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356 INFERNO. — Canto XXI. Verso 16 a 27


Tal, non per fuoco, ma per divina arte
     Bollìa laggiuso una pegola spessa
     Che inviscava la ripa da ogni parte.
I vedea lei, ma non vedea in essa
     Ma’che le bolle che il bollor levava, 20
     E gonfiar tutta, e riseder compressa.
Mentr’io laggiù fisamente mirava,
     Lo Duca mio dicendo: Guarda, guarda,
     Mi trasse a sè del loco dov’io stava.
Allor mi volsi come l’uom cui tarda 25
     Di veder quel che gli convien fuggire,
     E cui paura subita sgagliarda,




Fannosi eziandìo li navili nuovi in quello luogo, fannovisi remi da galeotti di galee, vele d’ogni ragione con artimoni, terzaruoli, canovacci, velegelle; fannovisi sartie d’ogni ragione, come morganelle, orse, soste, anzoli, prodieri, e molti altri nomi di sartia, li quali fanno quelli che hanno a bazzicare con essi.

Or in questo luogo sono grandi caldare, nelle quali bolle la pergola delli detti navilii ed in grande quantitade.

Or dice l’autore: sicome in quella arzanà bolle pegola per fuoco e per arte umana, così nella predetta bolgia bollia pegola: vero è ch’era fatto tal bollor pur d’arte divina e non da fuoco, non da arte umana. E soggiunge ch’era sì spessa ch’ella invescava tutte le parti della riva di quella bolgia.

V. 19. Com’è detto, la frauda segreta de’ barattieri, che in essi non si vede.

20. Qui fa differenza tra’l bollore della pegola e quello dell’acqua; l’acqua per lo calore del fuoco si converte in aire, e quello aire viene entro per l’acqua non conversa gorgogliando infino alla suprema superficie, e lì si monta tutto a simile di vapore, ed esciecdel vaso, ov’è l’acqua che bolle. La pegola tiene altro modo, che della umidità d’essa per lo calore del fuoco si converte bene in aire, e viene bene gorgogliando fino alla superficie di sopra, ma quando li è, per la viscosità della pegola non può esalare, e raffredasi e riconvertesi in umido ; e però la pegola quando bolle leva li bollori, ma non scoppia, e retorna giuso, e però dice: E gonfiare tutta e riseder compressa.

22. Qui segue lo poema, e come appar nel testo, mostra la benivolenzia e tenerezza che li portava l’autore; poi come subite parole lo dipartinno da elezione, che mantenente si partì. E soggiunge la figurazione d’uno demonio, lo quale gli adducea un’anima stata d’un barattieri nel mondo; e descrive ch’era in faccia molto fiero, e che venia coll’ aiutorio delle ale leggieramente passeggiando e dice ch’adducea adesso, cioè suso la culatta, overo anche, lo predetto peccatore tuttavia, avendolo ghermito per li nervi della gambe, a tal modo lo tenea. Quando fu su in quel ponte dov’era