Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/212

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dell'impero romano cap. v. 175

a mostrare il carattere del vincitore e lo stato dell’Impero.

La dissimulazione e la perfidia, benchè sembrino incompatibili con la dignità del Governo, pure ci paiono meno vili negli affari di Stato che nell’ordinario commercio della privata società. Qua mostrano una mancanza di coraggio, là solamente una mancanza di forza; e siccome è impossibile agli Statisti più abili di soggiogare con la forza lor personale milioni d’uomini e di nemici, il Mondo perciò, sotto il nome di politica, pare che lor permetta una dose abbondante di astuzia e di dissimulazione. Ciò non ostante i più gran privilegi della ragione di Stato non possono giustificare gli artifizj di Severo. Egli prometteva solamente per tradire, lusingava per rovinare, e sebbene, secondo le circostanze, si vincolasse con giuramenti e trattati, la sua coscienza serva del suo interesse, sempre lo scioglieva da un’incomoda obbligazione1.

Se i suoi due rivali, riconciliati dal loro comune pericolo, si fossero avanzati contro di lui senza indugio, forse Severo sarebbe stato oppresso dalle lor forze riunite. Se almeno lo avessero attaccato nel tempo medesimo con fini diversi, e con armate diverse, la contesa forse sarebbe stata lunga e dubbiosa. Ma essi caddero, un dopo l’altro, facili vittime degli artifizj e delle armi del loro accorto nemico, addormentati nella sicurezza della moderazione delle sue proteste, e sconcertati dalla rapidità delle sue azioni. Egli prima marciò contro Negro, la cui reputazione e potenza egli più temeva: ma evitò ogni dichiarazione di guerra, e sopprimendo il nome del suo antagonista, espose solamente al Senato ed

  1. Erodiano 1, II p. 85.