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Adiecta (1905)/I/XV

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Le ballate del processo

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LE BALLATE DEL PROCESSO

I.


     Verità, libertà, luce, progresso,
voi mi conciaste bene
3che mi trovo per voi sotto processo!

     L’affare andò così. Pietro pescava
cercando con la rete il suo profitto.
Giù per l’acqua corrente io me n’andava
ed ei mi prese per godermi fritto,
poichè all’arrosto non ci ha più diritto
dal dì che tra le pene
10il rogo, grazie a Dio, non c’è l’han messo.

     Ma il santo pescator che m’afferrava,
dalle mie spine si sentì trafitto.
L’altrui rabbia cristiana e la pia bava
mutaron la puntura in un delitto;
ed è per questo che son tanto afflitto
che, se ben mi sovviene,
17non ho mai riso come rido adesso!



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II.


     Quando per l’arsa Galilea passava
Gesù, lungo il tragitto,
3d’amor, di carità così parlava:

     — «Fratelli, il regno mio non è concesso
«a chi, assalendo, la vendetta ottiene.
«È il triste Fariseo che genuflesso
«chiede pel fratel suo ceppi e catene
«e va nel tempio con le tasche piene!...» —
Disse e in croce confitto,
10benedicea morendo e perdonava.

     E gli Apostoli suoi dicean lo stesso
abominando le viltà terrene:
ma inchiodato che fu, chieser sommesso:
— «Quanto guadagno dai carismi viene?» —
Quindi molti a Gesù volser le schiene;
poichè si trova scritto:
17Quando il gallo cantò, Pietro negava.