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500 ATTO SECONDO
Apprendete da Enrico. Ei v’abbandona,

E1 si sposa a Costanza, e per lo trono
Non rammenta la fede a voi giurata.
Via, seguite ad amar con quest’esempio
Un amante sì fido. Orsù, più invano
Trattenermi non vuo’. Voi m’intendeste2
Ebbe di già la mia parola Ormondo;
Ritrattarla non posso. Amata figlia,
Porgetegli la destra, io ve ne priego,
E se il priego non basta, io vel comando.
(parte per la porta comune


SCENA V.




Matilde sola.



Misera, che farò? Chi mi consiglia
Nello stato infelice in cui mi trovo?
Ahi spietato destin! perchè nutrirmi
Di sì dolci speranze? E tu, crudele,
E tu, perfido amante, il giorno istesso
Che a me giuri tua fede, in faccia mia
Porgi ad altra la destra? Ah per punirti
Del tradimento rio, faccian le stelle
Che il tuo letto nuzial cangi in feretro.
Sian veleno al tuo cuor della novella
Tua sposa i vezzi. Orribile ti sembri
Quest’imeneo che a me ruina apporta.
Faccia un divorator rimorso eterno
Nel tuo squarciato sen le mie vendette3.
Sì, traditor, sarà mio sposo Ormondo;
Ormondo che non amo, anzi abborrisco.

  1. Bett.: Ei.
  2. Bett.: So con chi parlo. — Parlo con una figlia assai capace — Per comprendere e far quel che più deve.
  3. Bett.: Sian veleno al tuo cor della novella — Tua Sposa i vezzi. Orribile li sembri — Quest’odiato Imeneo. Faccia il rimorso — Nel tuo perfido sen le mie vendette.