Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/77

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la realtà è la via: la macchina che muove i concetti: l’attività filosofica.

Ma se pensare vuol dire agitare concetti, che appena per questa attività devono divenire conoscenza: io sono sempre vuoto nel presente e la cura del futuro dove io fingo il mio scopo mi toglie tutto il mio essere. Cogito = non-entia coagito, ergo non sum.

Ma questa è la vita che la rettorica finge all’uomo accanto alla vita come vita d’una cosa che dicono intelletto – che se tale fosse non vivrebbe più. – E questa vita è la più nobile, è la più alta, è l’unica virtuosa, è quella che ci leva dalle miserie umane insieme e dal dovere d’esser uomini in questo mondo mortale, poiché per questa vita noi già partecipiamo alla divinità. Tu t’informi ai concetti, ai modi, al sistema, entri nel metodo delle classificazioni, delle definizioni, o in quello più raffinato delle superazioni, e lavori; per questo tuo lavoro che t’è dato, nelle vie battute dagli altri per questo tu sapendo e non sapendo: saprai, o altri sapranno per la tua fatica.

Ma non fai niente, non sai niente, non dici niente, fosse anche la via dove credi di trovarti la via del più saggio uomo sulla terra. Che se a lui t’affidi e lo incarichi di ciò che pesa a te, resti invalido sempre. Le sue parole in cui ti fingi un valore assoluto sono per te un arbitrio che tanto ne comprendi quanto ne puoi prendere. – Non c’è cosa fatta, non c’è via preparata, non c’è modo o lavoro finito pel quale tu possa