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la poesia epica in roma 225

Claudio e M. Tuditano, rappresentò per primo un drama, primus fabulam... docuit1: fosse questa fabula una tragedia o una comedia. Nel 547, sotto il consolato di M. Livio Salinatore e C. Claudio Nerone, ebbe dai pontefici l’uffizio di comporre l’inno (carmen) a Giunone Regina, che fu cantato da tre volte nove vergini e parve ottenere dal cielo la fine delle disfatte e il principio della vittoria in quella terribile guerra2. Quando morisse, non si sa e mal si può congetturare da ciò che ha Cicerone nel «Catone Maggiore», che Livio durò in vita sino all’adolescenza di Catone3, poichè codesta adulescentia era età assai indeterminata e può estendersi al quadragesimo quinto anno. Se ne induce solo che morì vecchio. Egli fu messo sovente in relazione con M. Livio Salinatore e con la sua gente e famiglia. Prima di tutto, Accio, abbiamo detto, lo diceva preso nella espugnazione di Taranto fatta da Fabio Maximo. Ora è noto come il Salinatore credesse e dicesse che per opera sua Fabio aveva recuperato quella città, perchè egli ne egli ne aveva conservata l’arce, e come Fabio lo rimbeccasse: «E come non ricorderei io che per tua opera l’ho ripresa? Non l’avrei ripresa se tu non l’avessi perduta»4. Perchè Accio pensò che il nostro Livio fosse preso in questa piuttosto che in quella espugnazione se non per la parte che in essa, negativa o positiva, nel perdere la città o nel riaverla, aveva avuto M. Livio? Hieronymo poi

  1. Cic. Brut. 1. 1.
  2. Vedi più su.
  3. Vedi sopra.
  4. Cic. de or. II lxvii 273. Cat. M. iv 11.