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gamento completo dello spirito è la presenza in esso d’un’aspirazione indefinita verso qualche cosa di perfetto, di definitivo, di assoluto: anche i più nobili fini impallidiscono, come gli oggetti del desiderio sensibile, dinanzi a questo vago bisogno dello spirito, che lo riempie d’un’inquietudine indefinibile ed è come il presentimento ed il desiderio confuso d’una vita superiore. «L’ideale, scrive Amiel, uccide la gioia del presente. Esso è veramente lo spirito che sempre nega, la voce che mormora all’uomo: No, tu non sei riuscito, no, quest’opera non è bella: no, tu non sei beato; no, tutto ciò che hai., che vedi, che fai, non ti darà il riposo, non è perfetto, non è eterno, non è ciò cui tu aneli».

Date queste contraddizioni dolorose inseparabili dalla vita interiore dell’uomo, non è meraviglia che l' umanità abbia fin dai suoi primi inizi vagheggiato il desiderio di un’esistenza più vera e più pura, che l’urto doloroso con la realtà abbia suscitato in essa la convinzione che questa non sia la vera, l’ultima realtà, che al di là di questo mondo vi sia un mondo puro e beato in cui abbiano il loro termine i desideri supremi dell’uomo. Da questo desiderio, da questa convinzione ha avuto origine la religione. Ciò che caratterizza quest’attività spirituale di fronte alle altre è precisamente questo, che il suo ideale è un ideale trascendente: laddove la morale, l’arte, la scienza considerano l’opera loro come un contributo positivo all’esistenza sensibile, la religione, pur ponendo sè stessa come il coronamento del la vita spirituale e concorrendo indirettamente alla perfezione di questa sotto tutti i suoi aspetti, pone il proprio termine al di là del mondo, in una realtà soprasensibile sottratta alle condizioni dell’esistenza empirica, di fronte a cui tutti gli altri fini della vita perdono ogni valore assoluto e definitivo. Quale è ora il valore di questa tendenza suprema dello spirito, che sembra voler accogliere in sè tutti i valori della vita umana solo per involgerli nella negazione più radicale?

Noi siamo giunti qui ad un punto la cui decisione è della massima importanza per l’apprezzamento dei vari aspetti della vita umana: tutta la vita dello spirito dovrà apparirci sotto un aspetto ben diverso, secondo che si giudichi che la religione sia soltanto un sogno poetico, un’illusione subbiettiva, ovvero costituisca realmente la rivelazione d’un fine trascendente, og-