Il carme secolare

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latino

Quinto Orazio Flacco I secolo a.C. 1883 Mario Rapisardi Indice:Opere di Mario Rapisardi 5.djvu letteratura letteratura Il carme secolare Intestazione 15 gennaio 2015 100% letteratura

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IL CARME SECOLARE



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Febo e Diana che su’ boschi hai possa,
    Chiaro ornamento al ciel, sempre onorandi
    Ed onorati, i preghi nostri udite
            Nel tempo sacro,

5In cui dal sibillin verso è prescritto,
    Che agli Dei, cui son cari i sette colli,
    Vergini elette e giovinetti casti
            Dicano un canto.

Fecondo Sole, che su l’aureo cocchio
    10Apri e nascondi il giorno, e vario, uguale
    Sorgi, deh, nulla mai veder tu possa
            Maggior di Roma!

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Benignamente, o Ilitía, dischiudi
    Maturi i parti, e in guardia abbi le madri,
    15Sia che Lucina o Genital ti piaccia
            Esser nomata.

Cresci le proli, o Dea, spira i decreti
    Dei Padri intorno alle femminee nozze
    Ed a la legge marital, di nova
            20Stirpe ferace:

Sì che dieci fíate in ciel rivolto
    L’undecim’anno, adduca i canti e i giochi
    Tre volte a chiaro giorno e tante a grata
            Notte solenni.

25E voi che vero ognor cantaste, o Parche,
    Ciò che detto una volta un termin serba
    Fisso alle cose, a’ già trascorsi unite
            Fati benigni.

Di sementi e di pecore feconda
    30Serti di spiche a Cere offra Tellure;
    Salutari acque e temperati cieli
            Nutrano i parti.

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Deposto il dardo, placido e clemente
    Odi i preganti giovinetti, Apollo;
    35Le donzelle odi, regina bicorne
            Degli astri, o Luna.

Se vostra opera è Roma, e il lido etrusco
    Afferraron per voi le iliache squadre,
    Che mutar lari e sede ebber comando
            40Con fausto corso,

E a cui di Troja in tra le fiamme illeso,
    Superstite alla patria, il casto Enea
    Libero aperse il varco, e dar maggiore
            Regno doveva,

45Donate, o Dei, probi costumi a’ pronti
    Giovani, a’ vecchi placidi quiete,
    Dovizia e prole alla romulea gente
            E gloria intera.

Abbia da voi, cui bianchi tori immola
    50Di Venere e di Anchise il chiaro sangue,
    Che altero in guerra col nemico e’ sia.
            Mite col vinto.

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Già l’armi nostre in terra e in mar possenti
    E le bipenni albane il Medo teme;
    55Chiedon responsi già gli Sciti e gl’Indi
            Or or superbi.

Già Fede, Pace, Onor, Pudore antico,
    Virtù negletta attentansi al ritorno;
    Già l’Abbondanza splendida col pieno
            60Corno si affaccia.

Oh, se alle rocche palatine amico
    Febo augurante guardi, egli che, bello
    Di fulgid’arco ed alle nove accetto
            Camene, i corpi

65Egri con salutare arte solleva;
    Se d’Algido alle sedi e d’Aventino
    Dei Quindici le preci oda Diana,
            E con benigno

Orecchio accolga de’ fanciulli i voti,
    70Durerà Roma e il Lazio e d’uno ad altro
    Lustro felice stenderà l’impero
            Eternamente!

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Che Giove ed ogni dio questo ne assenta,
    Viva speranza e certa a casa io reco,
    75Io coro esperto ad esaltar nel canto
            Febo e Diana.