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leone poeta 337

L’imitazione è certo soverchia; i versi composti di mezzi-versi oraziani, non mancano; pure vi abbonda la solita grazia. Il rammodernamento è fatto con molto spirito; quando poi si pensa che tale dettatore di precetti di lunga vita era il decrepito e frugalissimo Leone, il diletto col quale seguiamo la garbata poesia si fa intenso e noi sorridiamo di compiacenza.

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Cura primissima, la pulizia! senza sfoggi apparecchia;
netti, che lustrino, i piatti, su bianca tovaglia, di neve.
Fatti servire de’ vini, nè poco intrugliati nè punto;
e distraendoti al fine, carezza il tuo cuore col dolce
bere e ricrea, desinando con lieta corona d’amici;
ma dall’ebbrezza ti guarda, non troppo ti fida del vino,
nè ti rincresca sovente ne’ calici mescere l’acqua:
— l’acqua! non ebbero gli uomini un dono maggiore di questo,
nulla che sia per più cose diverse più utile in uno; —
scegliti i pani di fior di farina, non morti nel forno:
prenditi i cibi che dà la gallina, l’agnello ed il bove,
senza timore; le forze ti assodano questi nel corpo:
ma che sien frolle le carni, ma che le vivande non guasti
la pastinaca e la salsa di feccia di vino, e di pesci!
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Poi prediligi le uova del giorno o ti piaccia a leggiero
fuoco scaldarle o mangiarle assodate ne’ brevi tegami,
o più gradito ti sia in un sorso succhiartele crude:
come che tu te le mangi, son l’uova vivanda salubre.
Poi, qualche erbaggio e legumi novelli, sfioriti d’allora.
Poi de la fertile vigna le dolci primizie, le dolci
pigne spiccate a la vite, di mezzo a le pampane; prugne,
pere, ma prima di tutte, le mele mature, che bellamente
allogate in canestri coronino rosse la mensa..
Ultima venga la bruna bevanda di bacche tostate,
quella che Moka ti manda ferace da l’Arabo lido:
tu centellina pian piano ed a fiore di labbra la nera
bibita: il tiepido sorso a lo stomaco è molle carezza.
Questo pel vivere parco: tu questi consigli senz’altro
segui se giungere vuoi sino a tarda vecchiezza robusto.

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