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128 Matteo Bandello

     Col ferro e ’l fuoco ardente
     5Aver a Roma soggiogati e umani
     Que’ fatti in un repente,
     È qualche cosa, ma la vera gloria
     8Fu del vittor d’Italia aver vittoria.


V. 1. Ispani ed Affricani coi rispettivi loro caratteri, millantatori e frodolenti, ma entrambi invincibili; cfr. novella II-26, dove vanta Scipione «colmo d’ogni vertù, da la possessione d’Italia revocò Annibale ed in Affrica lo vinse. Egli guerreggiava in Ispagna contro i cartaginesi e spagnuoli» ecc.

Vv. 5-6 E umani quei fatti, costruisci: fatti, resi costoro civili.

V. 8. Bel verso, con allitterazione che giova al suono, squillante di vittoria. E vincitore d’Italia come ognun sa fu Annibale al tempo della seconda guerra punica (218-201); ma a Zama (202 a. C.) ei fu fiaccato da Scipione detto per l’appunto l’Affricano.


LXXV.

A Roma. Rievocazione storica dell’episodio di Orazio Coclite.
        Madrigale.


Qual Dio è teco? o qual di Dei fu quello,
     Qual Dio, che ruppe con tua man Toscana?
     Chi ti donò che ’n corpo umano e snello
     Fosse forza sì forte, e sovrumana?
     5Chi fè’ de’ Fati vana
     Innanzi a te la forza?
     Porsenna, ecco chi sforza
     Solo il tuo campo. Levalo, che fai?
     Cocle sol, tutti val quanti tu n’hai.


V. 1. Discorso diretto, rivolto a chi difendeva Roma contro Porsenna.