Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/222

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d’idee. All’imparziale e ponderato giudizio di questi io sottometto questo scritto; mentre quegli altri che i libri non leggono altrimenti che per distrarsi dal tormento di esaminar se stessi, o per avere occasione di poter aguzzar un epigramma, e la relativa e limitata gloria di begli spiriti ottenere, non potranno che rifiutarlo con disprezzo, come una misteriosa sciocchezza: ma i primi, io lo spero, ben lontani da ciò, suppliranno alle mie mancanze, e rettificando le mie idee, finiranno di ridurre in sistema, ed in iscienza certa e da certi principii dedotta, ciò che prima era per lo più un frutto straordinario di uno spontaneo vigore e di una lunga sperienza sopra regole sconnesse di pura pratica.

Ella è questa appunto la ragione che ha fatto a taluni con giustizia reclamare contro l’inefficacia delle regole che, ben lungi di elevare e spingere gl’ingegni, ne circoscrivevano troppo servilmente i confini, e ne rallentavano il libero impeto e la originale energia. Queste regole non erano per lo più che il ridurre a canoni generali le bellezze già combinate dai maestri dell’arte, quando piuttosto dovevano essere osservazioni pure generali sulla maniera con cui essi le avevano combinate; e mentre queste si doveano cavare dal fondo del nostro cuore, ricercando a qual combinazione d’idee, d’immagini, di sentimenti e di sensazioni egli si scuota e si irriti, ed a’ quali resti inerte e stupidamente indifferente, si sono piuttosto volute rinvenire nel proporre solamente una parte di queste, combinazioni già da’ gran maestri