Pagina:Alighieri, Dante – La Divina Commedia, 1933 – BEIC 1730903.djvu/386

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380 la divina commedia

     Non avea catenella, non corona,
non gonne contigiate, non cintura
102che fosse a veder piú che la persona.
     Non faceva, nascendo, ancor paura
la figlia al padre; ché ’l tempo e la dote
105non fuggíen quinci e quindi la misura.
     Non avea case di famiglia vòte;
non v’era giunto ancor Sardanapalo
108a mostrar ciò che ’n camera si puote.
     Non era vinto ancora Montemalo
dal vostro Uccellatoio, che, com’è vinto
111nel montar su, cosí sará nel calo.
     Bellincion Berti vid’io andar cinto
di cuoio e d’osso, e venir da lo specchio
114la donna sua senza il viso dipinto;
     e vidi quel de’ Nerli e quel del Vecchio
esser contenti a la pelle scoperta,
117e le sue donne al fuso e al pennecchio.
     Oh fortunate! ciascuna era certa
de la sua sepultura, ed ancor nulla
120era per Francia nel letto diserta.
     L’una vegghiava a studio de la culla,
e, consolando, usava l’idioma
123che prima i padri e le madri trastulla;
     l’altra, traendo a la rócca la chioma,
favoleggiava con la sua famiglia
126de’ Troiani, di Fiesole e di Roma.
     Saría tenuta allor tal maraviglia
una Cianghella, un Lapo Salterello,
129qual or saría Cincinnato e Corniglia.
     A cosí riposato, a cosí bello
viver di cittadini, a cosí fida
132cittadinanza, a cosí dolce ostello,
     Maria mi diè, chiamata in alte grida;
e ne l’antico vostro Batisteo
135insieme fui cristiano e Cacciaguida.