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il vulcanello della porretta 319

sura della nuda roccia, a poca distanza da un’altra minore fiammella. È evidente che il gas infiammabile, prodotto del grande laboratorio aperto sotto le rupi (chissà a quale immane profondità), esce colle sorgenti che in quello stesso laboratorio si arricchirono di tanti elementi, che, disciolti nell’acqua, le danno quella virtù medica per cui sono tanto cercate. Ma il gas idrogeno carburato, non disciolto, e solamente imprigionato, appena si avvicina alle regioni superficiali, impaziente e più leggero dell’aria, si sprigiona come il vapore da una caldaja bollente, e sfugge attraverso i crepacci della rupe, e su su, come il fumo per la canna del camino, finchè giunto alla vetta si accende Il Vulcanello della Porretta.1 nella libera atmosfera. Il gas infiammabile sbuca anche insieme colle acque a pie’ della rupe, in tal copia, che il bagnante immerso nella sua vasca, puo trastullarsi accendendolo, almeno per un istante, al robinetto, come al becco di una lampada a gas. Anzi, tempo fa, un bel fanale, alimentato da quel gas, illuminava la piazzetta dello Stabilimento; poi fu distrutto. Era forse una economia soverchia per uno Stabilimento governativo, ove ardono più degnamente l’olio e la stearina, pagati a contanti.

  1. Il disegno rappresenta precisamente la vetta del Sasso Cardo, che ha forma di regolare altipiano, da cui sporgono le testate degli strati di macigno in forma di rupi prismatiche.