Pagina:Ferrero - Appunti sul metodo della Divina Commedia,1940.djvu/265

Da Wikisource.

tornò ai soggetti idillici, alla natura, copiandola con molto rigore. E rivenne di moda l’arcaico, l’ingenuo. Da molto tempo le bocche eran disavvezze da quel semplice pane. Come si vede nel giovane di Sthephanos, a Roma, e nei gruppi di Napoli e di Madria, si ricominciò ad allargar le spalle, a irrigidire i movimenti, a immobilizzare il tronco, a stilizzare le pieghe. E gli uomini camminarono di nuovo sulle punte dei piedi, e le donne rinnovarono le processioni, una dietro l’altra, vestite ieraticamente coi pepli egiziani.

Primitivismo artefatto e non sentito, quindi, che non può ingannare nessun occhio esperto. E ugualmente falsa è la libertà dell’Arte Decadente. Accade qui come coi regimi attuali. Nessun regime assoluto è stato così violentemente tirannico come quello del secolo XX. Chi governa? Mistero; tutti obbediscono ad una legge fatta da non si sa chi. E così nell’arte decadente. Alle antiche leggi ben conosciute da tutti, si sostituiscono delle nuove e misteriose forme di tirannidi. Quella dei futuristi è veramente specifica. Voi troverete in tutti i libri e in tutti i manifesti futuristici delle frasi come queste: «Non v’è che una legge per l’artista ed è la vita moderna e la sensibilità futurista», o «L’era delle grandi individualità meccaniche è


249