Vita bene e male
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ESOPO
Poche le notizie intorno a questo celeberrimo favolista. Da Erodoto (II, 134) si ricava che fu schiavo di Iàdmone, in Samo, a tempo del re Amasi, verso, dunque, la metà del secolo VI. Compose favole; ma in prosa; e neppure è sicuro che le affidasse alla scrittura: anzi, da un luogo di Aristofane (Vespe, 566, cfr. 1259) sembra si possa raccogliere che erano trasmesse oralmente nei convivii e nei trattenimenti. L’Antologia Palatina riporta sotto il suo nome una poesia; e non è detto che non possa essere autentica.
VITA BENE E MALE
Come fuggirti, o vita, pur senza morire? Ché molti
sono i tuoi lutti, ed arduo schivarli e sopportarli.
Dolci riescono al cuore le cose tue belle: la terra,
il mare, gli astri, l’orbe della luna e del sole;
ma tutto il resto è pieno di crucci e terrori; e, se pure
si gode un bene, súbito se ne sconta la pena.
A. P., 10, 123. — Qui è riferito come d'Esopo; nella Planudèa, come d'ignoto.