Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1922, XXI.djvu/124

Da Wikisource.
118 ATTO PRIMO

Zelinda. Gliel’avete portata?

Fabrizio. No, ma spinto dalla curiosità, da una curiosità per altro onestissima, perchè prodotta da zelo di buon servitore, ho aperto la lettera...

Zelinda. Bravissimo, e che cosa dice?

Fabrizio. Non l’ho capita perfettamente, perchè è scritta in francese.

Zelinda. Datela a me, datela a me, che capisco bene il francese.

Fabrizio. Lo so, e per questo ho voluto communicarvela. Eccola qui, questa è la lettera che scrive a me, e questa è l’inclusa che doveva consegnare...

Zelinda. E che avete aperto.

Fabrizio. Sì, se il padrone lo sapesse, povero me; ecco un altro motivo per cui mi preme che non si sappia.

Zelinda. Avete ragione. Il padrone per lo meno vi licenziarebbe1 dal suo servigio.

Fabrizio. Vedete un poco s’io m’inganno, se vi sono nella lettera delle cose forti che dimostrano la loro intenzione.

Zelinda. La lettera non ha soprascritta.

Fabrizio. L’ho levata io quando l’ho dissigillata. Eccola qui nella mia. (le fa vedere2 )

Zelinda. Osservo che non l’ha nemmen sottoscritta.

Fabrizio. In questo ha fatto bene, se la lettera si perdesse...

Zelinda. E non mi pare nemmeno il di lui carattere.

Fabrizio. No certamente, non è il suo. O l’ha alterato, o ha fatto scrivere da un’altra.

Zelinda. E non potrebbe la signora Barbara avere qualch’altro amante?...

Fabrizio. Lo potrebbe avere, ma la lettera che scrive a me, parla chiaro. V’incarico, e vi prego di portare subito questa mia lettera inclusa alla signora Barbara, e consegnarla in proprie sue mani. (leggendo la sua lettera) Questo è carattere suo. (la fa vedere)

  1. Forma dialettale. Le edd. posteriori correggono: licenzierebbe.
  2. Altre edd.: la fa ecc.