Pagina:Mantegazza - Elogio della vecchiaia.djvu/207

Da Wikisource.

La paura della morte 183


nondazioni delle piogge chiude i robinetti d’entrata.

La pianta mutilata medica le ferite e ogni pianta nasconde nella terra le radici dell’esistenza, così come nell’ovario corazza i germi dell’avvenire.

L’animale debole fugge, l’animale forte mette fuori i denti e gli artigli e i veleni: forme tutte della paura della morte.

L’uomo, che a volta a volta e secondo i casi è debolissimo e fortissimo, ora fugge ed ora morde, e chiama la viltà legittima difesa, e incoronando gli eroi, dimostra a se stesso, che la viltà è la regola e l’eroismo è l’eccezione.

Ma che più?

Lo stesso amore, la più ardente delle nostre passioni; l’amor materno, il più onnipotente degli affetti umani, non sono che l’orrore alla morte portato al di là della nostra vita. Amare non è che lottare con tutta la nostra energia, perchè la fiaccola della vita riaccenda un’altra fiamma, innanzi che la nostra sia spenta.

E la vita è una maledizione?