Pagina:Le opere di Galileo Galilei XIX.djvu/610

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in Parigi dal Padre Marino Mersennio, e ultimamente nel 1649 publicato in Ravenna dal Cav.r Luca Danesi: trovandosi di tutti questi trattati, e di molti altri, più copie sparse per l'Italia, Germania, Francia, Inghilterra et altrove, trasportatevi da' suoi medesimi discepoli, la maggior parte senza l'inscrizione del suo nome, come fatiche delle quali ei non faceva gran conto, essendo di esse tanto liberale donatore quanto fecondo compositore.

In questi medesimi tempi ritrovò i termometri, cioè quelli strumenti di vetro, con acqua et aria, per distinguer le mutazioni di caldo e freddo e la varietà de' temperamenti de' luoghi; la qual maravigliosa invenzione dal sublime ingegno del gran Ferdinando Secondo, nostro Ser.mo Padron regnante, è stata modernamente ampliata et arricchita con nuovi effetti di molte vaghe curiosità e sottigliezze, quali, coperte con ingegnose apparenze, sono da quelli che ne ignorano le cagioni stimate prestigiose.

Circa l'anno 1597 inventò il suo mirabile compasso geometrico e militare, cominciando sin da quel tempo a fabbricarne gli strumenti et insegnarne l'uso in voce et in scritto a' suoi discepoli, esplicandolo a molti principi e gran signori di diverse nazioni, tra' quali furono l'Ill.mo et Eccel.mo Sig.r Gio. Federigo Principe d'Olsazia, et appresso il Ser.mo Arciduca D. Ferdinando d'Austria, dopo l'Ill.mo et Eccel.mo Sig.r Filippo Langravio d'Assia, Conte di Nidda, et il Ser.mo di Mantova, et altri infiniti, che lungo sarebbe il registrargli qui tutti.

Proseguendo il Galileo le sue private e pubbliche lezzioni con applauso sempre maggiore, li 29 di Ottobre del 1599 fu ricondotto alla medesima lettura per altri sei anni, con augumento di provvisione.

In questo mentre, dimostrandosi con strana e portentosa maraviglia del cielo, nella costellazione del Serpentario, la nuova stella del 1604, fu dal Galileo con tre lunghe e dottissime lezzioni pubblicamente discorso sopra così alta materia; nelle quali intese provare che la nuova stella era fuori della regione elementare et in luogo altissimo sopra tutti i pianeti, contro l'opinione della scuola peripatetica e principalmente del filosofo Cremonino, che allora procurava di sostenere il contrario e di mantenere il cielo del suo Aristotele inalterabile et esente da qualunque accidentaria mutazione.

In questi medesimi tempi fece studio et osservazione particolare sopra la virtù della calamita, e con varie e replicate esperienze trovò modo sicuro di armarne qualunque pezzo, che sostenesse di ferro ottanta e cento volte più che disarmato; alla qual perfezione non si è mai pervenuto da alcun altro a gran segno.