Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/37

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inferno - canto vii 31

     percoteansi incontro; e poscia pur lí
si rivolgea ciascun, voltando a retro,
30gridando: «Perché tieni?» e «Perché burli?»
     Cosí tornavan per lo cerchio tetro
da ogni mano a l’opposito punto,
33gridandosi anche loro ontoso metro;
     poi si volgea ciascun, quand’era giunto,
per lo suo mezzo cerchio a l’altra giostra.
36E io, ch’avea lo cor quasi compunto,
     dissi: «Maestro mio, or mi dimostra
che gente è questa, e se tutti fur cherci
39questi chercuti a la sinistra nostra».
     Ed elli a me: «Tutti quanti fur guerci
sí de la mente in la vita primaia,
42che con misura nullo spendio ferci.
     Assai la voce lor chiaro l’abbaia
quando vegnono a’ due punti del cerchio
45dove colpa contraria li dispaia.
     Questi fur cherci, che non han coperchio
piloso al capo, e papi e cardinali,
48in cui usa avarizia il suo soperchio».
     E io: «Maestro, tra questi cotali
dovre’ io ben riconoscere alcuni
51che furo immondi di cotesti mali».
     Ed elli a me: «Vano pensiero aduni:
la sconoscente vita che i fe’ sozzi
54ad ogni conoscenza or li fa bruni.
     In eterno verranno a li due cozzi:
questi resurgeranno del sepulcro
57col pugno chiuso, e questi coi crin mozzi.
     Mal dare e mal tener lo mondo pulcro
ha tolto loro, e posti a questa zuffa:
60qual ella sia, parole non ci appulcro.
     Or puoi veder, figliuol, la corta buffa
de’ ben che son commessi a la Fortuna,
63per che l’umana gente si rabbuffa;