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il cocomero 331

LEONE POETA 1


Splende per l’ultima volta.... ravvolgesi il sole nell’ombra
     pallida, e muore.... già è nera la notte su te,
nera, o Leone.... le vene sono arse, nè il sangue vi scorre
     più.... già nel corpo esaurito ecco la vita finì:
Mòrte saetta lo strale: e velato di funebre panno
     sotto la gelida sua pietra uno scheletro sta.

Così parlava della morte il vecchissimo Pontefice: il quale pareva da lungo tempo sedere, bianco, diafano, tremulo nel vestibolo dell’infinito. Milioni di uomini ve lo vedevano, ed erano tentati di crederlo il Dio del luogo, il Dio avanti cui dovessero passare a uno a uno tutti i viventi, con molli passi, con tenui stridii d’ombre — interminabile fiumana di onde fantastiche — ed entrare, dopo gettato l’occhio sul vecchio eterno seduto in disparte, entrare e dileguare nella porta buia, della quale esso aveva le chiavi. Tutti gli uomini avevano a passare a uno a uno avanti a lui. Ed esso empiva i lunghissimi ozi dell’aspettazione jpterna mormorando suoi canti, fiochi e pallidi e gravi e monotoni. E la lin-

  1. Scritto in morte di Leone XIII e pubblicato da «Il Marzocco», a cui la sorella dell’autore l’inviò, nel decennale della morte del Pontefice..