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i due plinii 405

ne ha una nella Linguadoca, che scorre per sette ore, e per tre riposa. Un’altra nella Franca Contea, dopo un intervallo d’esaurimento, si annuncia col rumore di una caldaja bollente, quindi l’acqua si slancia in tre getti, che crescono, diminuiscono, cessano affatto. Il gioco si ripete di quarto in quarto d’ora, coll’intervallo di due minuti. E potrei dirvi di altre assai; ma non dimentichiamo il Vesuvio».

«Come si spiega che?...» volle aggiungere Giannina; ma io le ruppi la domanda fra i denti.

«Come si spiega?... In nessun modo per ora.... Torniamo al Vesuvio. Vi diceva dunque che Plinio il vecchio rimase vittima della prima eruzione vesuviana, che sia registrata nella storia. La sua morte ci è narrata da Plinio il giovane, suo nipote e figlio adottivo, in una lettera da lui scritta a Tacito, quel grande storico che sapete, il quale gli aveva chiesto notizie della morte dello zio, volendo scrivere la biografia del grande naturalista».

6. «Ci vorrai almeno raccontare si arrischiò a dire, con qualche esitanza la Giannina «come avvenne la morte di quel grande scrittore».

«Plinio il giovane scrive dunque a Tacito, che egli si trovava Sezione naturale del Capo Miseno. collo zio, e colla madre, sorella dello zio, a Miseno, dove lo zio comandava una squadra romana. La città di Miseno sorgeva a occidente di Napoli, alla distanza di forse 5 ore dal Vesuvio. Più non esiste una città di questo nome; ma esso rimase al promontorio, al piede del quale era probabilmente edificata. Quando andrete a Napoli, non mancate di recarvi al Capo Miseno. È un promontorio sporgente assai, formante l’estremità del corno occidentale della Baja di Pozzuoli; un poggio che sembra fatto a bella posta per chi desidera saziarsi degli incanti del golfo di Napoli, che vi si domina in tutta la sua estensione, e assistere, nel