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Era, nell’incrocio della Via della Michodière con la Via Nuova di Sant’Agostino, un negozio di novità; e le vetrine ne splendevano chiassosamente in quella dolce e pallida giornata d’ottobre.

Sonavano le otto a San Rocco; sui marciapiedi poca gente; quella che ha l’obbligo d’alzarsi presto; impiegati che s’avviavano all’ufficio, buone massaie che si affrettavano di bottega in bottega, Dinanzi alla porta, due commessi, su di uno scaleo, finivano d’attaccare le flanelle, mentre, in una vetrina della Via Nuova di Sant’Agostino, un altro, inginocchiato e volgendo le spalle, faceva con garbo le pieghe a una pezza di seta azzurra. Il negozio, ancor vuoto d’avventori, in quel primo arrivare dei garzoni, ronzava dentro come un alveare che si svegli.

— Perbacco! — disse Gianni. — Altro che Valognes!... Il tuo non gli lega le scarpe!

Dionisia scrollò la testa. Era stata due anni laggiú, dal Cornaille, il primo negoziante di novità che ci fosse: e quel magazzino, nel quale s’imbatteva cosí ad un tratto, quella casa enorme, le gonfiava il cuore, la teneva lí ferma, commossa, curiosa, dimentica del resto. Nella cantonata che dava sulla piazza Gaillon, la porta tutta a cristalli saliva fino al mezzanino, tra un cumulo di ornati carichi di dorature. Due statuette allegoriche, due donne sorridenti, col petto nudo in fuori, svolgevano l’insegna: Il Paradiso delle signore. E di là partivano le vetrine, lungo la Via della Michodière e Via Nuova Sant’Agostino, dove occupavano, oltre la casa d’angolo, altre quattro case, due a destra, due a sinistra, comprate e ridotte di fresco. Quelle vetrine, con le mostre a pianterreno e i cristalli


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