<dc:title> Il Misogallo </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator><dc:date>1789-1798</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Epigramma_VII&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20220709143758</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Epigramma_VII&oldid=-20220709143758
Il Misogallo - Epigramma VII Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
Che in tanta gente morta
Non mai de’ Galli un UOMO ucciso viene,
Alta prova evidente,
Che a morir l’UOMO, nascer pria conviene.1
Note
↑Molto mi dorrebbe di dovere con una nota schiaritoia stemperare quel poco sale, che forse può avere in se quest’ultimo verso. Ma pure se lettore sì ottuso vi fosse, da abbisognarne, per quello sia scritta la seguente Parafrasi: «Che chi nasce bestia non può mai morir uomo.»