<dc:title> Il Misogallo </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator><dc:date>1789-1798</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_XLI&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20220716220546</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_XLI&oldid=-20220716220546
Il Misogallo - Sonetto XLI Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
Tronche due Regie teste rotolanti
Veggio; nel limo d’Albïon la prima;
L’altra, ove all’Anglo i Galli scimieggianti
Fan più d’un secol dopo atroce rima. Stragi ambe inique, cui tu indarno ammanti,
Falsa Astrea, sol di furti, e sangue opima:
Pur, dal pari delitto (assai distanti
Effetti) il Gallo ha spregio, e l’Anglo ha stima. Donde ciò mai? N’è la ragion patente.
Libera innanzi, e libera più poscia
Era, e tuttora ell’è, l’Anglica gente. Gallia all’incontro, che in mertata angoscia
Soggiacque a un solo Re, dianzi servente,
Or sotto ai mille esanime si accoscia.1
↑Chi ha conosciuto i Francesi misgenerati a’ tempi del Re, ed i rigenerati d’adesso, ha osservato ch’essi avevano allora alquanto meno il contegno, e l’insolenza, ed il timore di schiavi, di quel che l’abbiano al presente. Essi erano allora al remo come dilettanti, che nei nostri porti chiamansi Buonavoglia, ed ora vi si assidono sforzati davvero, ma remigano pure liberamente a suon di nerbate.