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le origini del celibato religioso 361


persona santa della sua santità, ma è anche supposizione che l’offenda in modo più positivo. Quando, una volta, il supremo pontefice nel regno del Congo lasciò la sua residenza per visitare altri luoghi entro la sua giurisdizione, tutte le persone coniugate dovettero osservare la più stretta continenza per tutto il tempo in cui egli rimase in giro e si credeva che qualsiasi infrazione sarebbe stata fatale per lui. In propria difesa perciò dèi e santi cercano di evitare che individui contaminati si avvicinino a loro, e naturalmente i seguaci fanno il possibile per imitarli. Ma inoltre, indipendentemente dal risentimento che l’essere sacro proverebbe contro il contaminatore appare che la santità si suppone reagire quasi automaticamente, si direbbe, contro l’impurità e tendere alla distruzione o al castigo dell’individuo contaminato. Tutti i Mori sono convinti che chiunque osasse visitare la tomba di un santo in uno stato di impurità sessuale, sarebbe subito colpito dalla sua vendetta, e gli Arabi di Dukkala, nel Sud del Marocco, credono anche che se una persona impura va a cavallo qualche accidente lo coglierà, per quella barakà o santità che si attribuisce al corsiero.

Si deve inoltre notare che a causa dei perniciosi effetti della impurità sulla santità un atto generalmente ritenuto sacro, mancherebbe, se celebrato da un individuo impuro, di ogni sua efficacia. Maometto rappresentava la purezza del cerimoniale come una metà della fede e la chiave della preghiera. Il filosofo siriaco Giamblico ci parla della credenza che «gli dei non ascoltino l’invocazione di chi è impuro per contatti con donne». Ed una credenza simile si ritrova presso i primi Cristiani, secondo un passo della prima Epistola dei Corinziani. Tertulliano osserva che l’Apostolo aggiunse la raccomandazione di una temporanea astinenza per accrescere efficacia alle preghiere. Allo stesso ordine di idee appartiene la credenza che la vittima da sacrificare debba essere pura e senza macchia; così i Chibcas di Bogota ritenevano che il più prezioso sacrificio che essi potessero offrire fosse quello di un giovane che non avesse mai avuto rapporti con donna alcuna.

Se la purità di chi compie atti rituali è richiesta perfino nei fedeli comuni, è tanto più indispensabile trattandosi di un sacerdote. I sacerdoti shintoisti giapponesi prima di fare le offerte sacre o di cantare le strofe liturgiche, si bagnavano ed indossavano nuove vesti pulite e solevano anche tenere