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INFERNO. — Canto XVIII. Verso 85 a 86 319


Quanto aspetto reale ancor ritiene! 85
     Quelli è Giason, che per cuore e per senno




di metter discordia tra li uomini e le femine, e fe’ che ciascuna femina putia di lezzo1 di capra fortissimamente.

Stato così in processo di tempo lo detto re Toante tornò dall’oste per posarsi alcuni dì. Quando si volle avvicinare in casa a sua figliuola e cosi li altri elle si putìano ch’elli non poteano star apresso esse. Retornonno costoro all’oste. Le femine di Lenno indegnate di questo, fenno consiglio insieme, per la prima notte, ch’ elli fosseno tornati dell’oste, di scannar ciascuna quanti maschi elle aveano in casa, e di fare la figliuola di Toante regina, acciò ch’ella consentisse al fatto. Ordinato questo Venus fece cessare lo detto fetore.

Stando alcuno die lo detto re tornò con tutta la gente a casa; ciascuno, perchè ’l fetore era cessato, stava in casa al modo usato. Or la prima notte, come fu ordinato, tutte le femine ucciseno li maschi, salvo che la figliuola di Toante, ch’avea nome Isifile per pietà del padre non volle uccidere, ma disseli: sappi, padre mio, che tutti li maschi di questa terra son morti, se tu non vuoi morire, scampa. Entrò questo re incontinenti in una navicella, ed elli stesso la condusse ad un’altra isola e scampò segretamente. La mattina per tempo ciascuna sepellì li suoi, e fu fatta reina Isifile; poi ordinatamente guardavano questo suo luogo con arme, con pietre e con balestra.

Sichè, continuando la novella di Jason, quando vide che non potea entrare nella fortezza, tornò a nave, aspettò che venisse lo die; la mattina per tempo si vesti di nobilissime vesti elli e compagni, e cavalcarono verso la terra: la guardia similemente li comandò ch’elli non s’appressasse alla fortezza. Costui veduto ch’erano femine, domandò che modo era quello che femine avessero la guardia della terra, la guardia li ragionò la novella. Allora costui, sicome savio e facondo, disse che volea parlare alla reina se li piacesse. Andò la novella ad Isifile come un bello e nobilissimo signore li volea parlare, e che pure al parlare elli parea di grande essere. Isifile incontanente pur per l’audito innamorò di lui; ed ebbe licenzia d’entrare con sua compagnia dentro dalla fortezza. Se per novella elli le piacque, maggiormente ella s’inamorò quando lo vide; sichè abreviando lo conto, elli giacque con lei ed ingravidolla, e li suoi compagni ciascuno ebbe civanza chi con una e chi con un’altra a’loro piaceri: erano quelli compagni Ercole, Castor, Pollus ed altri grandi e nobilissimi greci.

Stati uno anno in Lenno, Jason e compagni disseno che voleano andare a suo viaggio, e promiseno di tornare lie alla sua tornata. Preso tale commiato entronno in navilio, e andonno all’isola di Colcos. Quando furono giunti all’isola predetta, lo re di Colcos sappiendo chi elli erano, di presente li fece invitare, e volle allo pos-

  1. La Vindelina e il Riccard. han torrizia; correggo col Magliabecchiano.