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La ricerca dell’oscurità 111

l’acqua. Gli alberi s’annoiano, e sotto il loro fogliame imbiancato (più dalla polvere del tempo, che non da quella della strada) s’innalza la casa di tela del Mostratore dello Cose Passate. Molti fanali attendono il crepuscolo e ravvivano i visi d’una folla disgraziata, vinta dalla malattia immortale e dal peccato dei secoli; d’uomini accanto alle loro gracili complici, incinte dei frutti miserabili coi quali perirà la terra. Nel silenzio inquieto di tutti gli occhi supplicanti laggiù il sole, che, sott’acqua, si sprofonda colla disperazione d’un grido, ecco il semplice avviso: “Nessuna insegna vi fa dono dello spettacolo interiore, poichè ora non c’è alcun pittore capace di darne un’ombra triste. Io vi reco viva (e conservata attraverso gli anni dalla scienza sovrana) una Donna d’altri tempi. Una certa follia, originale e ingenua, un’estasi d’oro — non so che! — detta da essa la sua capigliatura, si piega col garbo delle stoffe intorno a un viso illuminato dalla nudità sanguigna delle sue labbra. Invece del vestito vano ella ha un corpo; e gli occhi — simili alle pietre preziose! non offuscano lo sguardo che esce dalla sua carne felice; le mammelle alzate, come se fossero piene d’un latte perpetuo, la punta verso il cielo, le gambe liscie che conservano il sale del mare primitivo.„ Rammentando le loro povere spose, calve, frolle, e piene d’orrore, i mariti s’accalcano; anch’esse per curiosità, malinconiche, vogliono vedere.

Quando tutti avranno contemplata la nobile creatura, vestigio di qualche epoca già maledetta, gli uni indifferenti perchè non avranno avuto la forza di capire; ma altri, angosciati e le palpebre umide di lacrime rasse-