con cui chiamate arte e scienza il mestiero pericolosissimo della
guerra. Chi vuol avere un saggio della severa ponderatezza colla
quale si tratta quest’arte o scienza nuova, legga i brillanti capitoli
di Eugenio Rambert, uno degli scrittori più geniali, come
de’ più originali che vanti la Svizzera. Poeta sempre, anche nella
prosa, e forse più nella prosa che nei versi, egli ci diede, nei
quattro volumi intitolati Les Alpes Suisses, un’opera delle più
singolari, dilettevoli ed istruttive che si possano leggere. Non
è già una guida delle Alpi, ma una viva dipintura degli affetti
che le Alpi gli destarono nell’animo, dipintura in cui la scienza
più austera diventa anch’essa poesia1. Leggendola, voi ci sentite
le Alpi colle loro naturali bellezze, colla loro storia che si
perde nel bujo de’ secoli e si confonde alla creazione del mondo,
con le avventure o piacevoli, o paurose, o patetiche, con le canzoni
che vi risuonano, con le figure dei grandi uomini che vi
si affacciano piene di vita, e colle quali, per così dire, le Alpi
stesse parlano, cospirano, fremono, adorano. L’autore vi si
trasforma ogni tratto; quà storico, là botanico oppure geologo;
quà patetico novelliero, là rigido maestro e critico; altrove,
arrischiato salitore delle più ardue cime, ragiona con logica rigorosa
e matematica dei pericoli e delle riprese di tali ascensioni.
Non mi meraviglierei di veder presto la letteratura didascalica
arricchita di un trattato sull’arte di arrampicarsi. Il
Rambert, a proposito della catastrofe del Cervino, rimprovera
quegl’Inglesi che, non contenti di sprezzare il pericolo, si fanno
un vanto di sprezzare le precauzioni. Anche senza le ali del
l’aquila e i corni ad uncino del camoscio noi possiam fare assai
più di questo e di quella, purchè usiamo dei mezzi che può additar
l’umana ragione, inesauribile nelle sue invenzioni, illimitata
ne’ suoi progressi. In che consiste la prudenza? Nel far uso della
ragione nelle circostanze difficili. — «Il numero dei disastri»,
dice il Rambert, «non ci dà che la misura della storditaggine di
molti viaggiatori, talvolta ancora delle guide e dei portatori. Di
cendo che, su dieci sventure, nove almeno furono provocate dalle
vittime stesse, direi certamente meno del vero»2. — La prudenza
creò ed istrusse le guide; armò di chiodi le scarpe e di punta
ferrata il bastone; temprò i beccastrini e i pali di ferro con cui
si tagliano gli scalini nella roccia e nel ghiaccio; torse le corde con
- ↑ Lo suggerirei per lettura a tutti, per modello a nessuno: ai giovinetti lo proibirei per timore di farne de’ ridicoli imitatori.
- ↑ Rambert, Les Alpes Suisses, vol. I, pag. 10.