggette ad un’alternazione più sensibile di flusso, e riflusso.

Egli è certo, che il dimostrato alzamento progressivo del Livello del nostro mare (sia poi ch’egli venga dalla depressione delle terre, come alcuni vorrebbero, sia che si debba da qualche altra più universale ragione ripetere, com’io pendo a credere) renderà sempre più scarso lo scolo di quelle acque, e per conseguenza farà crescere d’anno in anno insensibilmente, e sensibilmente poi di cinquanta in cinquant’anni il cratere del Lago. Raccogliesi dalle pregevoli schede del Gliubavaz, che sino all’anno 1630. il Lago della Vrana era dolcissimo; questo Scrittore sembra accusare il Tremuoto dell’apertura de’ meati sotterranei, pe’ quali la communicazione delle acque, e il passaggio de’ pesci si è fatto strada. Ma chiunque ha esteso le proprie osservazioni pelle spiaggie, e pelle coste dell’Adriatico, e dopo lunghi esami conosce l’indole degli strati marmorei della Dalmazia maritima, vede manifestamente, che non da una causa accidentale qual sarebbe stato uno scuotimento di Tremuoto, ma [p. 30 modifica]sibbene da una durevole, e progressiva, qual è l’alzamento di Livello del mare, si à da riconoscere questo cangiamento; e dee ridere dell’impresa tentata.

Non è già ch’io creda impossibile il ritrarre parecchie centinaja di campi dall’inondazione, che ogni giorno più s’avanza impaludando le terre migliori presso a quel Lago, e rendendo insalubre l’aria del vicinato. Al contrario, io sono convinto che v’è un ripiego, come sono convinto che non è, nè può essere quello dell’Emissario. Eccolo in poche parole. Si rimettano sull’antico cammino le acque provenienti da Smocovich, che probabilmente portavansi al mare; s’incassino, per quanto riesce possibile, quelle che scendono dal ramo di colline, che fiancheggia la Villa di Vrana, come a dire il rivo di Scorobich, e la ben più abbondante acqua della Biba colla medesima direzione; si facciano vagare nel pendio della Valle l’acque di Riçina, e di Pécchina, che si scaricano adesso senza veruna legge nel Lago, e vi portano ad accrescere un male ciò, che serpeggiando pe’ campi soggetti all’arsura produrrebbe mille beni; si cavino alvei profondi all’acqua, che indispensabilmente dee lasciarsi andare pel paludo; s’alzino gli opportuni argini per mettere al coperto le terre basse; presieda a questi lavori qualche uomo onesto ed intelligente. Ecco il vero, ed unico modo di trar profitto dalle adesso allagate pianure, di dar una direzione all’acque stagnanti, di render forse non del tutto inutile lo scavato Emissario, che presentemente al più potrebbe servire a dar uno sfogo alquanto men tardo alle strabocchevoli piovane.

L’uso vantaggioso, che potrebbe farsi del Lago della Vrana, in qualunque stato egli si voglia considerare, è quello della Pescagione. Le Anguille, che in grandissima quantità vi si trovano, e che sono abbandonate alla po[p. 31 modifica]co ben intesa Arte de’ pescatori di que’ contorni, somministrerebbono una somma non indifferente di barili al nostro commercio interno, se colà fossero con intelligenza imprigionate ne’ Lavorieri1, e a’ tempi convenienti prese per metterle in sale, o marinarle. Non sarebbe mal consiglio il mandarvi qualche barca di pescatori usi a prendere le Anguille delle nostre Valli del Dogado, onde gli abitanti di Pacostiane, e de’ vicini luoghi imparassero un miglior metodo. La Nazione spende annualmente molto denaro per provvedersi di Anguille salate, e marinate a Comacchio; perchè non facciamo piuttosto valere i Laghi, e le Valli dello Stato? Uno degli oggetti principali delle mie Osservazioni lungo i lidi della Dalmazia è stata la Pesca, in quanto il sistemarla, o l’introdurla di nuovo là dove non è praticata a dovere, può e dev’essere una fonte di risparmio, e di provento nazionale. Il Lago della Vrana è il più esteso di tutti quelli che vi si trovano poco lontani dal mare, e quindi il più degno d’essere particolarmente contemplato dalle Magistrature, che presiedono al nostro commercio, e alla coltivazione, ed aumento de’ prodotti nostrali.

Gli abitanti di questo paese, e in generale tutti i Morlacchi ànno un’avversione mortale per le Rane. Ne’ tempi di carestia (che sono pur troppo frequenti in Dalmazia, sì per la male intesa agricoltura, che per [p. 32 modifica]grandissimi difetti di Costituzione) niun vero Morlacco mangerebbe Rane a costo di lasciarsi morire di fame. Il Curato di Vrana interrogato del perchè in vece di cattivo cacio non mangiava delle Rane, s’accese quasi di sdegno. Ei ci disse, che un briccone Morlacco ne pigliava per portarle al mercato di Zara, ma che non era ancora giunto a mangiarne; ed aggiunse che costui era l’obbrobrio della Villa.

  1. Lavorieri è voce tecnica pescatoria delle nostre Lagune, e delle Valli di Comacchio, che significa que’ ricinti di canne maestrevolmente piantati, ne’ quali internate che sieno le Anguille non trovano più il modo d’uscirne. Quest’Arte de’ Lavorieri, ch’era propria delle Lagune dell’Adriatico, è stata introdotta con buon esito anche nelle Paludi Pontine presso al Mediterraneo.