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510 ATTO TERZO
Leonzio.   Come l’amore,

Importuno è lo sdegno, e l’una e l’altra
Son passion perigliose. A voi sol basta
Che di lui vi scordiate, e che d’Ormondo
Secondiate l’affetto.
Matilde.   Assicurarlo
Saprò della mia fè.
Leonzio.   Figlia diletta,
Unica mia speranza, al sen vi stringo.
In questi ultimi dì del viver mio
Sarò per voi felice. Il vostro sposo
Vado a render tranquillo, e voi seguite
Della vostra virtù gli eroici moti.
(parte per la porta comune

SCENA V.

Matilde, poi Enrico donde si era nascosto1

Matilde. Ahimè, questa virtù quanto mi costa!

Enrico. (Amor, te invoco). (a parte
Matilde.   (Oh giusto ciel! Che miro?
Qui il traditor? Fuggasi il fiero incontro).
(in atto di partire2
Enrico. Deh fermatevi, o cara. A’ piedi vostri
Mirate un Re che v’ama, un Re che solo
Di piacervi desia. Deh sospendete
La sentenza fatal. Non siate tanto
Facile a dubitar della mia fede3.
Matilde. (Oh labbro mentitor!) (a parte
Enrico.   Sì, le apparenze
Colpevole mi fanno agli occhi vostri.

  1. Bett.: poi Enrico dal suo appartamento privato, ove erasi nascosto.
  2. Bett. aggiunge: ed Enrico la trattiene.
  3. L’ed. Bett. aggiunge: s’alza.